Dopo Željko Buvač, Rui Faria. Dopo Jurgen Klopp, tocca quindi a José Mourinho perdere il proprio secondo e braccio destro, andato alla ricerca di una carriera da primo allenatore.
Come nel caso del bosniaco per Klopp, anche Rui Faria era per Mourinho molto più che un assistente. Nato a Barcelos, nel nord del Portogallo, anche Rui Faria, come il suo mentore, non ha un background da giocatore professionista ma un passato da studente di tattica e metodologia, conoscenze affinate al FADEUP (Faculdade de Ciências e Educação Física da Universidade do Porto) sotto la sapiente guida del professor Vitor Frade, il padre della periodizzazione tattica. Di cosa si tratta? In pratica la periodizzazione tattica è una metodologia che intende sollecitare tutte le componenti che concorrono alla prestazione di una squadra (tattiche, tecniche, fisiche e psicologiche) senza dividerle in esercitazioni che le allenino separatamente. Il tutto tenendo sempre presenti i principi di gioco di una squadra nelle fasi offensiva, difensiva e nelle transizioni.
Allenare un giocatore significa allenarlo nel contesto di gioco proposto dall’allenatore. Non esistono allenamenti decontestualizzati per la forza o la resistenza…non esistono picchi di forma nel corso del campionato, ma la squadra deve avere un rendimento costante durante tutta la stagione. L’intera settimana di allenamento è strutturata in modo da intervenire insieme sugli aspetti tecnico/tattici del gioco (a livello settoriale, intersettoriale e globale), su quelli cognitivi e su quelli fisici, modulando giorni di maggiore intensità ed altri dove è richiesto un minor sforzo, ma sempre tenendo presenti i principi e i sub-principi del proprio modello di gioco.
Insieme con Mourinho
La carriera di Rui Faria nel calcio professionistico comincia nel 2000, quando avvicina un giovane Mourinho a Barcelona, dove il futuro Special One stava lavorando come assistente di Van Gaal. Lo stesso Mourinho, tempo addietro, aveva cominciato la sua scalata al vertice del calcio europeo nella stessa maniera, dopo essere entrato in contatto con Bobby Robson, al tempo allenatore dei Dragões.
Dopo alcuni meeting fra i due, apparve chiaro a Mourinho come questo giovane laureato in educazione fisica avesse le conoscenze necessarie per diventare il suo secondo nella carriera da capo allenatore che lo stesso Mou si apprestava ad intraprendere. Carriera che comincerà nel 2001 quando José diventa allenatore dell’União de Leiria, club nel quale si porta subito dietro Rui Faria.
Comincia da allora un sodalizio durato 17 anni, che porterà Mourinho ad affermare che «se mi si domandasse quale sia il miglior allenatore portoghese, direi che è Rui Faria.»
«Rui è il mio completamento. A dire il vero non lo chiamo preparatore atletico, perché è molto più di questo».
L’esperienza di Faria nel campo della metodologia di allenamento e la sua conoscenza della periodizzazione tattica, tanto cara anche a Mourinho, aiuta il duo portoghese a costruire quel Porto che vince coppa Uefa e Champions League agli inizi degli anni 2000. Una squadra forgiata sulle novità metodologiche portate da Faria, che permettono alla squadra biancoblù di praticare il gioco fatto di pressing offensivo e ritmi alti che Mourinho vuole.
Il sodalizio vincente si ripete al Chelsea e con l’Inter e rimane intatto anche negli anni di Madrid e di Manchester. Durante questo periodo Mourinho, come ogni allenatore in un top club, si avvale della collaborazione di un nutrito staff di assistenti. Staff che cambia nei nomi, proprio per il desiderio di alcuni membri di provare la carriera da capo allenatore come accade con i vari André Villas-Boas, Brendan Rodgers, Steve Clarke, Aítor Karanka, tutti lasciati partire con il beneplacito del boss. Tutti tranne Villas-Boas, il cui addio per diventare allenatore dell’Académica de Coimbra nel 2009 non è mai stato digerito dallo Special One, col risultato di aver incrinato rapporti fra i due.
In mezzo a tutti questi cambiamenti, l’unica costante nello staff di Mourinho è stata Rui Faria che, nel corso delle stagioni, ha assunto un ruolo sempre più importante fino anche ad ottenere dal suo boss di poter dirigere direttamente alcune sedute di allenamento al Manchester United.
Il futuro di Faria e di Mou
Cosa aspetta ora Rui Faria? I rumors lo danno in corsa per la panchina dell’Aarsenal, per la quale però il favorito sembra essere Mikel Arteta, secondo di Pep Guardiola questa stagione al City. Arteta non ha esperienze in panchina, così come non ne ha Rui Faria, ma i proprietari dei Gunners, Stan e Josh Kroenke, sono gli stessi che, con successo, hanno affidato la panchina della loro franchigia NFL (Los Angeles Rams) al 32enne Sean McVay. Inoltre, c’è l’esempio di Julian Nagelsmann, che ha fatto molto bene con l’Hoffenheim provenendo dal settore giovanile, così come ha avuto successo Domenico Tedesco con lo Schalke, pur avendo alle spalle solo un passato in Zweite Bundesliga. Un’altra probabile destinazione per l’ex assistente di Mourinho è il Chelsea, pronto a separarsi da Antonio Conte e dove Rui Faria ha già lavorato con lo Special One.
Per quanto riguarda Mourinho si tratterà di risolvere il non facile problema di sostituire un elemento che è stato fondamentale nella sua carriera. Fra i nomi circolati ci sono quelli di Kieran McKenna, allenatore nel settore giovanile dello United e quello di Rene Muelensteen, che tornerebbe così all’Old Trafford dopo il periodo trascorso al fianco di Alex Ferguson.
Mourinho potrebbe però promuovere qualcuno degli attuali assistenti o anche utilizzare direttamente Michael Carrick, che lo stesso portoghese ha annunciato entrerà a far parte del suo staff quando smetterà di giocare al termine di questa stagione.