Editoriale

E se il Milan decidesse di sostituire Pioli?

L’emorragia di gioco e di punti continua. Nemmeno il passaggio al 4-4-2 è servito a frenare la caduta verso il basso di un Milan che sembra ormai aver smarrito il filo. L’inserimento di Luka Jović non ha dato i frutti sperati (tanto è vero che il serbo è stato sostituito all’intervallo da Noah Okafor, fra l’altro senza particolare costrutto). Nella prima frazione la compagine rossonera ha prodotto poco per impensierire la porta dell’Udinese.

Nella ripresa la squadra di Pioli è stata più volenterosa, aumentando la pressione intorno a Marco Silvestri, ma senza riuscire a segnare. Il rigore di Roberto Pereyra girava poi definitivamente il risultato a favore dei friulani.  

Dei problemi del Milan di Stefano Pioli avevamo già scritto qui. L’impressione, confermata anche dalle recenti parole e reazioni alle sostituzioni di due capisaldi dello spogliatoio come Davide Calabria e Olivier Giroud è che il gruppo non creda più nella proposta del tecnico milanista. A questo punto la sfida di Champions di martedì contro il Psg assume un carattere potenzialmente decisivo. E questo non solo riguardo il futuro del Milan nella competizione europea più prestigiosa a livello di club, ma anche per quanto concerne la prosecuzione dell’avventura di Pioli sulla tolda di comando rossonera.

Non è mai bello parlare di esonero, di persone che perdono il lavoro (pur particolare e retribuito come può esserlo uno ai massimi livelli calcistici) però parliamo di una opzione da prendere in considerazione. A tal proposito, è lecito immaginare che la dirigenza del club rossonero abbia già avviato contatti con qualche tecnico, com’è prassi in situazioni come questa.

Qualora il Milan dovesse cambiare allenatore a causa di una crisi irreversibile, su chi dovrebbe andare? La soluzione migliore in questo caso sarebbe quella di affidarsi ad un tecnico per un progetto sul medio periodo. Con i tre punti a vittoria, il discorso campionato non è ancora chiuso, essendo il ritardo dall’Inter capolista di sole di 6 lunghezze. Un traghettatore a novembre avrebbe meno senso. Ma c’è un tecnico valido, di livello, libero in questo momento? Ecco alcune opzioni che il club di RedBird dovrebbe prendere in considerazione.

Antonio Conte

Tanti i pro per il tecnico pugliese: conosce il campionato, è un vincente, è un leader di uomini. I contro sono relativi soprattutto al gioco. Nelle ultime stagioni il 3-4-2-1 di Conte ha mostrato una eccessiva rigidità tattica che, a meno di una evoluzione nel suo gioco, renderebbero l’ex allenatore di Juve e Inter non troppo adatto ad una rosa abituata ad un calcio iper-fluido come quello praticato finora con Pioli.

Fernando Diniz

Il brasiliano del Fluminense, alfiere del calcio funzionale, fresco vincitore della Copa Libertadoes, per una evoluzione ulteriore del gioco del Milan. Sarebbe una scelta coraggiosa ma potenzialmente spettacolare. Il problema è che ci sarebbe da gestire il doppio incarico, con Diniz attualmente anche commissario tecnico nella nazionale verdeoro (in attesa di Carlo Ancelotti).

Marcelino García Toral

Lo spagnolo ha recentemente abbondonato i perigliosi mari di Marsiglia ma è un tecnico valido. Il suo eventuale arrivo potrebbe ricompattare difensivamente il Milan e farlo virare verso una organizzazione base 4-4-2/4-2-3-1 un po’ più statica a reattiva rispetto a quella proposta da Pioli sotto la sua gestione, con una ricerca veloce dei riferimenti in profondità. In questo modo si potrebbe tornare a sfruttare i vari Rafa Leão, Christian Pulisic e Samuel Chukwueze, mantenendo però un equilibrio generale di squadra.

Ci sono però voci insistenti di un accordo già in essere fra Marcelino e il Villareal per un suo ritorno al sottomarino giallo nella prossima stagione-

Julen Lopetegui

Altro allenatore iberico, ha lasciato il Wolverhampton pochi giorni prima dell’inizio del campionato inglese. Lopetegui in passato si è seduto sulle panchine di Siviglia, Real Madrid e nazionale spagnola: è quindi abituato alla pressione.

L’allenatore basco preferisce 4-3-3, 4-1-4-1 o 4-2-3-1 come formazioni di base, con movimenti classici come i terzini a spingere e dare ampiezza e gli esterni alti a tagliare nei corridoi centrali. La ricerca dell’equilibrio è una costante.

Hansi Flick

Il suo regno come commissario tecnico della Germania non è stato buono. Tuttavia di Flick si ricorda ancora il periodo trascorso al Bayern, dove mise in mostra una squadra con principi di gioco vicini a quelli di Pioli. Non sarebbe quindi un vero e proprio salto nel buio.

Marcelo Gallardo

Il sogno dei tifosi di mezza Europa, ancora a spasso perché in cerca di un progetto convincente. Quello che potrebbe offrirgli il Milan. Al River Plate l’argentino ha utilizzato la difesa a 4, cambiando poi la disposizione di centrocampisti e attaccanti in base alle necessità. L’obiettivo è creare sovraccarico in zona palla.

In fase difensiva, nel caso in cui salti la prima pressione el muñeco chiede ai suoi di recuperare velocemente le posizioni, cosa che sta mancando al Milan attuale con la squadra di Pioli che, persa la battaglia di pressione in prima linea, si è trovata quest’anno spesso infilata in transizione.

Graham Potter

Il suo gioco fluido è naufragato nel marasma Chelsea ma potrebbe tornare in auge da un’altra parte. Rispetto a Roberto De Zerbi, il Brighton di Potter era un po’ più rigido in possesso, ma comunque sempre fluido.

Una fluidità offensiva che si accompagnava all’utilizzo di strutture diverse come sistema base. Con Potter quindi il Milan potrebbe partire con la difesa a 4 o a 3, anche se quest’ultima disposizione con Pioli non ha dato gli effetti sperati. Il tecnico inglese non ha nessuna difficoltà ad adattarsi al materiale umano a disposizione o alle necessità del momento, cambiando lo scheletro della squadra anche all’interno della stessa partita.

Se guardiamo al suo Brighton, il gioco di Potter è orientato al possesso e al pressing costante sugli avversari. Una situazione quest’ultima dove il Milan ha mostrato di recente delle difficoltà.

Vladimir Petković

Perché no? Nome a sorpresa ok, ma lo svizzero ha già fatto bene in Italia con la Lazio. Certo, una vita fa (la sua esperienza si concluse nel 2014) però successivamente Petković ha lavorato con profitto con la Nazionale svizzera.

Stiamo parlando di un tecnico eclettico, non fossilizzato su una determinata formazione, in grado di proporre buon calcio utilizzando al meglio i giocatori in rosa. Le sue squadre sono sempre state ben organizzate. Parla diverse lingue e questo è un vantaggio in uno spogliatoio internazionale come quello rossonero.

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