Foto: IMAGO / Marco Canoniero
Eliminazione subita ad opera del Feyenoord nei playoff di Champions, una sconfitta col Torino e un’altra contro il Bologna di Vincenzo Italiano a fronte di un pareggio con l’Inter e di due vittorie contro le pericolanti Empoli e Verona. A questo si aggiungano tutta una serie di polemiche per la gestione di una squadra che continua ad andare a corrente alternata, così come prima del suo arrivo.
No, non è stato un bel febbraio quello di Sérgio Conceição e del Milan. In questo senso, la sfida di domenica contro la Lazio, scontro diretto per l’Europa (sì, ma quale?) sembra sempre più assumere i contorni di un esame definitivo per il portoghese, almeno a sentire certi spifferi che arrivano da parte di chi bazzica da vicino l’ambiente di Milanello.
Eppure Conceição era partito bene nella sua avventura milanese. Arrivato a gennaio in sostituzione dell’esonerato Paulo Fonseca (suo connazionale), il tecnico portoghese aveva subito aggiustato qualcosa, riuscendo a far vincere al Milan la Supercoppa disputatasi in Arabia. Certo, a Riyad tutto era girato per il verso giusto: il Milan era stato infatti protagonista di partite aperte, con poco controllo (come spesso gli è capitato nelle ultimamente), ma era stato preciso sottoporta, a differenza degli avversari. E questo aveva consentito ai milanisti di portare a casa il trofeo.
Su quel successo però Conceição non ha saputo costruire più nulla. La compagine rossonera infatti continua a denotare gli stessi problemi che avevano caratterizzato la gestione tecnica precedente: assenza di controllo sulla gara (come detto), difficoltà negli ultimi venti metri di campo (offensivi e difensivi), mancanze di ordine tattico.
Proprio su queste ultime vale la pena soffermarsi. Conçeicao è arrivato in Italia come un allenatore che, durante le precedenti esperienze in panchina (a Nantes e col Porto) si era contraddistinto per la costruzione di squadre in grado di difendere con un blocco medio, linee serrate e grande aggressività, per poi essere pronte a lanciarsi in veloci ripartenze.
Con questo tipo di approccio il suo Porto ha eliminato, negli anni, Roma (2018-19), Juventus (2020-21) e Milan di Pioli (2021-22) dalla Champions e anche la Lazio di Sarri dall’Europa League (2021-22). Lo stesso Conçeicao non ha mancato di rimarcare queste imprese al termine della gara di campionato persa contro il Bologna quando, evidentemente esasperato dal clima negativo creatosi intorno alla sua gestione e dall’idea di essere considerato un parvenu, ha voluto appunto ricordare il suo score contro allenatori italiani in Europa.
Il problema però è che il Milan non ha gli uomini adatti per giocare il calcio che vuole Conçeicao. E anche le scelte dell’allenatore, da questo punto di vista, sono spesso parse controintuitive. Il Milan visto in queste settimane dal suo sbarco in Italia infatti è squadra che non riesce a restare compatta, finendo invece spesso per allungarsi pericolosamente. In più i rossoneri fanno tremenda fatica nell’organizzare un pressing strutturato ed efficace.
Di certo (e qui torniamo alle scelte di formazione) è difficile immaginarsi un Milan ordinato in un 4-4-2 senza palla avendo in campo contemporaneamente Rafa Leão, João Félix, Santiago Giménez e Christian Pulisic. Frettolosamente etichettati come Fab Four, i quattro riferimenti offensivi sono ad oggi parte del problema più che su asoluzione. Entriamo nel dettaglio. Leão, lungi dall’aver trovato quella continuità che, a detta di molti, gli mancherebbe come unico attributo per diventare un campione, resta invece ancora prigioniero delle sue amnesie e della idiosincrasia nei confronti della fase difensiva. Da parte sua João Félix è sempre quel giocatore che non si è imposto in Inghilterra. E questo è accaduto non soltanto per una struttura fisica non adeguata ai rigori della Premier ma anche per la discontinuità manifestata fra una partita e l’altra e anche all’interno della stessa gara.
Giménez ad oggi è una delle poche luci della squadra rossonera. In quattro partite disputate in campionato (tre da titolare) il messicano ha messo a segno due reti, dimostrandosi pronto sia ad attaccare e riempire l’area avversaria (motivo per il quale è stato preso al posto di Álvaro Morata) sia a collaborare al pressing.
Per quanto concerne Pulisic, lo statunitense sta vivendo un periodo di flessione. Quando questa flessione dipenda dalla squadra e quanto invece siano le prestazioni non ottimali di Pulisic a contribuire a rendere negativo il momento del Milan, è difficile dirlo con certezza. Interessante però è stato il focus realizzato di recente sul giocatore da The Athletic. In base a quanto raccolto, con l’arrivo di Conçeicao l’ex giocatore del Chelsea ha continuato ad essere impiegato ora a destra ora da numero 10, prima di trovare una collocazione più definitiva in fascia a partire da febbraio, in concomitanza con l’arrivo in squadra di Félix (trequartista designato).
Rispetto a prima però i dati riportati indicano per Pulisic un minor utilizzo nel mezzo spazio destro, zona nella quale in precedenza era solito arrivare partendo dall’esterno. In pratica Pulisic ha visto diminuire la sua presenza in zone pericolose di campo, così come ha visto mettere in dubbio la sua titolarità. Nelle rotazioni offensive di Conçeicao infatti gli unici titolari certi sono Giménez e Félix. A Bologna, nell’undici di partenza, a destra è stata riproposta la soluzione con Yunus Musah largo in fascia. I tempi felici in cui Pulisic era l’argo della bilancia dell’attacco rossonero (a settembre, quando mise a segno quattro gol) sembrano ormai lontani.
Per caratteristiche della rosa a disposizione e per scelte sue proprie Conçeicao è dunque ancora molto lontano dal trasformare il Milan in una nuova versione del Porto da lui allenato. I rossoneri continuano ad andare a sprazzi, ad essere un progetto incompiuto…e non è detto che in futuro acquistino compiutezza. Soprattutto, Conçeicao ha la necessità di invertire la rotta il prima possibile e ciò non tanto per alimentare nuove speranze in classifica (la zona Champions sembra ormai irraggiungibile) quanto per non macchiare la sua permanenza a Milano con un esonero. Cosa che invece potrebbe capitargli in caso di risultato negativo contro la Lazio.
Insomma, di tempo a disposizione per cambiare le cose a Conceição sembra esserne rimasto poco. Abbandonato dalla società, in difficoltà nel gestire una rosa da lui non costruita e inadatta al suo calcio, l’ex centrocampista di Lazio, Inter e Parma sembra sempre più un uomo solo al comando, che combatte titanicamente contro un destino avverso.

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