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La costruzione da dietro con Pau Lopez

Una delle difficoltà riscontrate nella scorsa stagione da parte della Roma di Di Francesco è stata certamente legata al passaggio di consegne fra i pali tra Alisson, partito alla volta di Liverpool e Olsen.

Più legato ad una concezione tradizionale del ruolo, il no.1 svedese ha avuto non pochi problemi nel calarsi all’interno di una realtà tattica come quella proposta dall’ex tecnico giallorosso che favoriva invece una concezione più moderna del ruolo, con un portiere non costantemente bloccato sulla linea di porta ma attivo in entrambe le fasi gioco, da libero in non possesso e da primo giocatore di movimento in quella offensiva.

Le difficoltà incontrate da Olsen sono state tali da incrinarne la fiducia e inficiarne definitivamente le prestazioni tanto è vero che Ranieri, avvicendatosi a Di Francesco sulla panchina giallorossa, decideva poi di metterlo in panchina a favore di Mirante.

Con l’arrivo della nuova gestione tecnica di Paulo Fonseca, il neo ds romanista Petrachi ha pensato bene di affidare all’allenatore portoghese un portiere in linea con la proposta di calcio proattivo che è nelle intenzioni dell’ex allenatore dello Shakhtar.

La scelta di Petrachi è stata quella di affidare i pali della Roma a Pau Lopez, 25enne portiere spagnolo di grande prospettiva ma non ancora affermato a livello internazionale.  L’ex canterano dell’Espanyol ha vissuto una stagione di alti e bassi, in linea con quella del Betis, la squadra dalla quale proviene.

Tuttavia, Lopez non è arrivato a Roma tanto per le capacità fra i pali (da affinare) quanto piuttosto per la sua adattabilità al contesto tattico che verrà proposto da Fonseca.

Il portiere spagnolo è risultato infatti essere, nella scorsa stagione, il terzo in Europa per la più bassa lunghezza media dei passaggi effettuati. Questo dato ha contribuito a quello relativo alla percentuale di passaggi precisi effettuati da Lopez (79.1), favoriti dallo stile di gioco implementato da Quique Setién.

Infatti, sotto l’allenatore spagnolo, Lopez era chiamato a far partire dal basso la fase di possesso betica all’interno di un sistema strutturato a più linee di passaggio.

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Varie opzioni di passaggio a disposizione di Lopez nel Betis.

In questo senso, Pau Lopez troverà un contesto tattico simile. Anche Fonseca infatti, come Setién, ama una costruzione bassa particolarmente elaborata.

In fase di prima costruzione lo Shakhtar allenato dal portoghese si basava su un possesso ragionato che coinvolgeva Pyatov, il no.1 della compagine ucraina. Questo possesso basso avveniva spesso tramite una salida lavolpiana di uno degli interni di centrocampo, prevalentemente Stepanenko, con l’avanzamento e la presa d’ampiezza degli esterni difensivi.

Il palleggio basso serviva ad attirare il pressing avversario e a creare quelle linee di passaggio necessarie a superare la prima linea di pressione avversaria. Quando quest’azione riusciva, lo Shakhtar era in grado di trovare giocatori in campo aperto ed essere pericoloso, come successo in Champions contro il City di Guardiola.

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Pyatov in mezzo ai centrali dello Shakhtar in fase di costruzione.

Il lavoro del portiere risultava fondamentale in quanto, contro un pressing ben riuscito, permetteva alla squadra di Fonseca di avere un appoggio arretrato che poteva servire anche per cambiare campo (se necessario, anche con una palla lunga verso il terzino sul lato debole).

Con le opzioni di passaggio sul corto chiude dalla Dynamo, Pyatov gioca sul terzino Matvienko che poi appoggia indietro per mantenere il possesso.

Tutte giocate che dovrebbero essere nelle corde del nuovo titolare della porta romanista. A questo si deve aggiungere il fatto che la nuova regola sulla rimessa del portiere dovrebbe finire per dare ancor più responsabilità a Pau Lopez nella fase di risalita palleggiata da dietro tramite passaggi a corto e medio raggio.

L’ex Betis si presenta dunque, sulla carta, come un profilo ideale per l’approccio di Fonseca.  A lui il compito di confermare sul campo questa ipotesi, affermandosi come vertice più arretrato di una squadra possesso-centrica come quella che l’allenatore portoghese ha intenzione di costruire a Roma.

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