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L’arte della difesa

Cinque partite giocate, sette reti incassate: anche così si spiegano i soli cinque punti totalizzati finora dal Milan. La fase difensiva dei rossoneri rappresenta al momento una delle preoccupazioni maggiori per Gattuso. Con la zona Champions già distante cinque punti l’allenatore rossonero dovrà cercare di porre quanto prima rimedio ad una fase di non possesso che, in teoria, dovrebbe rappresentare uno dei punti di forza del tipo di calcio predicato dall’ex campione del mondo.

Se guardiano alla fase difensiva del Milan in termini di gol attesi (xG), notiamo come i rossoneri siano la quinta miglior difesa del campionato con un dato di 4.87 expected goals against.

Il differenziale fra gli expected goals e quelli effettivamente concessi (7) è di 2.13, dato che evidenzia come il Milan abbia subito un po’ di più rispetto alle occasioni da gol concesse (va detto che il campione è molto ristretto e accade spesso che in numero così piccolo di partite la differenza sembri ampia, ma, di solito, sul lungo andare il valore tende a normalizzarsi).

Al di là degli aspetti psicologici sottolineati da Gattuso, il Milan ha manifestato preoccupanti mancanze a livello tattico, sia individualmente che collettivamente.

In particolare, alla squadra rossonera si imputa la difficoltà nel difendere sulle ripartenze avversarie. In questo inizio di campionato, se togliamo il primo gol subito a Napoli da Zielinski (che fu una ripartenza breve generata da un errore milanista in fase di costruzione bassa), in almeno altre due occasioni, contro Cagliari e Atalanta, la compagine rossonera ha palesato evidenti difficoltà nello scappare all’indietro verso la propria porta durante il contropiede avversario.

Nella partita contro i bergamaschi di Gasperini è un anticipo su Calhanoglu a generare la transizione che si conclude con una combinazione fra Rigoni, Zapata e Gomez, con il capitano bergamasco che anticipa Calabria e batte Donnarumma.

L’azione del gol atalantino con la difesa rossonera presa d’infilata.

Contro il Cagliari queste difficoltà sono apparse ancora più evidenti. Infatti, in occasione della rete realizzata da Joao Pedro, i rossoblù risalgono incontrastati il campo fin dalla propria area giocando anche una palla lunga che coglie impreparata la retroguardia milanista su una situazione di palla scoperta che finisce per generare il palo di Pavoletti, dal quale poi scaturisce la ribattuta vincente del giocatore brasiliano.

Contro il Cagliari, nessun rossonero affronta il portatore di palla sardo che è libero di servire Pavoletti oltre la linea difensiva del Milan.

Ma anche in altre occasioni, pur non concretizzate dagli avversari, si è spesso vista la linea difensiva della squadra di Gattuso leggere e reagire con difficoltà in situazioni simili. A questo punto viene da chiedersi se non sarebbe il caso di predisporre una fase di gegenpressing di cinque, sei secondi, nel momento immediatamente successivo alla perdita della palla, nei quali andare ad aggredire, difendendo in avanti per cercare una eventuale, immediata, riconquista. Un tentativo del genere funzionerebbe anche da azione ritardatrice al contropiede avversario permettendo alla squadra rossonera, anche in caso di mancata riconquista della palla, di guadagnare tempo per ricompattare il blocco difensivo ad un’altezza di campo più bassa.

Ma i problemi difensivi del Milan in questo avvio di campionato non finiscono qui. Oltre a queste situazioni, un altro punto dolente in questa fase di stagione è stato infatti costituito dalla difesa sui calci d’angolo. Il Milan ha già concesso dieci tiri e subito due reti in situazioni da palla inattiva. In particolare, i rossoneri hanno evidenziato delle criticità nel pulire l’area di rigore e nell’aggressione alla seconda palla, solitamente quella più pericolosa quando si difende sui corner.

Due respinte non efficaci hanno generato i gol subiti dal Milan in situazione da calcio d’angolo.

Una maggiore attenzione e concentrazione sulle ribattute e una maggior precisione tecnica nelle respinte potrebbe contribuire a migliorare queste situazioni di gioco, spesso determinanti ai fini dell’esito finale di una partita.

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