Un clásico fra i più noiosi della storia viene deciso da una doppietta di Jude Bellingham al termine di una gara che, per 60 minuti, ha visto il netto predominio del Barcellona. Ha avuto ragione Xavi, tecnico dei catalani, a lamentarsi nel dopo partita per un risultato che ha contraddetto l’andamento del match.
L’ex centrocampista blaugrana dovrà però prendersela anche con i suoi per aver tramutato la mole di gioco prodotta in un solo gol, quello del vantaggio segnato da Ilkay Gündoğan (prima rete con la sua nuova squadra da quando ha lasciato il Manchester City), non sufficiente per portare a casa il risultato.
È vero che ci sono stati anche i legni colpiti da Fermín Lópeze Iñigo Martínez, però alla fine il dato di expected goals totali generati dai blaugrana è stato di appena 1.34: basso rispetto al controllo avuto sulla partita.
Eppure le premesse per vincere c’erano tutte. Xavi ha fatto sviluppare i suoi con un sistema 3-4-2-1 che ha visto Fermín López, Joao Félix e Ferran Torres agire a ridosso della zona centrale della difesa delle merengues. A questa disposizione Carlo Ancelotti rispondeva con Dani Carvajal stretto accanto a David Alaba e Antonio Rüdiger sulle orme di Félix e con Federico Valverde che, in non possesso, agiva in pratica da quinto di difesa.
A influire sul risultato finale sono state anche le scelte operate in corso d’opera da parte dei due allenatori. Ancelotti in particolare ha svoltato la gara inserendo Eduardo Camavinga (cambio forzato dall’infortunio di Ferland Mendy) e Luka Modrić, con quest’ultimo che ha dato ritmo e fluidità al possesso dei blancos.
Di contro, Xavi non è riuscito a rispondere alle sostituzioni effettuate dal collega. E poi è salito in cattedra Bellingham.
Le reti con le quali ha battuto Marc-André ter Stegen (la seconda in pieno recupero) hanno permesso all’inglese di arrivare a quota dieci marcature personali in questa sua prima stagione di Liga (dato al quale vanno aggiunte le due realizzate in Champions, per un totale di 12 in 13 partite) oltre che consegnare al Madrid e ai suoi tifosi un clásico che, ad un certo punto, pareva ormai perso.
Fino al sessantottesimo minuto (quello della prima segnatura) l’ex Borussia Dortmund si era visto poco, ben controllato da Gavi. Vinícius Júnior era stata l’unica arma offensiva di un ceto peso del Real Madrid.

Poi, all’improvviso, Bellingham è uscito fuori con due giocate che ne hanno messo in evidenza lo straordinario repertorio tecnico. La prima, un tiro eccezionale dalla lunga distanza. La seconda, quella decisiva, con un attacco alla palla degno di un attaccante d’area.
Al momento del suo arrivo in Spagna nessuno dubitava del talento del ventenne di Stourbridge. Semmai ci potevano essere perplessità sulla velocità di adattamento al nuovo contesto. Perplessità che sono state spazzate via da questo inizio di stagione.
Il fatto poi che questa prestazione di Bellingham sia avvenuta sotto gli occhi di Mick Jagger e Ronnie Wood e con il Barça che indossava una maglia con il logo della loro band rappresenta una sorta di investitura del numero 5 del Real a icona pop.
Forse fra parecchi anni, quando avrà terminato la sua carriera, Netflix dopo quella dedicata a David Beckham farà una serie con Bellingham come protagonista.
Per quanto riguarda invece il Barça, la nota tatticamente più interessante della serata è stato l’utilizzo di João Cancelo come quarto di destra del 3-4-2-1 di sviluppo blaugrana, partendo da ala nel 4-3-3 di base.
L’esterno portoghese non è stato un fattore offensivamente, venendo anche poco cercato dai compagni. Più utile è risultato invece l’apporto dell’ex Manchester City in fase di contenimento, con Cancelo che andava a muoversi nelle zone in cui si apriva Toni Kroos quando era il Real Madrid a gestire palla.
Per il resto, non c’è molto altro da aggiungere rispetto a quanto dichiarato da Xavi. Resta da capire ora come il Barcellona reagirà alla prima sconfitta subita in stagione.

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