Chiusa l’era di Roberto Donadoni, contestato a più riprese dai tifosi per il gioco espresso dalla squadra, il Bologna ha deciso di ripartire da Filippo Inzaghi. La nuova guida tecnica dei felsinei, dopo il passo falso alla guida del Milan, si è ricostruito a Venezia, squadra con la quale ha prima ottenuto la promozione in Serie B e, successivamente, una lodevole qualificazione ai playoff promozione.
Il benvenuto a Inzaghi sulla pagina sull’account twitter del Bologna.
Forte di questo background Inzaghi arriva a Bologna ereditando una squadra che, nella scorsa stagione, aveva il suo punto di forza nella difesa posizionale e nelle ripartenze. Una squadra, quella di Donadoni, costruita per adattarsi al contesto, scegliendo di volta in volta la strada migliore per annullare le qualità degli avversari.
Questa organizzazione prettamente difensiva ha consentito a Donadoni di creare una compagine solida, in grado di centrare agevolmente l’obiettivo salvezza. Di contro però, i rossoblù hanno palesato a più riprese difficoltà nel creare occasioni da gol, rimanendo lontani da quel gioco d’attacco che la piazza avrebbe voluto vedere.
Tuttavia, invece che virare di trecentosessanta gradi ingaggiando un allenatore proattivo e accontentando così i tifosi, il presidente Saputo ha deciso di affidarsi a Inzaghi, un altro allenatore pragmatico. La scorsa stagione a Venezia, infatti, l’ex milanista ha impostato una squadra molto ordinata in fase difensiva, pronta ad agire di rimessa una volta entrata in possesso di palla.
I lagunari giocavano con un 5-3-2 attento a mantenere compattezza verticale in fase difensiva che aveva lo scopo di chiudere gli spazi centralmente per indirizzare la fase di possesso avversaria verso le corsie laterali. È quindi lecito attendersi che il Bologna di Inzaghi ricalcherà questo progetto tattico.
La linea a cinque in fase difensiva impostata da Inzaghi per il Bologna.
In cosa allora i rossoblù 2018/19 potrebbero distaccarsi dalla versione precedente? Per cominciare, rispetto a Donadoni, Inzaghi cerca di avviare la manovra da dietro con una fase di costruzione più elaborata affidata ai tre difensori centrali con l’appoggio del play basso allo scopo di superare la prima linea di pressione avversaria.
Una volta superata questa pressione la squadra di Inzaghi cerca la verticalità con azioni che presuppongono una struttura tattica più definita rispetto a quanto visto a Bologna sotto Donadoni: le mezzali infatti occupano i rispettivi mezzi spazi dai quali sono pronte ad allargarsi per giocare in copia con gli esterni allo scopo di dilatare il sistema difensivo avversario. È questo quello che potremmo quindi attenderci dagli interni di centrocampo Dzemaili, Poli, Nagy e anche da Donsah quando quest’ultimo tornerà dall’infortunio. Qualche problema si potrebbe registrazione in fase di impostazione con Mbaye, Gonzalez e Danilo che non sono sembrati fin qui particolarmente efficaci nel muovere palla da dietro.
In caso di pressione alta avversaria, il Bologna ha come soluzione il lancio lungo per andare a giocare sulla seconda palla sempre con lo scopo di arrivare in profondità il prima possibile.
Davanti la responsabilità di produrre qualcosa ricade ancora una volta sulle spalle di Palacio, che sarà affiancato da Falcinelli, Destro e Santander, attaccante paraguaiano arrivato in questo mercato estivo dai danesi del Copenaghen. Ad aggiungere qualità al reparto offensivo c’è poi Orsolini, elemento dal quale ci si aspetta molto e che Inzaghi ha provato anche come interno di centrocampo in precampionato. Vedremo se questi innesti e il cambio di allenatore basteranno a presentare un Bologna più accattivante.