Ventiquattro anni fa si compì una delle rimonte più epiche della storia del calcio europeo. A risultarne sportivamente vittima fu il Milan di Fabio Capello, impegnato nei quarti di finale della coppa Uefa. Sorteggiati con i francesi del Bordeaux, i rossoneri avevano agevolmente vinto la partita d’andata a San Siro (2-0) e si apprestavano ad affrontare con prevedibile ottimismo la trasferta in terra transalpina.
Le cose però non andarono come previsto: la pratica non era chiusa e, davanti al pubblico del Parc Lescure, i girondini guidati da Gernot Rohr (oggi commissario tecnico della Nigeria), riuscirono nell’impresa di ribaltare il risultato dell’andata grazie ad una doppietta di Dugarry (poi protagonista di una non felice partenza italiana, proprio con la maglia del Milan) e ad una rete di Tholot.
Era, quello, il Milan di Roberto Baggio e Weah e dell’ultima annata sotto la guida di Fabio Capello, che al termine della stagione saluterà per accasarsi al Real Madrid.
All’andata Rohr aveva impostato una tattica più difensiva del solito. Come dichiarato alla viglia del match di ritorno, l’allenatore tedesco aveva osservato i rossoneri contro il Bari e il Piacenza in campionato. Col Bari, gli uomini di Capello ‹‹avevano vinto 3-2…il Bari era stato rigoroso dietro, giocando in contropiede››. Tre giorni prima della prima sfida col Bordeaux, la squadra milanista aveva battuto il Piacenza 4-0. Gli emiliani ‹‹avevano giocato molto alti›› e bene, ma anche loro erano stati puniti dalla superiorità tecnica del Milan, crollando a metà ripresa. Così, dopo queste due partite, Rohr aveva optato per un atteggiamento difensivo, ritenendo che ‹‹fosse meglio subire due reti che produrre un bel gioco e prenderne quattro››.
Il piano non aveva funzionato e, con due reti da dover recuperare, il tecnico di Mannheim doveva obtorto collo tenere un atteggiamento offensivo. ‹‹Quel Milan era organizzato in un 4-4-2 con tre linee piatte››, ha ricordato Rohr alla rivista Vestiaires. ‹‹I rossoneri facevano molto bene il fuorigioco, trappola nella quale siamo caduti molte volte all’andata››.
La partita di ritorno vedeva quindi un Milan sulla difensiva, pronto ad agire in contropiede sfruttando la velocità di Weah, col Bordeaux che invece approcciano la sfida mettendo intensità e fisicità nei duelli, allo scopo di mettere sotto pressione gli ospiti.
‹‹Tatticamente sapevamo che non potevamo tenere il possesso››, ha detto il tecnico tedesco. ‹‹D’altra parte non era questo il nostro obiettivo…ai miei giocatori ho chiesto di attuare i seguenti principi: effettuare un pressing alto, vincere i duelli e far ‘decollare’ la nostra fascia sinistra, probabilmente una delle migliori d’Europa con Lizarazu e Witschge››.
Nel filmato montato con VideoMatch di Sics vediamo la giocata a tre fra Dutuel, Dugarry e Witschge con l’olandese che effettua un cambio di campo a sinistra per l’accorrente Lizarazu, giocata dalla quale scaturisce il primo gol del Bordeaux al ritorno.
Con la squadra di Capello disposta con una sorta di 4-4-1-1, con Baggio dietro l’attaccante liberiano, Rohr sceglie di schierare un centrocampo con Philippe Lucas come sentinelle davanti la difesa. In pratica il centrocampista francese aveva il compito di marcare da vicino Baggio, col risultato di lasciare Weah all’azione di marcatura e copertura gestita dai centrali Dogon e Friis-Hansen.
Lucas su Baggio.
Quando però Lucas era costretto a lasciare la sua posizione per andare a coprire il mezzo spazio sinistro, il risultato era l’aprirsi delle linee di passaggio verso i due attaccanti rossoneri.
Lucas si alza per coprire le spalle di Witschge, liberando la linea di passaggio per Baggio.
Tuttavia, avendo Capello schierato due centrocampisti di interdizione come Marcel Desailly e Patrick Vieira, il Milan faceva fatica a legare il centrocampo con il reparto offensivo.
Quando poi, nel corso del primo tempo, Rohr decide di stringere l’olandese Richard Witschge a sinistra e Dutuel a destra, il Bordeaux acquista in densità centrale, ingolfando il possesso rossonero, nonostante l’ingresso di Albertini al posto dell’infortunato Costacurta, con conseguente arretramento in difesa di Desailly e spostamento a destra di Vieira.
I quattro centrocampisti del Bordeaux stretti sul lato palla.
Nel secondo tempo, con Di Canio al posto di Baggio, il Milan aumenta la pressione offensiva, soprattutto sulle fasce con Maldini (a sinistra) e Panucci (a destra) a supporto degli esterni di centrocampo.
Dal punto di vista offensivo, i girondini cercano molto la palla lunga per Dugarry e Tholot, pronti poi a gestire la seconda palla nell’altra metà campo con Witschge e, soprattutto, Zidane. Il trequarti dei transalpini riesce spesso a liberarsi della marcatura del centrocampo milanista, attraverso movimenti di smarcamento che aprono linee di passaggio verso di lui da parte dei compagni o con azioni palla al piede che gli consentono di creare superiorità.
Alla fine, nonostante gli ultimi venti minuti d’arrembaggio rossonero, il Bordeaux riesce a tenere il 3-0 che lo qualifica per il turno successivo. Quella squadra arriverà alla finale col Bayern, dove però l’impresa di recuperare il doppio svantaggio (2-0 a Monaco) stavolta non riuscirà (sconfitta 1-3 anche in casa), nonostante un primo tempo arrembante al ritorno, con Witschge a veicolare i flussi di gioco nel mezzo e con Dugarry, Zidane e Tholot a muoversi costantemente lungo il fronte offensivo. L’infortunio di Lizarazu alla mezzora (sostituito dal giovane Anselin) tolse molto alle velleità di rimonta dei transalpini.
La finale persa non ha però fatto dimenticare l’impresa compiuta contro il Milan da una squadra che ebbe il merito di aver riportato la Francia all’atto conclusivo della manifestazione per la prima volta dal 1978 (quando il Bastia venne superato nel doppio confronto dal Psv) e che arrivò in fondo già sapendo che i pezzi pregiati sarebbero partiti a fine stagione (Zidane alla Juve, Dugarry al Milan, Witschge all’Ajax e Lizarazu all’ Athletic Bilbao).