Il ritorno di Sinisa

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Dal rischio retrocessione al decimo posto finale. È evidente come il lavoro di Sinisa Mihajlovic col Bologna sia stato eccellente.

Arrivato con una situazione di classifica disperata, il tecnico serbo ha rivoluzionato i rossoblù visti fino ad allora all’opera sotto la precedente gestione tecnica di Pippo Inzaghi.

Non è solo questione di mercato, anche se gli arrivi a gennaio di Soriano, Sansone e Lyanco hanno certamente inciso. Il cambio principale operato dall’ex allenatore del Torino è stato a livello di mentalità. Sotto la sua guida il Bologna è infatti passato dal giocare un calcio reattivo, all’interno di un 5-3-2 iper-verticale e con baricentro medio molto basso, al diventare una squadra maggiormente proattiva, si in fase di possesso che di non possesso.

Il baricentro è più alto, la squadra produce più azioni offensive e, in fase difensiva, è più aggressiva. Infatti, mentre con Inzaghi il Bologna era penultimo per gol realizzati (16) e terzultimo per le occasioni create in termini di expected goals (19.84), da quando è arrivato Mihajlovic col suo staff la compagine rossoblù è seconda per reti segnate (32) e quarta per xG (28.26).

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Il grafico di @GabrieleCats sull’andamento dei no penalty expected goals (NPxG) prodotti dal Bologna in questo campionato.

In fase di possesso, il Bologna è fluido: il sistema di partenza è il 4-3-3 ma la disposizione cambia immediatamente con l’avanzata di Dijks a sinistra all’altezza dei centrocampisti mentre il terzino destro Mbaye si accentra diventando il terzo difensore.

La catena di sinistra è poi completata da Sansone, pronto ad agire più internamente (anche da mezzala) nel mezzo spazio limitrofo e da Soriano che, partendo da interno, si alza per coprire la posizione di secondo trequartista nel 3-4-2-1 con cui il Bologna si disegna in fase offensiva. L’ex centrocampista della Samp può anche inserirsi a centro area negli spazi lasciati liberi dal movimento di Destro o Palacio.

A centrocampo poi troviamo anche Pulgar e Dzemaili. Il cileno, oltre ad essersi rivelato impeccabile dal dischetto e ottimo nel calciare angoli e punizioni (situazioni dalle quali il Bologna ha spesso tratto profitto grazie al lavoro dei collaboratori De Leo, Baldi e Raimondi) ha egregiamente svolto il ruolo di frangi flutti davanti alla difesa, come testimoniato dal 54.2% di duelli e dal 60.6% di quelli aerei vinti.

Lo svizzero invece svolge le funzioni di mezzala più difensiva anche se non disdegna eventuali inserimenti offensivi come confermano i 2.27 tiri effettuati a partita.

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Un’immagine della fase offensiva del Bologna: Lyanco porta palla mentre Palacio stringe centralmente lasciando la fascia a Dijks.

In fase di non possesso i rossoblù si schierano invece con un 4-4-1-1 comunque aggressivo (il Bologna è la prima squadra della serie A per contrasti a partita con una media di 18.1). In questo senso, è risultato fondamentale l’innesto di Lyanco. Arrivato in prestito dal Torino, dove tornerà a fine campionato, il brasiliano si è immediatamente trovato a proprio agio nel sistema difensivo di Mihajlovic che prevede la creazione di duelli individuali all’interno di un sistema orientato più sul controllo degli avversari, anche a costo di spezzare la linea, che sulla posizione del pallone.

In pratica Lyanco è andato a svolgere nella linea bolognese lo stesso lavoro positivo svolto da Nkolou nel Torino guidato dal tecnico serbo. Lyanco aggiunge poi una buona tecnica (80.3% di passaggi riusciti) che aiuta la risalita dal basso del Bologna in fase di prima costruzione.

Tutta questa fluidità dei rossoblù è costantemente esercitata durante la settimana grazie al lavoro di Mihajlovic e del suo staff, in particolare il già citato De Leo che si occupa proprio delle forme che assume il sistema di gioco in entrambe le fasi e delle soluzioni offensive, oltre che dell’organizzazione delle sedute di allenamento.

Il risultato finale è stato quello ti permettere alla squadra di tenere un ritmo da Europa, con un bottino di 30 punti conquistati nelle 17 partite alla guida dei rossoblù (media di 1.76 a partita), contro gli appena 14 racimolati da Inzaghi nelle 21 gare precedenti (0.66). Per Mihajlovic quindi un’operazione rilancio pienamente riuscita dopo le problematiche incontrate a Torino.

2 risposte a “Il ritorno di Sinisa”

  1. Avatar Giuseppe
    Giuseppe

    Quando si lavora di squadra, mettendo nelle condizioni migliori il parco Giocatori per farli rendere al meglio, modulo giusto allenamenti top il resto capacità di gestione gruppo è lavoro.

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  2. Avatar Qualcosa di vecchio, qualcosa di nuovo… – La Gabbia di Orrico

    […] punto di partenza, come detto, è il 4-3-3 fluido che Mihajlovic ha installato dopo aver ereditato la squadra da Filippo Inzaghi.  Sotto la guida dell’ex allenatore del […]

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