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Ti ricordi l’Imperatore?

Agli onori della cronaca quando, nel 2000, guidò a sorpresa il Galatasaray alla vittoria in coppa UEFA 2000, Fatih Terim è stato a lungo considerato una delle mente più brillanti del panorama calcistico internazionale. Non tutti probabilmente ricordano che, sull’onda di quel successo inatteso, l’Imperatore (questo il suo soprannome) è passato anche dall’Italia.

Due stagioni per lui, entrambe concluse con due esoneri immeritati. Il primo, per un rapporto via via deterioratosi con Vittorio Cecchi Gori, vulcanico proprietario della Fiorentina. Il secondo sopraggiunto perché il Milan decise ad un certo punto che non poteva lasciarsi sfuggire l’occasione di ingaggiare come tecnico Carlo Ancelotti, ex bandiera del club, in quel momento libero da contratto. Col senno di poi, una decisione certamente giusta ma che non deve leggersi come una bocciatura di Terim.

È stata però soprattutto l’annata trascorsa in riva all’Arno, nella stagione 2000/01, a segnare il passaggio di Terim in Italia. Arrivato a Firenze per raccogliere l’eredità di Giovanni Trapattoni, Terim si presentò con l’intenzione di proporre un ambizioso e offensivo 4-3-1-2.

Un sistema che l’allora 47enne allenatore turco faceva interpretare in modo estremamente fluido per quei tempi: in fase di possesso, infatti, il sistema base si conformava in un 2-3-2-1-2 con i terzini che guadagnavano molto campo in avanti, mentre gli interni di centrocampo cercavano di trovare spazi nell’ultimo terzo di campo.

Un calcio iper-offensivo, con pressing costante e linea difensiva alta. Tuttavia, la precoce eliminazione subita in coppa UEFA contro gli austriaci del Tirol Innsbruck, condita da una partita d’andata nella quale i viola soffrirono praticamente ogni ripartenza avversaria, portò Terim a cambiare il proprio approccio.

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La prima formazione ufficiale di Terim alla Fiorentina nel 4-4-2 immaginato dalla grafica austriaca.

Il 4-3-1-2 rimase ma la squadra passò dal voler giocare un calcio di possesso ad uno più accorto basato su una maggior compattezza difensiva. In pratica la Fiorentina partiva forte, con un pressing sempre alto nei primi minuti per sorprendere gli avversari, per poi abbassare il baricentro e agire in contropiede.

Quando in fase offensiva, la Fiorentina utilizzava i terzini e gli interni di centrocampo per guadagnare ampiezza. Gli stessi interni erano però abili anche a supportare centralmente gli attacchi viola, arrivando in zona tiro. “Dovevano accompagnare in zona gol mentre, in fase difensiva, dovevano scalare nei cambi di gioco ed accorciare,” come ricorda Antonio Di Gennaro, ex secondo dell’imperatore.

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Un inserimento fra le linee dell’interno di centrocampo.

Praticando questo calcio la Fiorentina andrà a conseguire risultati di grande prestigio e a produrre partite spettacolari come il pareggio per 3-3 con la Juventus o la vittoria casalinga per 4-0 sul Milan di Zaccheroni al termine di una gara nella quale il gioco voluto da Terim toccò forse il suo apice. “Contro i rossoneri la squadra espresse appieno i dettami tattici voluti dal tecnico turco: pressing, difesa alta, grande intensità, qualità tecnica nelle giocate e…un Rui Costa sontuoso,” dice Di Gennaro.

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Il rombo di centrocampo di quella Fiorentina.

Il centrocampista portoghese, giocando da trequartista, disputò in quella stagione una delle sue annate migliori in viola, proprio in coincidenza con l’ultimo campionato disputato con la Fiorentina prima di essere ceduto al Milan l’estate successiva.

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Il gioco dell’allenatore turco esaltò le qualità di Rui Costa.

La squadra viola “giocava divertendosi”, prosegue Di Gennaro, così come il pubblico. Per far questo, l’allenatore venuto dal Bosforo ed il suo staff proponevano esercitazioni moderne, utilizzate ancora oggi da chi propone un calcio proattivo. “Utilizzavano prevalentemente partitine in spazi ristretti, sempre ad alta intensità,” ricorda ancora Di Gennaro.

Purtroppo, l’idillio fra il tecnico turco e la piazza non bastò ad evitare a Terim un esonero immeritato in primavera. Al suo posto arrivò Roberto Mancini, alla sua prima esperienza da capo allenatore, che concluse il campionato in nona posizione riuscendo a vincere la coppa Italia in finale col Parma dopo che il precedente allenatore e il suo staff avevano portato i viola all’atto conclusivo del torneo, fra l’altro eliminando in semifinale il Milan.

Quelle due partite, insieme al roboante 4-0 di cui sopra, convinceranno Berlusconi e Galliani ad affidare a Terim il dopo-Zaccheroni. Ma questa è un’altra storia.

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