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Sarà quel che sarà…

Quella che all’apparenza sembrava una boutade da inizio mercato si è invece trasformata in realtà. Così, dato (frettolosamente) l’addio a Sarri, il Napoli riparte a sorpresa da Carlo Ancelotti.

Ancelotti quindi torna nel campionato italiano dopo nove stagioni passate sulle panchine di Chelsea, Paris Saint-Germain, Real Madrid e Bayern Monaco. Con ogni club ha vinto qualcosa, tranne che col Bayern dal quale è stato esonerato perché carente proprio in quello che era ritenuto essere il suo punto di forza, vale a dire la capacità di relazionarsi con i giocatori.

Ex sacchiano di ferro, ortodosso nell’applicazione di un rigido 4-4-2 ad inizio carriera (chi non ricorda il suo diniego all’arrivo di Roberto Baggio a Parma perché talento fuori dagli schemi?), Ancelotti con gli anni si è via via ammorbidito, diventando un allenatore che modella sistema e principi di gioco in base alle caratteristiche dei giocatori a sua disposizione. Da questa flessibilità è nato il Milan del 4-3-2-1 con Pirlo e Seedorf a centrocampo e con Rui Costa e Kakà contemporaneamente in campo a supporto di Shevchenko o Inzaghi.

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Ancelotti ai tempi in cui era allenatore del Parma.

Dopo il 4-3-3 del Chelsea, Carletto torna ad un 4-4-2 più fluido sia al PSG, con Pastore e Lucas Moura a ridosso di Lavezzi e Ibrahimovic, sia al Real, dove eredita da José Mourinho una squadra dalla forte impronta verticale.

Proprio a Madrid, dopo alcuni infortuni, Ancelotti mostra ancora la sua capacità di leggere la situazione costruendo un centrocampo a tre per sostenere Ronaldo, Benzema e Bale, inserendo Xabi Alonso da play basso e arretrando Di Maria a mezzala a far coppia con Modric.

In questa maniera il Real di Ancelotti non soltanto salvaguardava la sua propensione offensiva ma aveva anche a disposizione un interessante meccanismo difensivo che vedeva l’argentino allargarsi in fascia in fase di non possesso per coprire le spalle a Ronaldo. Il meccanismo costruito dà i suoi frutti e Ancelotti guida il Real alla vittoria della “décima” in Champions.

Al Bayern, come detto, nonostante un’altra intuizione come l’utilizzo di Thiago Alcantara da no.10 e la vittoria in Bundesliga al primo anno, Ancelotti non riesce a far breccia all’interno dello spogliatoio bavarese, cose che, come detto, gli costerà il posto nella stagione successiva.

Al Napoli come in Baviera, Ancelotti si ritroverà con una squadra dalle caratteristiche ben definite: possesso palla esasperato e gegenpressing per l’immediata riconquista della palla. Tuttavia, sul se e come il nuovo allenatore potrà incidere sulla squadra azzurra pesa l’incognita del mercato, col Napoli che potrebbe perdere giocatori Koulibaly, Jorginho, Mertens e Callejón, oltre a Reina già partito per Milano.

La strategia di Adl sembra orientata a cedere alcuni dei gioielli per far cassa e poi sostituirli con giovani di prospettiva. Se poi il nome di Ancelotti sarà in grado di fungere da richiamo per qualche top player resta da vedersi, considerato anche che il presidente del Napoli non sembra propenso ad accollarsi un esorbitante monte ingaggi. Di certo, quello che Ancelotti potrà garantire sarà un impegno in tutte le competizioni e non soltanto in campionato con lo scudetto unico obiettivo e una maggior attenzione alla valorizzazione della rosa, in modo da non ripetere quanto accaduto con Sarri con i vari Maksimovic (pagato 25 milioni e poi spedito in Russia) e Giaccherini.

Dalla composizione della rosa che uscirà dal mercato e dalle conferme o meno di alcuni giocatori chiave passeranno le possibilità di vedere il Napoli esprimere ancora un gioco palleggiato e aggressivo. Non è però escluso che, con Ancelotti, il possesso palla ed il pressing ultra-offensivo diminuiscano di intensità a favore di un gioco più ragionato e di una fase difensiva più posizionale che, insieme ad un maggior turnover, potrebbero permettere ai partenopei di non calare vistosamente in primavera.

Giornalisti e non solo si sono chiesti in queste ore il perché della scelta di Ancelotti. In questo senso, l’analisi più precisa sembra essere quella di Alberto Polverosi del Corsport. Non è infatti inverosimile ritenere che Napoli non sia stata la prima scelta per l’ex tecnico del Milan ma che, con le grandi panchine europee come l’Arsenal che non hanno presentato offerte e con la proposta della nazionale non ritenuta congrua, la soluzione migliore per Ancelotti sia stata quella di accettare i 6.5 milioni a stagione offerti da De Laurentiis. L’alternativa sarebbe stata quella di prolungare lo stop in cui si trova da ottobre scorso, dopo l’esonero col Bayern.

Certamente il rischio è tutto suo. Nelle ultime stagioni Ancelotti è stato più un gestore che un allenatore mentre a Napoli è probabile che debba tornare a insegnare calcio non limitandosi solo a gestire lo spogliatoio e a modificare qualche posizione in campo. Da un mercato positivo e dalla sua capacità di ricalarsi nei panni di uomo di campo passeranno probabilmente le possibilità di Ancelotti di riuscire in questa avventura.

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