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In Gotti we trust

Lo scorso novembre, l’Udinese decideva di separarsi da Igor Tudor. Al tecnico croato erano state fatali le due sconfitte consecutive patite contro Atalanta e Roma, con 11 gol subiti. In una tranquilla posizione di classifica, dopo quei 180 minuti i bianconeri si sono ritrovati dall’essere la prima squadra del campionato per minor numero di reti subite al diventare la quintultima difesa più perforata.

Un crollo imprevisto, per certi versi, che convinceva la società ad esonerare Tudor, l’allenatore delle due precedenti salvezze, a poche ore dalla trasferta infrasettimanale di Genova.

Al posto dell’ex difensore juventino veniva promosso Luca Gotti, ex vice del croato, alle spalle esperienze da primo allenatore con Treviso in B e con la Triestina in C prima di intraprendere la via del semianonimato lavorando per sette stagioni nello staff di Roberto Donadoni e per una al Chelsea con Maurizio Sarri.

Sulla carta, la soluzione Gotti doveva essere temporanea, con il club dei Pozzo che sondava i vari Zenga, Ballardini, Colantuono e Marino. Tuttavia, col passare delle giornate, Gotti si dimostrava più che all’altezza della situazione, venendo alla fine confermato come primo allenatore, nonostante una certa riluttanza da parte dello stesso 52enne adriese.

Ora, al termine del girone d’andata, l’Udinese, quattordicesima in classifica al momento del cambio di panchina (+3 sulla zona retrocessione) si ritrova all’undicesimo posto, con un vantaggio di dieci punti sulla prima delle possibili retrocesse.

Se poi guardiamo alla classifica da quando Gotti è subentrato, notiamo come i friulani siano ottavi con 14 punti conquistati in 11 giornate. Come ha fatto Gotti ad aggiustare l’Udinese? Al di là degli aspetti psicologici sui quali ha inciso, l’allenatore bianconero ha sistemato la fase difensiva della squadra che, in questo arco di tempo, ha concesso un dato di 10.91 in termini di non penalty expected goals against (NPxGA), migliore di quello di altre nove squadre.

Dal punto di vista tattico, questi numeri sono il frutto di un atteggiamento prudente e di una maggior attenzione nella fase difensiva. L’Udinese di Gotti è infatti compagine che difende con un baricentro basso (45.62m di media contro il Sassuolo) e che solitamente rinuncia alla pressione avanzata (ultima per PPDA con 15.40) in favore della ricerca del controllo degli spazi. Questo non significa che i bianconeri non siano aggressivi ma che cercano di esserlo maggiormente all’interno della propria metà campo che difendendo in avanti.

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Una situazione di aggressione avanzata dei friulani sul lato destro del campo: contro il rombo del Cagliari, mentre a sinistra è la mezzala (Fofana) ad uscire sul terzino avversario, dalla parte di De Paul è il laterale di parte (Stryger Larsen) ad occuparsi dell’esterno avversario (Lykogiannis) con la mezzala argentina che tiene la posizione e con le due punte che coprono le linee per l’eventuale retropassaggio.

Questo tipo di calcio fortemente reattivo cerca di massimizzare le qualità degli elementi offensivi a disposizione di Gotti (i vari Okaka, Lasagna e Nestorovski) più a loro agio in campo aperto che in spazi ristretti e, al contempo, di favorire la fase difensiva di una squadra fisicamente molto strutturata ma con una linea che fatica a difendere molto spazio alle proprie spalle.

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Azione offensiva dell’Udinese con uno dei braccetti che porta palla. L’esterno sale per dare ampiezza e profondità mentre le punte sono disposte una (solitamente Okaka) dietro l’altra sia per aiutare nel non possesso che per garantire un punto d’appoggio nella risalita del campo.

A favorire il lavoro difensivo della squadra ci sono poi le ottime prestazioni sfoderate dal portiere argentino Musso, fin qui uno dei migliori del campionato.

Una delle belle parate di Musso in questo campionato.

Per quanto riguarda invece la fase offensiva, la squadra non crea molto (appena 9.95 NPxG da quando c’è Gotti), affidandosi alle individualità più importanti all’interno di un collettivo non eccezionale dal punto di vista tecnico. In questo senso è soprattutto De Paul a fare la parte del leone. Rigenerato dalla cura Gotti, l’argentino sta ritrovando il suo livello giocando da mezzala come centrocampista puro, impegnato in entrambe le fasi.

Un’azione difensiva, con recupero palla, effettuata in stagione da De Paul.

Altro elemento in vista è Fofana. Il centrocampista ivoriano è infatti utile tanto in interdizione quanto in fase di possesso dove, con la sua falcata, riesce ad aiutare la squadra a risalire velocemente il campo, aiutato in questo dalla spinta degli esterni del centrocampo a cinque friulano, dove giostrano solitamente Stryger Larsen (che può giocare anche da braccetto difensivo) e Samir (che si alterna col più offensivo Sema).

La fase di costruzione ha lo scopo di portare la palla verso le due corsie laterali per farla giocare alle coppie costituite da mezzali e quindi, con questi ultimi pronti anche a scambiare con una delle due punte per andare in profondità ed eventualmente cercare il traversone.

Salvo crolli, il lavoro di Gotti dovrebbe riuscire a far centrare all’Udinese l’obiettivo salvezza. Vedremo se questo basterà per convincere l’allenatore rovighese a cambiare idea e tornare ad intraprendere la strada da primo allenatore.

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