Due partite, sei punti, cinque reti segnate, primo posto in classifica. Dopo centottanta minuti dall’inizio della nuova stagione, pur essendo ancora presto per tirare i primi bilanci, resta l’impressione che il Napoli stia cercando in tutti i modi (con successo) di dissipare i dubbi e le perplessità di cui gli azzurri erano circondati dopo la fine del tormentato rapporto con Maurizio Sarri e dopo i pesanti rovesci estivi subiti nelle amichevoli precampionato.
Ancelotti ha già cominciato a cambiare il gioco del Napoli rispetto alla precedente gestione, proponendo una ricerca meno esasperata del possesso palla e un ritmo ora più compassato, ora più veloce, a seconda dei momenti della gara.
All’interno di questo contesto base, Ancelotti ha poi inserito alcuni accorgimenti tipici del suo calcio quali per esempio la rotazione dei tre centrocampisti centrali (più fluidi e meno statici nelle loro rispettive posizioni rispetto a quanto accadeva sotto Sarri), allo scopo di trovarne sempre uno libero che aiuti i difensori in fase di impostazione (la rotazione dei centrocampisti centrali era utilizzata anche dal Milan di Ancelotti quando gli avversari schermavano Pirlo) o, ancora, un maggior bilanciamento offensivo, col Napoli che ora attacca indifferentemente da sinistra e da destra, ricercando spesso proprio il cambio di campo sul lato debole.
Anche con Sarri gli azzurri utilizzavano l’arma del cambio di fronte offensivo, ma questa era prevalentemente utilizzata soltanto in modo univoco, quando si spostava la palla dalla catena di sinistra cercando Callejon sul lato opposto.
Maggior attenzione il Napoli di Ancelotti sembra averla anche per le transizioni difensive, con una particolare cura delle marcature preventive. In avanti, gli esterni Insigne e Callejon sono coinvolti praticamente in egual misura in una manovra offensiva più simmetrica rispetto a quella dell’epoca di Sarri.
Nella pass map di @Ben8t si vede il Napoli di Ancelotti, bilanciato negli attacchi fra lato sinistro e lato destro.
I due laterali alti possono occupare anche una posizione più interna, a ridosso di Milik, in una sorta di 4-3-2-1 o anche una aperta in fascia, a seconda della posizione della palla o della necessità del Napoli di allargare il fronte offensivo.
Il Napoli è quindi più equilibrato in entrambe le fasi di gioco: attacca quando deve e può, adattandosi al contesto e difende quando necessario, anche qui in modo diverso a seconda dei casi, con un pressing più o meno alto (ma meno costante) o con una difesa posizionale più bassa.
Il pressing ultra-offensivo del Napoli in occasione del primo gol, segnato da Zielinski.
Inoltre, fin qui, Ancelotti ha mostrato una sua grande peculiarità, vale a dire la capacità di leggere la partita bene e velocemente e di cambiarla con un amen ricorrendo alle opportune sostituzioni.
Contro un Milan che soffre nella copertura dei mezzi spazi ai lati del regista basso, ad esempio, l’ex tecnico di PSG, Real Madrid e Bayern ha inserito Mertens a ridosso di Milik andando a giocare con un 4-4-2/4-2-4 che vedeva il belga ed il centravanti polacco in campo contemporaneamente a Insigne e Callejon, con Zielinski accoppiato con Allan in mediana.
Una volta raggiunto il pareggio, per non rimanere eccessivamente sbilanciato in avanti, l’allenatore emiliano ha poi sostituito l’ex empolese con il più difensivo Diawara.
Come si vede, Ancelotti non ha sconfessato del tutto la versione precedente ma sta presentando un Napoli camaleontico, in grado di utilizzare le armi tattiche a sua disposizione a seconda del contesto, sempre pronto a cambiare in base a quello che l’avversario di turno o l’andamento della partita suggerisce.
Certamente resta ancora molto su cui lavorare, a cominciare da una fase difensiva non impeccabile: il Napoli ha infatti subito tre reti in queste due partite inaugurali. Il passaggio da una difesa a zona pura, nella quale ci si orientava in funzione della posizione della palla, ad una più incentrata sul controllo dell’avversario deve essere ancora ben assimilato.
D’altra parte, la coppia centrale formata da Koulibaly e Albiol è la stessa che, in un sistema difensivo simile, contribuì a concedere agli avversari 54 reti durante la stagione 2014/15, l’ultima con Benitez in panchina. Allora si dette la colpa alla mancata copertura da parte del centrocampo. Ora, Ancelotti sta cercando proprio un maggior equilibrio che permetta ai due centrali, col nuovo sistema difensivo, di non naufragare come avvenne col tecnico spagnolo.