Dopo aver miracolosamente rimesso in piedi le proprie chance di qualificazione agli ottavi grazie ad un gol Toni Kroos al novantatreesimo minuto contro la Svezia, la Germania si scioglie come neve al sole contro la Corea del Sud (0-2), venendo eliminata dal mondiale nella fase a gruppi.
Così, i Tedeschi fanno compagnia a Italiani (2010) e Spagnoli (2014) nel novero delle nazionali campioni in carica che, al mondiale successivo, sono state eliminate nei gironi.
Cosa è successo alla Germania?
Nella prima partita, quella contro il Messico, la squadra di Juan Carlos Osorio è stata ben felice di lasciare alla Mannschaft il controllo del pallone per poi ripartire in contropiede cercando soprattutto gli esterni offensivi Hirving Lozano e Carlos Vela alle spalle degli altissimi terzini tedeschi Joshua Kimmich e Marvin Plattenhardt.
Con Vela che in fase difensiva era incaricato di marcare Toni Kroos e con Andres Guardado pronto a salire per coprire Sami Khedira, di fatto la Germania veniva a mancare di collegamenti fra difesa e centrocampo, con i soli Mats Hummels e Jerome Boateng a gestire la fase di costruzione.
All’interno di un sistema fluido con i terzini molto alti, la fase di costruzione e anche quella di transizione negativa vengono demandate al quadrilatero composto dai due centrali difensivi e dai due interni di centrocampo. Sia con Khedira che con i suoi sostituti, il centrocampo ha sempre fatto poco filtro in contropiede, anche per le caratteristiche di Kroos. Se a questo si aggiunge una generale inefficacia nelle coperture preventive, si capisce come la Germania in questo mondiale sia stata vulnerabile sul in transizione.
Nella camera tattica di vediamo InStat la pessima copertura preventiva della Germania e l’errore in uscita difensiva di Hummels favoriscono la ripartenza del Messico che porta al gol di Lozano.
Contro la Svezia, Löw ha rimescolato le carte togliendo un lento e inconsistente Khedira dalla mediana, per inserire prima Sebastian Rudy e poi, dopo l’infortunio di quest’ultimo, Ilkay Gundogan. Tuttavia, il cambio non ha sortito effetti. La retroguardia tedesca, imperniata su Boateng e Rüdiger, ha continuato a essere lasciata da sola, in balia dei contropiedi avversari.
Dal punto di vista offensivo poi, la Germania ha mostrato notevoli difficoltà nel creare occasioni da gol sia contro la Svezia che contro il Messico. Entrambe queste squadre hanno negato ai Tedeschi l’accesso centrale, convogliando il gioco della nazionale di Löw verso gli esterni. Il possesso palla tedesco è così risultato sterile. Gli Svedesi avevano proprio predisposto questo piano tattico: chiusura del centro e dei mezzi spazi per deviare l’azione della Germania sulle fasce.
Ecco allora che deve essere contestualizzato il dato dei passaggi di Kroos (106 passaggi effettuati con una percentuale di riuscita del 93%), visto abbassarsi spesso in fase di costruzione, quasi a diventare un centrale di sinistra in una difesa a tre. Questi passaggi sono stati per lo più diretti nell’half-space o verso la fascia sinistra del campo. Soltanto nel secondo tempo e soltanto in 4 occasioni il centrocampista del Real Madrid ha diretto passaggi verso l’area di rigore svedese.
La partita di Kroos contro la Corea del Sud: tanti passaggi ma pochi quelli chiave.
Il fatto che, sempre contro la Svezia, la Germania sia riuscita a servire in area di rigore appena 16 palloni, rende esplicito come il 4-4-2 di Andersson abbia di fatto reso impraticabile ai tedeschi l’accesso agli ultimi sedici metri di campo.
La pass map di @Ben8t ci mostra la ragnatela di passaggi dei Tedeschi contro la Svezia. Possesso palla alla fine sterile.
Meglio sono andate le cose, in termini di occasioni create, contro la Corea del Sud, partita nella quale però la Germania è clamorosamente mancata sotto porta, pur avendo avuto alcune occasioni da gol.
A tutto questo e ad una generale lentezza della manovra, hanno contribuito la forma fisica della squadra, apparsa carente e le scelte di formazione dell’allenatore. La decisione di utilizzare un centravanti di manovra come Timo Werner, apparso più a suo agio come esterno sinistro, ha privato la squadra di un riferimento offensivo centrale. Tanto è vero che le cose migliori la Germania le ha offerte nei momenti in cui in campo è entrato un attaccante centrale classico come Mario Gomez.
Il fatto di non aver garantito più minuti a Julian Brandt, giocatore che con il suo dribbling e i suoi sprazzi è in grado di saltare l’uomo e accelerare la manovra offensiva, è un altro punto critico della gestione di Löw in questi mondiali russi. La squadra non è sembrata avere altri giocatori in condizione di creare superiorità numerica fra quelli dai quali ci si sarebbe atteso (Mesut Ozil, Julian Draxler).
In queste condizioni, non aver trovato un posto a Leroy Sané fra i convocati appare ancora più incomprensibile, al di là delle spiegazioni tattiche relative all’impiego dell’esterno del Manchester City nel calcio di Löw.
Certo il calcio tedesco, come ha dichiarato il team manager Oliver Bierhoff nel dopo gara, dovrà rinnovarsi dato che, pur producendo molti talenti, manca in alcuni giocatori come appunto in quelli in grado di dribblare o nei centravanti (Gomez come detto ha migliorato la situazione quando entrato in campo ma non è stato un fattore). E anche nel terzino sinistro, visto che né Jonas Hector né Plattenhardt sono apparsi all’altezza della situazione.