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In cerca del Toro

‹‹In Italia siamo la prima squadra nella velocità del pressing e la seconda in termini di recupero di palloni. Cosa ci manca? Come dico da sempre, dobbiamo migliorare quando abbiamo il possesso del pallone: serve maggiore qualità››.

In queste dichiarazioni del suo allenatore, rilasciate alla stampa alla vigilia della trasferta di Roma, sono condensate le caratteristiche e le difficoltà del Torino in questa stagione.

Dopo lo scorso campionato, nel quale si era segnalato soprattutto per l’efficacia difensiva, il Toro era chiamato in questo torneo a compiere il salto di qualità che, nelle intenzioni della proprietà, avrebbe dovuto collocare i granata nella zona Europa.

Invece, il Torino non è riuscito a compiere questo upgrade, accentuando le difficoltà già evidenziata proprio nella scorsa annata, a cominciare da una fase offensiva troppo conservativa, non in grado di creare occasioni da rete di qualità.

Dal punto di vista tattico Mazzarri non ha presentato sostanziali novità rispetto alla passata stagione: la compagine granata si caratterizza ancora per una fase di non possesso costruita intorno ad una linea arretrata a tre (quella a quattro si è vista solo in alcune occasioni, come contro Cagliari e Napoli) e caratterizzata dalla costante ricerca dell’aggressione e dell’uno contro uno (nelle quali si segnalano i vari Izzo, Bremer, Baselli, Nkoulou e Rincon), anche a costo di commettere fallo (il Torino risulta essere la prima squadra della massima serie per falli a partita con 16.5 e la prima per numero di contrasti e intercettazioni nel minuto di possesso palla dell’avversario con 9).

La fase difensiva però non sembra efficace come nello scorso campionato. Il Toro infatti aveva chiuso il 2018/19 come ottava squadra della serie A in termini di expected goals against (xGA) totali, con una media di 1.28 xGA a partita. Ad oggi invece la squadra di Mazzarri è tredicesima con 27.35 xGA, per una media di 1.60 a partita.

I maggiori problemi nel non possesso di quest’anno sono derivati essenzialmente dalle difficoltà incontrate dal Torino nel mantenere sempre compatte le linee e dai movimenti offensivi effettuati dalle squadre avversarie, che finiscono per portar via i difensori creando buchi nei quali inserirsi.

Tutto questo nonostante la buona stagione del portiere Sirigu che continua ad essere uno dei migliori interpreti del ruolo nel campionato. Tanto è vero che il rapporto fra gol effettivamente subiti e i post shot xG (PSxG), che misura le conclusioni nello specchio della porta, è di 0.81. In pratica, il portiere del Toro ha subito meno reti di quante attese in base alle occasioni concesse dalla squadra.

In possesso, il Torino si affida sempre alle individualità di cui dispone, cercando di sfruttare il dribbling (28 a partita, dietro la sola Fiorentina) o la palla aerea per Belotti o Zaza come strumenti primari per risalire il campo. Proprio i due attaccanti sono fra i primi in serie A per contrasti aerei p/90 con un dato di 7 (Belotti) e 9 (Zaza).

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La pass map di @Tacticsplatform, relativa alla sfida col Verona. Da notare la linea di passaggio fra Sirigu e Zaza.

In pratica, i granata sono una squadra estremamente verticale (appena 11.4 secondi e 2.7 passaggi di media negli attacchi conclusi con un gol,) che si affida ai passaggi lunghi (19.8m di media, secondi dietro il Parma) per avanzare e al cross come arma di rifinitura privilegiata (primi con 19 di media a partita).

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Rifinitura con cross per Ansaldi. In area però c’è il solo Belotti.

Questo tipo di organizzazione tattica permette al Torino di essere pericoloso in transizione ma di incontrare parecchie difficoltà quando si trova ad affrontare squadre che difendono basse nella propria trequarti, contro le quali servirebbe un palleggio più pulito e articolato, con una maggior partecipazione alla manovra corale.

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L’attacco posizionale del Toro ha finora lasciato a desiderare. Nell’immagine si vede il cattivo scaglionamento offensivo della squadra (i due trequarti sono appaiati e non offrono linee di passaggio) che favorisce il pressing del Verona.

Non a caso, le sconfitte che vengono maggiormente imputate a Mazzarri sono quelle contro Lecce (46.5m), Sampdoria (47.7m) e Spal (48.2m), vale a dire tre compagini che hanno tenuto un baricentro medio piuttosto basso, chiudendo gli spazi nella propria trequarti campo.

Il risultato è quello di una squadra che risulta la peggiore della massima categoria per quanto riguarda le occasioni create, con un dato di non penalty expected goals (npxG) di 15.36, appena 0.9 a partita. All’interno di un contesto così povero offensivamente, si segnala in positivo la stagione di Christian Ansaldi. Il laterale sinistro argentino risulta infatti fra gli elementi migliori di questa annata, avendo contribuito alla fase di possesso del Toro non soltanto con la sua capacità nella risalita del campo ma anche in termini di gol segnati (4), assist (2), dribbling (60% di riuscita) e key passes (1.12 p/90).

Per cercare di migliorare la fase di possesso della squadra e, di conseguenza, anche il campionato del Torino, Mazzarri dovrà trovare presto delle soluzioni, a partire dal maggior coinvolgimento dei suoi giocatori più talentuosi.

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