Terzultimo a un punto dall’Empoli e virtualmente retrocesso, con la vittoria che manca dallo scorso 17 marzo (quando ebbe sorprendentemente la meglio sulla Juventus), il Genoa è a un passo dal precipizio.
A novanta minuti dal termine della stagione il Grifone si trova quindi in una situazione sportivamente drammatica, certamente lontana da quella immaginata dal presidente Preziosi quando ha deciso di chiamare in panchina Cesare Prandelli al posto dell’esonerato Juric.
Invece, il nuovo allenatore non è riuscito ad imprimere quella svolta auspicata dalla società al momento del cambio di guida tecnica, come testimoniato dalla media punti del nuovo allenatore nelle 23 partite alla guida dei rossoblù (0.9), solo leggermente migliore di quella del suo predecessore (0.4)
Senza contare poi il fatto che sia l’ex allenatore del Valencia che Juric hanno prodotto meno di quanto fatto da Ballardini nelle prime 7 partite di campionato (media di 1.7).
Inizialmente, all’inizio della sua avventura in rossoblù, l’ex CT della nazionale ha cercato saggiamente di non stravolgere una squadra costruita in sede di mercato estivo per giocare con un 5-3-2 prettamente difensivo.
Così Prandelli è arrivato alla pausa invernale sulla base di un atteggiamento tattico che prevedeva una difesa posizionale bassa volta a creare campo alle spalle della linea difensiva avversaria, da sfruttare poi in ripartenza attraverso gli attacchi in verticale di Piatek e Kouamé.
Durante la sosta del campionato, complice anche la partenza del polacco verso Milano, Prandelli ha cercato di rimodellare tatticamente la squadra secondo dettami più vicini al suo calcio. Il Genoa è così passato ad un 4-3-3 asimmetrico con Kouamé esterno di sinistra, ma libero da grandi compiti in fase di non possesso, sorretto da una linea difensiva che provava a giocare più alta.
L’esito non era però quello sperato. La squadra rossoblù è sembrata perdere certezze in fase difensiva ma, soprattutto, Kouamé non riusciva a incidere come prima. Il nuovo allenatore decideva allora di virare verso un più quadrato 4-4-2, riportando l’ivoriano posizionalmente più vicino alla porta.
Questa scelta non ha finora pagato. L’ex Cittadella continua ad essere inceppato (non segna dalla gara con l’Empoli del 28 gennaio scorso) e l’intera fase di possesso continua ad essere problematica.
Contro il Cagliari si è rivista la difesa a cinque.
Anche Sanabria appare involuto dopo un buon inizio e nonostante una media di 3.80 tiri a partita. Il peso dell’attacco è quindi ricaduto quasi interamente su Goran Pandev, ancora in grado di dare il suo contributo a questo livello nonostante i 35 anni di età.
Compagine che predilige agire di rimessa piuttosto che mantenere il controllo del pallone (44.8% di media a partita), il Genoa cerca di risalire il campo sfruttando una fase di costruzione che si appoggia molto su Radovanovic per poi utilizzare spesso le catene laterali e le qualità di giocatori come Lazovic (3 gol e 4 assist) e Bessa (84.6% di precisione nei passaggi).
Purtroppo per Prandelli, la fase realizzativa del Genoa non è sempre in linea con quanto prodotto dalla squadra, come testimonia la discrepanza (5.46) fra il dato degli expected goals (44.46) e quello relativo alle reti effettivamente realizzate (39).
Il dato di @CalcioDatato mostra come Genoa di Prandelli crei di più in termini di xG, conceda di meno come xG e gol subiti e completi più passaggi negli ultimi 20 metri (7.39 p90′) rispetto a quello dei precedenti allenatori visti sulla panchina del Grifone in questo campionato. Tuttavia, col loro terzo allenatore stagionale i rossoblù realizzano appena 0.87 gol a partita contro gli 1.71 del Genoa di Ballardini e gli 1.30 di quello di Juric.
Inoltre nelle ultime partite, dopo il successo sulla Juve, la squadra di Prandelli ha trovato la via del gol soltanto in 4 occasioni.
Il giro palla del Genoa (nel video @sicssport) poggia molto su Radovanic che ha assunto un ruolo importante nella squadra fin dal suo arrivo dal Chievo a gennaio.
Ai problemi offensivi si aggiungono poi quelli difensivi. In fase di non possesso il Genoa adotta un sistema piuttosto aggressivo nei confronti del portatore di palla avversario: la squadra di Prandelli è infatti la seconda del campionato (dietro al Bologna) per quanto riguarda i contrasti a partita (17.7).
Anche qui è da registrare il crollo verticale delle ultime 9 giornate (quelle successive alla vittoria sulla Juve) nelle quali il Grifone ha concesso 15 reti.
Insomma una situazione difficile da gestire per Prandelli, con in più una proprietà alle spalle che è intenzionata a vendere e una piazza che la contesta. La trasferta di Firenze dell’ultima giornata è a questo punto diventata un vero e proprio spareggio salvezza visto che i viola sono sorprendentemente impelagati nella lotta per la permanenza nella massima serie.
Il Genoa dovrà fare punti e attendere buone notizie da Milano, dove l’Empoli se la vedrà con una Inter a caccia dei punti per qualificarsi alla prossima Champions.