Gli Europei di Granit Xhaka

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Quando parliamo di Svizzera, siamo spesso legati, anche sportivamente, ad alcuni luoghi comuni: lo sci (con fuoriclasse del calibro di Pirmin Zurbriggen, Vreni Schneider o Marco Odermatt), l’hockey su ghiaccio o il tennis (con Roger Federer e Martina Hingis).

Difficilmente si collega la Confederazione elvetica al calcio. Eppure, il calcio svizzero ha contribuito enormemente alla storia dello sviluppo del gioco. Oltre ad ottimi allenatori la Svizzera ha prodotto anche buonissimi calciatori quali sono stati, per restare ad un passato più o meno recente, i vari Alain Sutter, Stéphane Chapuisat, l’ex bolognese Kubilay Türkyılmaz o l’ex interista Ciriaco Sforza.

In questi Europei 2024, nei quali la nazionale rossocrociata sta sorprendendo tutti, ci sono altri elementi che si vanno segnalando, uno fra tutti.

Probabilmente, se non ci fossero state le prestazioni mostruose di Toni Kroos, la palma di miglior No.8 dei campionati europei in corso di svolgimento in Germania dovrebbe infatti essere assegnata proprio ad un giocatore svizzero, vale a dire a Granit Xhaka.

Dopo aver iniziato male il percorso di qualificazione a Euro 2024, il commissario tecnico rossocrociato Murat Yakin decise di confrontarsi con i senatori del gruppo, per correggere quello che non andava.

Dopo aver parlato anche Xhaka, Yakin decise di abbandonare il 4-2-3-1 utilizzato in precedenza per favorire quell’approccio 3-4-3 visto all’opera in questa competizione continentale.

Contro l’Italia, negli ottavi, si è avuta una ulteriore conferma della bontà di questa scelta. La Svizzera che si è presentata in campo a Berlino infatti è riuscita a limitare la capacità offensiva degli Azzurri, specialmente nel primo tempo. Durante quella frazione di gioco gli Svizzeri hanno letteralmente soffocato il possesso italiano, andando ad aggredire e riaggredire in avanti in modo efficace, all’interno di un blocco difensivo 5-4-1.

Quando poi in possesso, la Svizzera riusciva a palleggiare con estrema cura del pallone, utilizzando degli accorgimenti che si sono rivelati difficili da difendere per tutte le avversarie finora affrontate in questo cammino europeo.

Fra questi accorgimenti, oltre all’ormai arcinoto scambio di posizioni fra Michel Aebischer ed il trequarti di zona (con quest’ultimo che va a giocare esternamente mentre il bolognese ne rileva le funzioni nel mezzo spazio adiacente) ci sono, in generale, la volontà di fissare l’ampiezza sul lato destro del campo e, sempre su quello sinistro, la costruzione di un triangolo di gioco che coinvolge spesso Xhaka.

La rete di Remo Freuler, che ha portato la Svizzera in vantaggio sull’Italia, è stata figlia proprio di una sequenza di ben a 31 passaggi, della rotazione di cui sopra e della creazione del triangolo di possesso sul lato sinistro del campo.

In questa circostanza, col possesso rossocrociato che chiamava fuori la pressione italiana per superarla e accelerare in verticale, Xhaka non solo partecipava ripetutamente alla gestione della palla, ma arrivava in corsa a ricostruire il suddetto triangolo mentre Ruben Vargas serviva l’assist vincente per Freuler.

L’apporto di Xhaka in questa struttura e in quella zona di campo era ancora più evidente in occasione della seconda rete elvetica, quella del tiro a giro del già citato Vargas.

Con Aebisher, il trequartista sinistro (Vargas o Dan Ndoye), il supporto di Xhaka e, in alcune occasioni, l’utilizzo come terzo di Ricardo Rodríguez, la Svizzera ha eletto i corridoi di sinistra come proprio lato forte.

Per sottolineare ulteriormente l’impatto di Xhaka contro gli Azzurri basta poi ricordare come il centrocampista del Bayer Leverkusen abbia prodotto nella sfida ben 15 passaggi chiave, intesi come passaggi che hanno consentito alla Svizzera di superare almeno una linea difensiva avversaria.

Il totale dei passaggi chiave registrati da Xhaka finora nel torneo è di 26: solo Kroos ne ha eseguiti di più (56). Proprio la difficoltà delle squadre avversarie nel contenere il giocatore del Leverkusen è stata una delle chiavi del buon cammino effettuato dalla Svizzera in questi Europei. Ad oggi infatti l’unica nazionale che è riuscita a limitare il No.10 elvetico è stata la Scozia, nella sfida valevole per il gruppo A, quando Steve Clarke decise di piazzare Scott McTominay in marcatura su Xhaka.

Se dunque la Svizzera sarà in grado di arrivare ancor più lontano in Germania lo dovrà alle decisioni di Yakin, alla sicurezza difensiva offerta da Yann Sommer e Manuel Akanji, alla fluidità offensiva garantita da Aebisher, ma anche alla cerniera di centrocampo composta da Freuler e da uno Xhaka che ha confermato di essere uno dei migliori interpreti del ruolo a livello europeo.

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