Al di là della partita Analisi tattica

Cosa ci ha detto la sfida fra Francia e Germania

Le amichevoli delle nazionali, si sa, hanno un valore relativo. Per di più, disturbano la routine del tifoso, costituita essenzialmente da campionato e coppe europee. Anche alcuni allenatori (Maurizio Sarri in primis) si sono lamentati delle interruzioni provocate al lavoro dei club da questo tipo di partite arrivando a proporre l’idea di seguire l’esempio di quello che accade in altri sport, vale a dire di concentrare le uscite delle rappresentative a fine stagione (comprese le varie partite di qualificazione ai tornei internazionali).

Quando però queste pause forzate consentono di vedere partite come Inghilterra – Brasile (con il primo gol in verdeoro del talento Endrick) o Francia – Germania, possiamo allora dire che non tutto il male (lo stop ai campionati) viene per nuocere.

In questa sede ci concentreremo proprio sulla sfida fra galletti e die Mannschaft, una rivalità che ha ragioni storiche e che, calcisticamente, ha visto il suo punto più alto probabilmente nella famosa semifinale dei Mondiali del 1982, quella dell’uscita del portiere tedesco Harald Schumacher su Patrick Battiston.

Pur essendo, come detto, una amichevole, la partita andata in scena ieri a Lione è stata dunque gara vera. A tre mesi di distanza dai campionati europei che si disputeranno il prossimo giugno proprio in Germania, lo scontro fra queste due superpotenze calcistiche ha visto salire le quotazioni degli uomini di Julian Nagelsmann e scendere quelle dei ragazzi di Didier Deschamps. E questo al di là del risultato finale (2-0 per i tedeschi) che ha segnato la seconda vittoria della Germania sulla Francia nell’arco di pochi mesi (l’altra è avvenuta a settembre scorso, sempre in amichevole, col punteggio finale di 2-1).

Nel giorno del ricordo di Franz Beckenbauer e Andreas Brehme la nazionale teutonica si è infatti dimostrata più squadra, nel senso di ave mandato in campo un collettivo con le idee più chiare su cosa fare sia con che senza palla.

Certamente, il gol di Florian Wirtz dopo soli 7 secondi dall’inizio della partita, a seguito di un magistrale schema eseguito dai bianchi, ha agevolate le cose per la Germania.

In generale però la formazione tedesca ha sempre avuto il controllo della partita, con le uniche reazioni dei Bleus concentrate quasi esclusivamente nella seconda parte del primo tempo. Deschamps ha presentato una Francia troppo passiva, strutturata difensivamente in un 4-5-1 che lasciava libertà di manovra ai giocatori avversari e che non riusciva a difendere bene nemmeno la propria zona di rifinitura, dove campeggiavano beatamente gli avanti della Germania (il già menzionato Wirtz e Jamal Musiala su tutti).

La manovra offensiva francese era poi troppo statica, con uno sviluppo affidato solo alle giocate di Kylian Mbappé a sinistra e Ousmane Dembélé, con quest’ultimo che faceva impazzire il terzino tedesco Maximilian Mittelstädt.

Insomma, Deschamps ha presentato una versione della Francia (blocco medio e passivo in non possesso, iniziative individuali in possesso) che potrebbe essere quello che rischiamo di vedere anche al prossimo Europeo. In pratica, difendiamoci bene (magari meglio di quanto visto a Lione) e affidiamoci in avanti alle iniziative dei vari Mbappé, Dembélé e Antoine Griezmann (assente ieri sera). Un approccio che ha finito per mettere in difficoltà anche Marcus Thuram e, quando è entrato, Olivier Giroud.

Di fronte ad un undici così passivo i tedeschi hanno avuto buon gioco nel dominare il contesto, specialmente in mezzo al campo. Là dove tornava, dopo tre anni di assenza volontaria, un certo Toni Kroos. Lavorando in costruzione e primo possesso nel mezzo spazio sinistro il giocatore del Real Madrid veniva a trovarsi spesso in zone di campo libere, dove non arrivava un contrasto da parte francese. Da qui il numero 8 tedesco poteva tranquillamente orchestrare la manovra dei suoi.

Quando poi Deschamps ha provato a porre rimedio alla situazione, spedendo Dembélé sulle tracce di Kroos, la Germania si è trovata con Robert Andrich e Joshua Kimmich in grado di dirigere il traffico, supportati dai giocatori in avanti (Wirtz, Musiala  e Kai Havertz) che si abbassavano per creare linee di passaggio e sovrannumero nei corridoi centrali del campo.

Warren Zaïre-Emery, Aurélien Tchouaméni e Adrien Rabiot non sono stati in grado di contrastare un reparto avversario che, oltre alla superiorità numerica, ha potuto contare su una prestazione tecnica eccezionale a livello di precisione e di velocità nella trasmissione della palla. 

L’altro fattore su cui Deschamps dovrà porre l’attenzione in vista di giugno riguarda la difesa. Prima della sfida contro la Germania L’Équipe era uscita con un interessante articolo che puntualizzava come il commissario tecnico dei transalpini avesse impiegato, dopo Euro 2021, ventiquattro allineamenti difensivi diversi in trentadue partite.

A Lione Deschamps ha mandato inizialmente in campo un quartetto composto da Jules Koundé e Lucas Hernández esterni e da Benjamin Pavard e Dayot Upamecano come centrali. La prova di Koundé è stata particolarmente negativa, col difensore in chiara difficoltà nella gestione di Wirtz.

Ma a segnare il dibattito prima e dopo l’amichevole di ieri è stato Upamecano. Il centrale del Bayern (già titolare a Doha nell’ultima finale mondiale) è reduce da una metà di stagione complicata in Baviera e non sembra dare sufficienti garanzie nemmeno in nazionale. La speranza è che Deschamps possa avere a disposizione per il prossimo Europeo un Ibrahima Konaté in piena efficienza fisica. Oppure si potrebbe provare la soluzione che prevede l’arretramento di Tchouaméni sulla linea arretrata (con promozione di Eduardo Camavinga in mezzo al campo) o, ancora, l’accentramento di Lucas Hernández.

Per Deschamp quindi le cose da sistemare in vista di giugno sono parecchie. Per quanto riguarda invece la Germania, tutto è andato bene. Nagelsmann (per il quale si parla anche di proposta di rinnovo del contratto con la DFB, in scadenza dopo l’Europeo) un bel modo per ripartire dopo la doppia sconfitta rimediata durante la pausa di novembre (3-2 contro la Turchia e 2-0 con l’Austria).

Come si evince da quanto scritto finora, quella fra Francia e Germania sarà anche stata una ‘semplice amichevole’, ma ha sicuramente detto molte cose interessanti.

pascal-meier-Eo4TLdqXZkY-unsplash

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