Al di là della partita

Cosa ci ha detto la fase a gironi della coppa d’Asia

Si è conclusa la prima fase della coppa d’Asia, quella relativa ai gironi. Abbiamo così la lista delle sedici squadre che, a partire dagli ottavi di finale, si giocheranno ad eliminazione diretta il titolo di campione continentale.

Non sono mancate le sorprese, a partire dalla vittoria dell’Iraq sul Giappone per finire con la commovente qualificazione della Siria di Héctor Cúper.

Cosa ci ha detto questo primo turno? Innanzitutto che il Giappone, grande favorito della vigilia, non è imbattibile. Il commissario tecnico Hajime Moriyasu, eroe della campagna mondiale un anno fa in Qatar, è finito nel mirino della critica per alcune scelte controverse. A partire da quella di affidare la titolarità in porta a Zion Suzuki.

Il portiere di origini ghanesi è infatti stato incerto in occasione del gol di Aymen Hussein che ha deciso la sfida contro l’Iraq di cui sopra ed è anche colpevole per le due segnature realizzate dal Vietnam nella partita d’esordio, che ha visto poi i Samurai Blue vincere per 4-2.

Dietro Suzuki comunque non c’è molta scelta. A far da riserva al portiere del Sint-Truiden infatti ci sono Daiya Maekawa (una presenza) e Taishi Brandon Nozawa (zero presenze) mentre il veterano trentaquattrenne Shuichi Gonda è stato lasciato a casa da Moriyasu. In generale, il Giappone è parso finora troppo perforabile in fase difensiva.

Fra le sorprese della prima fase da segnalare le qualificazioni di Palestina, del già citato Iraq e del Tajikistan. Una nota è da spendere anche per il già citato Vietnam.Ok, la squadra guidata dal francese Philippe Troussier (lo ricordate? Ex commissario tecnico del Giappone ai Mondiali asiatici del 2002) è uscita dopo tre sconfitte (peggiorando il risultato ottenuto nel 2019, quando arrivò fino a i quarti di finale della competizione) ma ha costruito un gruppo giovane (ventiquattro anni di media) che ha nel mirino la qualificazione ai Mondiali nordamericani del 2026. Inoltre la nazionale vietnamita ha fatto vedere buone cose su calcio piazzato, come visto nella parita contro il Giappone.

L’altra grande nazionale particolarmente attenzionata per tutto quello che sta succedendo globalmente a livello calcistico è stata l’Arabia Saudita. Guidati Da Roberto Mancini i Green Falcons.

Mancini ha approcciato la competizione continentale facendo scelte importanti, anche impopolari, come l’esclusione dei vari Sultan Al-Ghannam, Nawaf Al-Aqidi e Salman Al Faraj

L’esordio non è stato dei migliori, con i Sauditi che si sono trovati sotto di un gol all’esordio contro l’Oman a causa di un rigore. Quella segnata dall’omanita Salaah Al-Yahyaei è stata l’unica rete concessa dall’Arabia nel suo girone.

Grazie ai cambi operati in corso di partita la squadra di Manici è comunque riuscita a ribaltare il punteggio, conquistando i tre punti. Alla vittoria sull’Oman hanno fatto seguito quella contro il Kyrgyzstan e il pareggio con la Thailandia, risultati che hanno consentito ai Sauditi di vincere il proprio raggruppamento.

Dal punto di vista tattico Mancini ha presentato una squadra con una struttura bene definita, partendo da una difesa a tre che ha consentito ai Green Falcons di strutturare bene la fase di possesso sin dalla prima costruzione.

Un momento della fase di costruzione saudita contro l’Oman.

In generale, Mancini deve sperare che migliori la fase di finalizzazione. L’Arabia Saudita crea molto ma non sempre i giocatori hanno la qualità necessaria per concretizzare. Contro il Kyrgyzstan, che gli avversari siano stati ridotti in dieci nel primo tempo e poi in nove nella ripresa a causa di due espulsioni, gli uomini di Mancini hanno prodotto ben 25 conclusioni (14 delle quali nello specchio della porta) segnando ‘solo’ due reti.

Nel video montato con VideoMatch Presenter di Sics osserviamo uno sviluppo offensivo dell’Arabia Saudita nella partita con la Thailandia.

In questo senso il Mancio avrà bisogno di un miglioramento già dagli ottavi, visto che di fronte ci sarà la Corea del Sud. La squadra di Son Heung-min è alla ricerca del suo terzo titolo asiatico, che manca a Seoul dal 1960.

La squadra di Jürgen Klinsmann non ha finora rubato l’occhio ed il tecnico tedesco è finito (nuovamente) nel mirino di una critica sempre severa nei suoi confronti (la decisione di passare più tempo in California che in Corea durante il suo mandato non è stata ben vista). Anche dal punto di vista tattico non si è visto nulla di particolarmente avanzato.

Tuttavia, avendo in squadra elementi come il già citato Son, Lee Kang-in del Psg e l’attaccante dei Wolves Hwang Hee-chan, la squadra di Klinsmann resta una delle favorite per la vittoria finale.

Contro i Sauditi è probabili che Klinsmann lasci il palino del gioco agli avversari per rifugiarsi in un compatto e basico 4-4-2, affidandosi poi ad un Son libero di attaccare gli spazi per lanciare il contropiede.

Dal report  Sics si notano le linee di passaggio più cercare dai Coreani nella sfida contro la Malesia.

In Lee Kang-in, Hwang In-beom e Lee Jae-sung l’ex attaccante dell’Inter avrebbe i giocatori per provare a imbastire una manovra offensiva maggiormente palleggiata e propositiva, ma finora questo potenziale è stato poco sfruttato.

Non sarà facile per l’Arabia avere la meglio su una formazione come detto più attrezzata, anche se la fase difensiva sudcoreana (6 reti concesse finora) è alquanto sospetta.

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