‹‹Noi non crediamo in giocatori star; le stelle stanno in cielo, lontano da noi e non possono essere toccate. Noi crediamo nello stesso tipo di calcio che giocavamo in gioventù, che ci divertiva››.
Matías Almeyda
Uno degli allenatori attualmente più in vista della sempre prolifica scuola argentina (Menotti, Bilardo, Bielsa, Schelotto, Gallardo, Heinze…) è senza dubbio Matías Almeyda.
Ex allenatore di River Plate (da lui ricondotto in Primera División, dopo la storica retrocessione del 2011), Banfield e Chivas di Guadalajara (in Messico), El Pelado è alla sua seconda stagione nella MLS americana, alla guida dei San Jose Earthquakes.
I californiani, reduci da una delle peggiori annate nella storia della franchigia, hanno sperimentato sotto la guida dell’ex centrocampista di Parma e Lazio un grandissimo turnaround nel 2019, conquistando più del doppio dei punti del campionato precedente e arrivando a sfiorare la qualificazione ai playoffs.
Nonostante una partenza non eccezionale quest’anno (un pareggio e una sconfitta nelle due partite che hanno aperto la stagione, prima dell’interruzione) la squadra di Almeyda ha confermato le cose interessanti già messe in mostra nello scorso torneo, a cominciare dal sistema difensivo.
Quest’ultimo è infatti costruito attorno alla creazione di duelli individuali a tutto campo anche se, come ha sottolineato lo stesso tecnico sudamericano, sarebbe riduttivo spiegare il modello di gioco dei San Jose Earthquakes riconducendolo soltanto alla fase di non possesso.
Una situazione di palla esterna con evidenziate le marcature individuali dei giocatori di San Jose.
La compagine di Almeyda infatti si segnala anche per cercare sempre di costruire dal basso e per il tentativo di controllare la partita tramite il possesso. Non a caso, nel 2019 San Jose è risultata la prima squadra della MLS in termine di possesso medio a partita con una percentuale del 57.1. In pratica, il 46enne allenatore argentino vuole una squadra che cerchi di dettare il contesto tattico sia in fase offensiva che difensiva.
In non possesso la compagine statunitense è allenata ad alternare una pressione alta ad altre situazioni di difesa posizionale, a seconda del contesto. ‹‹È il modo in cui pressiamo, quando pressiamo e chi sarà il primo a pressare››, ha dichiarato Almeyda.
Il sistema di marcature predisposto da Almeyda. Marco/marco: si segue il proprio uomo che attacca la profondità.
Detto questo, è chiaro come la marcatura a uomo sia elemento fondamentale del suo stile e un accorgimento utilizzato con successo già con River Plate e Chivas.
Almeyda ha puntualizzato che la sua squadra ha sempre un ‹‹uomo libero››, come evidenziato anche dal difensore centrale Guram Kashia che, alla vigilia della scorsa stagione, ha spiegato questo sistema difensivo sottolineando come ‹‹con due difensori centrali, uno segue l’attaccante e uno è una specie di libero››.
L’uomo libero, con i compagni in marcatura, nel sistema di Almeyda.
È questo un approccio difensivo che Almeyda ha mutuato da Bielsa, suo allenatore ai tempi della nazionale argentina.
Gli Earthquakes applicano una marcatura che rende costante la pressione sulla palla. Un tipo di impostazione tattica che ricalca quella utilizzata da Ajax e Atalanta e contro la quale non molte squadre della MLS erano solite confrontarsi.
‹‹La squadra era abituata a giocare in una struttura rigida, stando bassa e cercando poi di colpire in contropiede››, ha dichiarato Almeyda. ‹‹Ora il nostro sistema è l’opposto dato che siamo più offensivi, più dinamici e più aggressivi. C’è voluto un po’ per convincere i giocatori a difendere individualmente››.
Nel video seguente, montato con Videomatch di Sics, vediamo un estratto della partita fra Toronto e San Jose, relativa al weekend di apertura della MLS 2020.
Le situazione estrapolate dalla partita di San Jose contro Toronto.
Nel primo fermo immagine viene evidenziata la gestione del 2 contro 2 da parte dei giocatori di Almeyda. Come si vede, non c’è scambio di marcatura sull’incrocio avversario con i giocatori di San Jose che mantengono i rispettivi assegnamenti.
Tuttavia, questo non è sempre il caso, come dichiarato dal terzino Tommy Thompson a The Athletic sottolineando la difficoltà nel ‹‹capire esattamente quando seguire il proprio avversario e quando cambiare la marcatura››.
Contro Minnesota, l’invasore avversario supera il marcatore di San Jose. A quel punto avviene il passaggio di marcatura da parte dei due giocatori di Almeyda.
Proseguendo abbiamo poi altri due fermo immagine che riportano l’idea di marcamento individuale a tutto campo predicata dall’allenatore argentino.
Si tratta di un approccio più vicino a quello che Ralf Rangnick definì come ‹‹marcamento del numero›› (vale a dire il classico sistema difensivo a uomo dove ad ogni giocatore è assegnato un preciso avversario) che a versioni più moderne di marcamento a uomo nella zona. In pratica, qualcosa di simile al ‘pressing a uomo’ utilizzato dalla Germania Est negli anni ’70.
Vedremo dove porterà questo approccio. Di certo, sarebbe interessante vedere Almeyda all’opera nel contesto europeo. Cosa che potrebbe accadere presto.