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Dentro la crisi del Chievo

Col Benevento staccato, la lotta salvezza sembrava ristretta a Verona, SPAL e Crotone, chiamate a vincere il mini-campionato che alla fine avrebbe salvato soltanto una di esse. Invece gli ultimi risultati negativi hanno risucchiato fra le sabbie mobili della bassa classifica anche Sassuolo e Chievo, squadre che sembravano tranquille fino a poco tempo fa.

Particolare preoccupazione desta la situazione del Chievo, con i clivensi che stanno attraversando una crisi nera sempre più lunga. Infatti, se si esclude la vittoria nell’ultimo turno casalingo contro il Cagliari, i gialloblù non centravano i tre punti dallo scorso novembre quando ebbero ragione della SPAL.

In questo lasso di tempo, i veronesi hanno racimolato appena cinque punti (compresi i tre della partita col Cagliari), perdendo due scontri diretti contro Benevento e Crotone.

Soprattutto, la squadra di Rolando Maran ha palesato una paurosa involuzione sul piano del gioco, sia in fase offensiva che difensiva, segnando sei reti e subendone ventidue.

E proprio la fase di non possesso, fiore all’occhiello del Chievo nelle passate stagioni, ha sgretolato quelle certezze intorno alle quali il tecnico trentino aveva costruito le fortune del Chievo nelle passate stagioni. I gialloblu hanno concesso finora 43 reti con un dato di 37.23 in termini di expected goals against (xGA) secondo il modello undesrtat.com. A questo dato va aggiunto quello relativo ai tiri concessi a partita (16.3) che fa del Chievo la penultima squadra della massima serie, davanti soltanto ai cugini del Verona. Queste statistiche indicano che la squadra difende male e che gli avversari sono particolarmente precisi nelle occasioni lasciate loro dai gialloblù.

Per ovviare a queste lacune difensive e per garantire alla propria squadra maggiori sicurezza nella fase di non possesso, Maran è passato alla difesa a tre per le partite contro Atalanta e Juventus. Tuttavia, questo passaggio al 3-5-2 non ha garantito il ripristino di una certa solidità difensiva, tanto che i clivensi hanno concesso 41 tiri nell’arco dei due incontri, subendo tre reti (3.58 xG in totale). Di contro, i problemi offensivi sono se possibile aumentati con i Chievo che ha tirato appena cinque volte (solo una in porta) per 0.25 in termini di xG (zero gol segnati).

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La linea difensiva a cinque utilizzata la Chievo contro la Juventus. Cacciatore esce sull’esterno basso in avanzamento dei bianconeri mentre Bani segue il taglio di Mandzukic. Gli altri difensori rompono la linea per mantenere la superiorità numerica.

Squadra che difende particolarmente bassa, il Chievo ha molto campo da dover risalire nelle transizioni sia con la difesa a quattro che con quella a tre/cinque e i suoi giocatori fanno fatica nel ribaltare l’azione al momento della riconquista.

È chiaro come la scelta di difendere con una linea difensiva così arretrata sia dettata anche dalle caratteristiche fisiche e dall’età media della propria retroguardia, composta da giocatori fisici ed esperti ma in avanti con gli anni come sono i vari Gamberini (36), Dainelli (38), Gobbi (37), Cacciatore (31), Cesar (35) e Tomovic (30).  Da questa lista di veterani si distacca Bani che, pur non essendo giovanissimo (24), ha comunque un’età notevolmente più bassa di quella dei suoi compagni di reparto.

L’idea base nel gioco di Maran è quella di una compagine che punta a controllare lo spazio e gli uomini in zona palla in fase di non possesso, anche a costo di modificare la propria struttura in fase difensiva.

In pratica, senza palla la squadra di Maran si sistema bassa e in attesa, con una fase difensiva orientata sull’uomo, cercando però di rimanere il più compatta possibile, soprattutto centralmente. Così facendo, il Chievo cerca di restringere lo spazio fra le linee di difesa e centrocampo.

Se gli avversari portano palla in zone esterne, la prima uscita spetta all’interno di centrocampo. Qualora la palla venga portata in zone di campo avanzate, per esempio nella trequarti difensiva gialloblù, allora è compito del terzino sul lato forte uscire a pressione sul portatore di palla col resto della squadra che cerca di restringere ulteriormente lo spazio chiudendo le linee di passaggio vicine.

È questa un tipo di difesa tradizionale, facilmente eseguibile da giocatori esperti ma che non per questo non comporta dei rischi. Infatti, con una linea di difesa così arretrata, il Chievo porta gli avversari più vicini alla propria porta e questo spiega i numeri relativi alle conclusioni nello specchio concesse dagli uomini di Maran.

La fase di pressione, poi, non sempre è risultata efficace col risultato di permettere alle squadre avversarie di uscire dal pressing e di poter attaccare il lato debole del Chievo, particolarmente debole all’interno di un sistema 4-3-1-2.

In fase offensiva, il gioco dei gialloblù è abbastanza monotematico. La fase di costruzione non è particolarmente elaborata dato che il Chievo non fa del controllo del pallone un principio cardine del proprio gioco (appena 47% di possesso palla medio). La fase di possesso è rivolta alla ricerca immediata della verticalità.  Se il pressing avversario è efficace nel rendere rischiosa l’uscita bassa, i difensori possono appoggiarsi a Sorrentino che cerca il lancio lungo in zone più avanzate di campo con la squadra che si alza per andare a giocare sulla seconda palla.

Quando gli avversari si alzano dando continuità alla loro azione di pressione, il Chievo si appoggia a Sorrentino e alla sua battuta lunga.

Il Chievo non ha un chiaro piano B e lo si è visto anche nel primo tempo della sconfitta di Firenze (1-0) quando, nonostante il forte vento contrario che ostacolava questo tipo di approccio, la squadra di Maran ha continuato a cercare la palla lunga su Inglese e Pucciarelli.

Il forte vento sconsiglia l’uso della palla alta ma il Chievo insiste nel suo gioco. La traiettoria del passaggio lungo non è precisa: la Fiorentina riconquista il possesso e parte in una nuova azione offensiva.

Quando le altre squadre si difendono nella propria metà campo, permettendo ai gialloblù di salire, il Chievo non utilizza combinazioni particolarmente complesse come, ad esempio, la Sampdoria di Giampaolo (che utilizza lo stesso sistema di gioco, pur in presenza di interpreti qualitativamente diversi). Invece, i clivensi cercano il più delle volte il cross come arma di rifinitura (22 di media a partita) per sfruttare l’abilità nel gioco aereo dei propri riferimenti offensivi.

Per migliorare la propria fase offensiva e per aumentare il tasso tecnico di una squadra che ha una precisione nei passaggi di appena il 78.5%, nel mercato di gennaio i gialloblù hanno aggiunto all’organico Emanuele Giaccherini, reduce da un periodo di non utilizzo nel Napoli di Maurizio Sarri che lo vedeva come esterno e, quindi, come riserva di Insigne e Callejon. Nonostante i 32 anni di età, Giaccherini è il giocatore che, insieme a Castro e più di Hetemaj può garantire al Chievo tanto l’allargarsi in fascia per combinare con i terzini quanto l’inserimento centrale nella zona lasciata libera dal trequarti. Le caratteristiche di Giaccherini potranno aggiungere fantasia e tecnica al Chievo, come si è in parte visto contro il Cagliari, partita nella quale l’ex napoletano ha segnato un gol e servito un assist.

Vedremo se e quanto l’arrivo di Giaccherini aiuterà la fase offensiva di una squadra che tira in porta con una frequenza di 3.7 volte a partita e che ha segnato finora soltanto 23 reti.

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