‹‹Vinicius ha fatto gol e Courtois ha parato››. Con queste parole Carlo Ancelotti ha sintetizzato la finale di Champions League, la quarta conquistata dal tecnico emiliano (è record) e la numero 14 della storia delle merengues.
Il Real ha avuto la meglio su un avversario che ha effettuato ben 24 conclusioni (contro le 4 dei madrileni), nove delle quali indirizzate in porta (solo due quelle del Madrid).
È la quarta volta in questa competizione che la squadra di Ancelotti subisce molti più tiri di quanti ne riesce a produrre e, nonostante ciò, finisce per avere la meglio sull’avversario. Era già successo con Paris Saint-Germain, Chelsea e Manchester City.
Secondi i dati ESPN, fra tutte le squadre che hanno raggiunto le semifinali di Champions League nelle ultime undici stagioni (44), il Real 2022 era quintultimo per differenziale xG/xGA (-2.5) e terzultimo per field tilt (36%). Eppure alla fine il trofeo europeo più ambito a livello di club finisce ancora nella bacheca della Casa Blanca.
Cosa ha determinato questo esito, tutt’altro che scontato all’inizio della fase ad eliminazione? Secondo Ancelotti fra i fattori da tenere in considerazione ci sono stati ‹‹qualità, mentalità, esperienza dei veterani››.
In questo senso, la finale di Parigi non ha fatto che confermare quest’analisi. Rimanendo fedele alla sua versione 2.0 (che privilegia una organizzazione difensiva con blocco medio o basso senza particolare pressione e una fase offensiva demandata al talento dei singoli) Ancelotti ha affrontato la sfida contro il Liverpool pianificando pochi accorgimenti tattici.
Con i Reds che attuavano un pressing orientato sulla palla, senza cadere nelle trappole predisposte dagli Spagnoli, Ancelotti ha cercato di attaccare alle spalle la linea arretrata di Jürgen Klopp passando soprattutto per il lato sinistro del campo, dove operava Vinícius o dove si potevano sfruttare gli spazi solitamente lasciati da Trent Alexander-Arnold.

Non a caso su quel lato di campo in diverse situazioni è dovuto scivolare o effettuare marcatura preventiva Konaté. In non possesso veniva chiesto a Luka Modrić di tenere sotto controllo Thiago Alcántara mentre il resto della squadra si compattava in due linee di quattro che coprivano i corridoi centrali del campo.

A Klopp ed ai suoi restava qualche spazio sulle corsie esterne. Ed infatti il Liverpool inizialmente ha costruito sulla fascia destra d’attacco. A sinistra invece il duello che avrebbe potuto in teoria far pendere il lato della bilancia dalla parte degli Inglesi, vale a dire quello fra Luis Díaz e Dani Carvajal, si è risolto a favore del nazionale spagnolo. Aiutato dai ripiegamenti di Valverde, Carvajal ha comunque sempre avuto la meglio anche in situazioni di 1c1, riuscendo ad essere pericoloso anche nelle sue proiezioni offensive. Non a caso il gol vittoria è scaturito da quel lato.
I cambi offensive di Klopp (che ha inserito prima Diogo Jota e poi Roberto Firmino) hanno ulteriormente alzato una pressione offensiva che però è andata a sbattere su uno strepitoso Thibaut Courtois. Il no.1 francese è stato il grande protagonista della vittoria di Parigi e, insieme a Karim Benzema, l’artefice di questa vittoriosa campagna europea del Real.
Detto questo, un’altra chiave di lettura da tenere in considerazione è quella relativa al possesso. Il Liverpool ne ha registrato di più ma il Real Madrid ha avuto comunque a disposizione il pallone per il 45% del tempo. In pratica, la squadra di Ancelotti ha avuto delle fasi di possesso che, anche se non tradotte in occasioni pericolose, ha finito per togliere la palla dalla disponibilità dei Reds.
Nelle decisive sfide di ritorno con PSG, Chelsea e City, i blancos hanno registrato un dato sempre superiore al 40%. Utilizzando soprattutto Modrić e Toni Kroos, Ancelotti ha quindi costruito una struttura che, se non riesce ad armare velocemente Vinícius e Benzema, è comunque in grado di addormentare la partita gestendo il pallone per lunghi tratti.
Certo questo non significa che il Madrid abbia vinto la coppa controllando le partite o dettando sempre il contesto. Però può aiutare a spiegare il successo di una squadra che, grazie al talento dei singoli e alle letture del suo tecnico, alla fine ha sempre controllato gli episodi, girandoli a proprio favore.

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Ho come l’impressione che questa vittoria di un Real cinico e speculatore abbia infastidito molti osservatori. Tutte le analisi sono fredde e sintetiche come se gli analisti fossero delusi da come è arrivata la vittoria dei blancos. Io sono ammiratore di Pep e Klopp e della loro visione del calcio. Ma godo tantissimo quando il calcio dimostra di essere un gioco bellissimo e impossibile da “imprigionare” nelle statistiche; dati, Xg, PdA e diavolerie varie sono interessanti ma non dimostrano una bella cippa e spiegano solo una minima parte di un gioco imprevedibile e sorprendente.
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