Portoghese, 41 anni, ex enfant prodige della panchina, André Villas-Boas è la scelta che il direttore sportivo Andoni Zubizarreta ha fatto per cercare di risollevare le sorti dell’Olympique Marsiglia, club di proprietà dell’americano Frank McCourt, dopo la pessima stagione appena conclusa.
La carriera di Villas-Boas ha fin qui evidenziato alcune certezze tattiche il tecnico portoghese dovrebbe riproporre anche in Provenza. Per prima la difesa a quattro e la scelta di utilizzare un attaccante centrale all’interno di un modulo 4-3-3 o 4-2-3-1. Come si vede, è il triangolo di centrocampo che può variare: così abbiamo visto AVB utilizzare un vertice basso come col Porto e al Chelsea oppure il doppio pivot, come accaduto nelle esperienze con Tottenham e Zenit. Da buon allievo di Mourinho, anche Villas-Boas pone enfasi sulle transizioni.
Con l’Académica de Coimbra (dove ha cominciato) e col Porto, alla sua prima, vera, panchina importante, il tecnico portoghese è rimasto fedele ad un 4-3-3 piuttosto aggressivo in entrambe le fasi di gioco, con una linea difensiva alta e con i terzini che spingevano in avanti per garantire ampiezza.
La rotazione dei centrocampisti e i tagli all’interno degli esterni d’attacco completavano il pacchetto tattica messo in mostra dal portoghese col Porto. All’Estádio do Dragão, Villas-Boas è riuscito a far conciliare questo tipo di calcio con una squadra che aveva in rosa giocatori come Nicolás Otamendi, Hulk, Radamel Falcao García, João Moutinho, Fernando Belluschi e Fredy Guarín, col risultato di centrare un eccezionale percentuale di vittorie (84%) nella stagione 2010/11.
Così, forte delle certezze acquisite in patria, Villas-Boas ha cercato di replicare questo stile di gioco oltremanica. Tuttavia, a Stamford Bridge questo approccio non ha funzionato. Le maggiori difficoltà riscontrate dall’ex collaboratore di Mourinho nel suo tentativo di riproporre il calcio visto col Porto sono state in difesa e a centrocampo.
L’insistenza nel giocare con una linea arretrata piuttosto alta, pur con due difensori centrali giocatori non velocissimi come John Terry e Ivanovic, si è rivelata controproducente, tanto è vero che, ad un certo punto della stagione, Villas-Boas tentò di installare un blocco difensivo medio o basso.
A centrocampo poi, l’idea originale di dominare la partita tramite il controllo del pallone dovette essere ben presto accantonata, col risultato che il Chelsea di Villas-Boas alla fine risultò essere una compagine più reattiva che proattiva in fase offensiva.
Tutti questi compromessi alla fine non hanno evitato a Villas-Boas l’esonero. Così, il portoghese viene allontanato dopo 27 partite di Premier League ed una eliminazione nei gruppi della Champions League, per essere sostituito da Roberto Di Matteo, che poi vincerà la competizione europea.
Forte dell’esperienza con i Blues, Villas-Boas si presentò nella successiva avventura a White Hart Lane cambiando modulo e passando ad un 4-2-3-1 che, sulla carta, avrebbe dovuto garantire maggior protezione nelle transizioni difensive ad una linea arretrata che il nuovo allenatore del Tottenham voleva comunque alta.
Nonostante ancora qualche problema mostrato a centrocampo, sempre per le rotazioni chieste a Sandro, Mousa Dembélé e Gylfi Sigurdsson, AVB registra il 55% di vittorie in stagione e porta il Tottenham al record di 72 punti in campionato, grazie anche ad un approccio tattico a volte più prudente. Inoltre, al portoghese spetta anche il merito di aver contribuito alla maturazione di Gareth Bale che, sotto Villas-Boas, registra la sua miglior stagione in termini realizzativi guadagnandosi il passaggio al Real Madrid. Nella seconda stagione le cose però non vanno bene e AVB viene esonerato dopo la sconfitta interna (0-5) subita contro il Liverpool di Brendan Rodgers che, con Luis Suárez, fa a fette la difesa alta nuovamente riproposta dal portoghese.
Nei dati @StatsZone il riepilogo della prestazione di Suarez in quel famoso Tottenham – Liverpool 0-5 che determinò l’esonero di AVB.
In Russia, Villas-Boas cambia il suo approccio proponendo un calcio più reattivo ma sufficiente (dato il talento a disposizione) ad assicurarsi il titolo. In Europa le cose vanno però diversamente e lo Zenit 2014/15 prima esce ai gironi della Champions League (nonostante un sorteggio favorevole che vede i russi opposti a Bayer Leverkusen, Monaco e Benfica) segnando appena quattro reti e, poi, vengono eliminati ai quarti di Europa League dal Siviglia a causa di una partita estremamente difensiva giocata all’andata e non compensata da una prova migliore effettuata nel ritorno in Russia.
Accusato di essere un difensivista, con una parabola quindi simile a quella di Mourinho (che al Porto giocava un calcio offensivo prima di diventare famoso per le sue strategie difensive), AVB lascia lo Zenit al termine della stagione 2015/16.
Dopo l’esperienza cinese con lo Shanghai Sipg, club che conduce al secondo posto in campionato e alle semifinali della Champions League asiatica, AVB decide di prendersi una pausa per dedicarsi alla sua passione col rally, partecipando alla Parigi – Dakar.
AVB alla guida dello Shanghai SIPG, la sua ultima esperienza in panchina.
Ora, a Marsiglia, l’occasione per il rilancio nel calcio che conta. AVB sembra aver imparato la lezione inglese, almeno a sentire le prime dichiarazioni. ‹‹si deve rispettare la cultura del calcio francese, fatta di eccellenza tecnica, creatività, velocità. Devo trovare il giusto equilibrio con la mia filosofia. Al Chelsea, sono stato troppo radicale… l’esperienza mi fa dire che si deve dare importanza alle specificità locali…non sono un allenatore che pensa ai risultati né che è difensivo, voglio giocare come il motto dell’OM Droit au but rispettando la verticalità e l’imprevedibilità del calcio francese.››
Da dove riparte Villas-Boas? L’eredità lasciata da Rudi Garcia non sarà facile da gestire. Giocatori esperti come Payet, Luiz Gustavo, Rolando e Adil Rami hanno deluso, così l’ex tecnico della Roma, a un certo punto della stagione, ha deciso di affidarsi alla linea verde (Maxime Lopez, Duje Caleta-Car, Boubacar Kamara), con l’aggiunta di Mario Balotelli. Inizialmente le cose sono migliorate, grazie anche agli 8 goal dell’italiano, ma poi la squadra non ha saputo mantenere vivo il momentum ed è scivolata fuori dall’Europa.
Le prestazioni e il posizionamento di Luiz Gustavo (qui da difensore centrale in Europa League contro la Lazio) sono state fra le questioni irrisolte dell’era di Garcia.
Senza i soldi delle competizioni internazionali, con le probabili sanzioni dell’FFP e con €80 milioni di deficit, la coppia formata da AVB e da Zubizarreta dovrà inventarsi qualcosa per tornare subito competitivi. Indipendentemente da una eventuale rivoluzione, Villas-Boas dovrà cercare di implementare quanto prima il suo modello di gioco, dotando la squadra di una identità maggiore di quella creata da Garcia che, di fatto, si limitava a dare una organizzazione difensiva per poi azionare in avanti le giocate individuali dei riferimenti offensivi, soprattutto Payet e Florian Thauvin.