Un derby che più derby non si può

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Per chi se li ricorda (o li ha visti su YouTube) i derby degli anni Ottanta (soprattutto quelli di fine decennio, giocati fra l’Olimpico e il Flaminio) erano caratterizzati da un alto tasso di agonismo, poco gioco (tempo effettivo bassissimo) e parecchi scontri fisici al limite del regolamento di allora, il che significa che oggi ci sarebbero state due o tre espulsioni per squadra.

Il derby di coppa Italia 2024 ha ricalcato queste nobili orme, proponendo uno spettacolo dai contenuti interessanti in termini di combattività (eufemismo) ma scarso per quanto riguarda quelli tecnici. Ora come ora chi vuole spettacolo in campo non deve cercarlo nella stracittadina romana. D’altra parte, lo si era già visto durante la sfida campionato del girone di andata, quando Lazio e Roma dettero vita ad una partita alquanto noiosa.

Dal punto di vista delle formazioni iniziali ci sono state delle sorprese. In casa biancoceleste il tecnico Maurizio Sarri ha scelto il greco Chrīstos Mandas (all’esordio) come titolare fra i pali, panchinando a centrocampo Luis Alberto a favore di una linea a tre composta da Mattéo Guendouzi, Danilo Cataldi e Matías Vecino (il laziale che ha giocato più palle con 67).

Sull’altra sponda del Tevere José Mourinho ha invece deciso di affidarsi al portiere titolare in campionato (Rui Patrício), rinunciando a quello solitamente partente in coppa (Mile Svilar), riproponendo titolare in difesa il neoacquisto Donny Huijsen.

Il primo tempo ha detto veramente poco. La Roma ha avuto il pallino del gioco in termini di possesso palla ma non è riuscita mai a rendersi pericolosa. Sarri, ancora una volta, ha preparato bene il derby, vincendo la battaglia tattica nei confronti del collega.

Alla Lazio era infatti sufficiente difendere in un blocco basso e ostruire le linee di passaggio verso Romelu Lukaku e Paulo Dybala per mandare in crisi una Roma che, con i corridoi centrali chiusi, doveva giocoforza aprire sugli esterni, dove Nicola Zalewski e Rick Karsdorp (soprattutto) non hanno la qualità sufficiente per creare pericoli all’attenta retroguardia laziale.

Fra l’altro, proprio la linea difensiva biancoceleste lavorava benissimo, mostrando i consueti movimenti armonici a cui ci siamo abituati vedendo le squadre di Sarri. Di questi movimenti orientati sulla posizione del pallone ed esaltati dalle qualità in anticipo di Alessio Romagnoli (10 palloni recuperati) si giovava tutta la squadra, a detrimento in particolar modo di un Lukaku che finiva spesso per essere anticipato.

La Roma protesa in avanti nel finale, con la Lazio che mantiene la sua struttra senza scomporsi, nello screenshot prodotto con VideoMatch Presenter di Sics.

Ma a costare caro alla fase offensiva romanista non era solo l’ottima prestazione difensiva della formazione di Sarri. A mancare infatti in casa giallorossa era proprio un’idea di gioco d’attacco che non si risolvesse nel dare la palla il prima possibile a Lukaku e Dybala sperando che i due inventassero qualcosa. Una situazione, quella della mancanza di idee in fase di possesso, che è diventata una costante per la squadra di Josè Mourinho, compagine ormai abile a creare qualcosa solo attraverso il contropiede o le palle inattive.

Dal report  Sics si evince il possesso essenzialmente orizzontale e poco pericoloso della Roma nel derby di coppa Italia.

La situazione è andata poi peggiorando nella ripresa. Chiusi infatti sullo 0-0 i primi quarantacinque minuti, i giallorossi sono rientrati in campo senza Dybala, messo fuori causa dall’ennesimo problema fisico. Senza più il loro talentuoso numero 21 in campo, i romanisti hanno visto spengersi la luce, andando a sbattere contro un Lazio che aveva cominciato bene il secondo tempo, mettendo in ambasce la difesa giallorossa e riuscendo ad andare in vantaggio grazie ad un rigore netto causato da un maldestro intervento di Hujsen e trasformato da Mattia Zaccagni.

Il tiro dagli undici metri dell’esterno laziale risulterà essere il gol vittoria. La Roma infatti non riuscirà a rimontare, nonostante i tentativi di Mourinho che, diversamente da quanto fatto in altre circostanze (vedasi la sfida di campionato con la Juve), sotto di un gol e con la necessità di pareggiare decideva di cambiare assetto tattico alla sua squadra, mandando in campo Stephan El Shaarawy e Andrea Belotti avendo già sul terreno di gioco Lukaku, Lorenzo Pellegrini (che aveva rilevato Dybala all’intervallo) e Sardar Azmoun (entrato precedentemente al posto di Karsdorp).

Nonostante un 4-2-4 ultra offensivo, che vedeva anche Leonardo Spinazzola agire da quarto di difesa a sinistra, la Roma come detto non riusciva a creare nulla, risultando confusionaria e, via via che passavano i minuti, sempre più nervosa. Tanto è vero che nel giro di poco arrivavano le espulsioni di Azmoun e di Mancini (alle quali, nel computo finale, va aggiunta quella del laziale Pedro).

Così alla fine a venir portati in trionfo sono stati i ragazzi di Sarri, che accedono alla semifinale. Mourinho invece esce ancora una volta battuto nel derby e con le ossa rotte dall’ennesima prestazione negativa della sua squadra in fase offensiva. Forse, invece che prendersela con un impeccabile Daniele Orsato (arbitro di giornata), il portoghese dovrebbe rimuginare sull’organizzazione della sua squadra in attacco e su un ciclo che probabilmente si è chiuso lo scorso maggio a Budapest.

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