Foto: IMAGO / ABACAPRESS
Molto è stato scritto a riguardo del Clásico che ha visto il Barcellona demolire al Santiago Bernabéu il Real Madrid (0-4) lo scorso 26 ottobre: dalla trappola del fuorigioco efficacemente utilizzata dagli uomini di Hansi Flick alla doppietta di Robert Lewandowski, passando per le difficoltà dei blancos e di Kylian Mbappé fino ad arrivare all’elogio della cantera barcellonista.
Sì perché, com’è noto, nell’undici iniziale schierato da Flick hanno trovato spazio ben 6 giocatori di età uguale o inferiori a ventuno anni. E tutti hanno giocato bene. Fra le prestazioni particolarmente esaltanti di questo gruppo di ragazzini terribili la stampa ha sottolineato in modo particolare quelle del diciassettenne difensore centrale Pau Cubarsí, del solito Lamine Yamal e del ventunenne Marc Casadó.
Forse perché richiamato in panchina dopo quarantasette minuti di partita (per inserire Frenkie de Jong, spostando più avanti Pedri e guadagnando così definitivamente superiorità numerica nella zona centrale del campo) poco è stato detto della prova di Fermín López, campione europeo e olimpico con la Spagna.

Eppure il ventunenne andaluso di El Campillo era stato inizialmente preferito al costoso Dani Olmo (€60 milioni pagati al Lipsia questa estate per riportarlo a casa) nella formazione di partenza. Una conferma per López, dopo quanto di buono il ragazzo aveva mostrato in Champions nella sfida col Bayern. Una gara nella quale López era stato grande protagonista, fornendo anche un assist a Lewandowski

Che il Barcellona punti su López lo conferma il fatto che il club abbia deciso di rinnovargli il contratto portando la nuova scadenza al 2029.
Arrivato in prima squadra la scorsa stagione sotto l’egida di Xavi, López ha registrato 11 gol in 48 presenze con la maglia blaugrana. Il fatto che Flick lo abbia lanciato contro Bayern e Real nonostante un mese di assenza per problemi fisici rende bene l’idea di quanto anche l’attuale tecnico del Barça lo tenga in considerazione.
E non potrebbe essere diversamente per uno dei talenti più puri dell’ultima nidiata di baby prodigi usciti da La Masia. Fermín López ha raggiunto la prestigiosa accademia giovanile blaugrana nel 2016 all’età di soli quindici anni, proveniente dal Betis. In Catalogna López andò a incorporare la selezione dei nati del 2003, che comprendeva anche i vari Casadó, Alejandro Balde e Xavi Simons (successivamente passato al Paris Saint-Germain e attualmente in prestito al Lipsia).
Dopo un anno passato in prestito al CD Linares (squadra di terza divisione), López è rientrato alla base nel 2023, per mettersi a disposizione di Xavi. Il tecnico catalano ebbe modo di valutare l’andaluso durante la tournée negli Stati Uniti, optando per confermarlo con la prima squadra, alla luce delle prestazioni offerte dal canterano e dalla rete segnata nell’amichevole svolta in territorio nordamericano contro il Real Madrid e che vide il Barça imporsi 3-0.
Dopo quella gara Xavi ebbe parole d’elogio per il giovane: ‹‹mi è piaciuto molto quello che ho visto in Fermín. Mi piace la sua scioltezza, il suo coraggio, che non ha paura, che chiede la palla, che gioca semplice, che ha l’ultimo passaggio››.
Fin da quei primi momenti López mise in mostra alcune delle sue qualità migliori, vale a dire il controllo di palla, il passaggio e il tiro da lontano. Contro il Real nell’ultimo Clásico il numero 16 blaugrana ha anche confermato la propria abilità nell’associarsi con i compagni, connettendosi in particolare con Pedri e agendo soprattutto nel mezzo spazio destro.
Più un passatore e un portatore di palla (1.67 conduzioni progressive per 90 minuti in base ai dati Fbref) che un dribblatore, López fa parte di quella nutrita batteria di centrocampisti centrali e trequartisti del Barcellona che comprende, oltre ai già menzionati Casadó, de Jong, Pedri, Dani Olmo, anche gli infortunati Gavi e Marc Bernal.

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