Come Diego Maradona nel suo stadio. Un nuovo Zinedine Zidane. Si sono sprecati (magari esagerando) i termini di paragone per descrivere la prestazione offerta da Jude Bellingham in coppa Campioni (a questo punto chiamiamola così, dati i riferimenti storici di cui sopra) al San Paolo – Maradona nella sfida che ha visto opporsi il Real Madrid ai padroni di casa del Napoli.

La squadra di Rudi Garcia ha approcciato la gara ripetendo quel copione che, da inizio stagione e almeno fino alla partita di Lecce, ha fatto parlare di una squadra nemmeno lontana parente di quella che l’anno scorso dominò il campionato sotto la guida di Luciano Spalletti.

Parte di questo copione è costituito da una ricerca esasperata, a volte nevrotica, della palla lunga per Osimhen. Una situazione che rendeva l’approccio napoletano facilmente gestibile da un Real che non doveva nemmeno preoccuparsi troppo delle bocche da fuoco avversarie, con anche Khvicha Kvaratskhelia che si trovava spesso a giocare in maniera poco associativa col resto dei compagni.

In questo contesto è stato più facile per Bellingham imporre quel talento fisico e tecnico che lo sta velocemente portando ad essere fra i giocatori più forti del mondo.

Protetto dai tre centrocampisti centrali delle Merengues (Toni Kroos,Aurélien Tchouámeni e Federico Valverde) l’inglese poteva recare danno al sistema difensivo napoletano, agendo da vertice avanzato di centrocampo nella struttura 4-3-1-2 che sta caratterizzando quest’ano la formazione di Carlo Ancelotti.

Dal report di Napoli – Real Madrid prodotto da Sics.

Lo sviluppo offensivo dei blancos vedeva i due attaccanti Rodrygo e Vinícius allargarsi per favorire le ricezioni dell’ex giocatore del Borussia Dortmund nei mezzi spazi ai lati di Stanislav Lobotka.

Da questo punto di partenza Bellingham era poi libero di interpretare la funzione di falso dieci che Ancelotti gli ha cucito addosso in questa stagione, arrivando a modulare sulle sue qualità l’intera struttura della squadra.

Le movenze di Bellingham non erano però soltanto verticali. Il numero 5 del Real andava infatti anche a muoversi esternamente per andare ad associarsi con le mezzali o con Eduardo Camavinga sul lato sinistro.

Fonte: LiveScore.

Due delle tre reti messe a segno dagli spagnoli portano il marchio di Bellingham. In occasione del gol del pareggio di Vinícius, tutto nasce da una lettura dell’inglese che va a rubare palla intercettando un passaggio di Giovanni Di Lorenzo diretto a Lobotka e trasformandolo nell’assist per il brasiliano suo compagno di squadra.

La seconda marcatura madrilena è invece opera dello stesso Bellingham. In questa occasione il calciatore del Real non ha messo in evidenza solo le proprie grandi qualità tecniche e fisiche, andando ad effettuare una corsa dritto per dritto conclusa con un dribbling su Leo Østigård ed un tiro imparabile. La preparazione del gol ha infatti mostrato l’intelligenza tattica del giocatore.

In questa circostanza, dopo un primo tentativo costruttivo andato a vuoto, Camavinga decide di rigiocare palla verso Nacho. Con palla al centrale difensivo, Kroos si allarga lasciando a Tchouámeni il compito di attrarre la pressione di Zambo Anguissa.

Il tedesco, ricevuta la sfera da Nacho, decide di servire Camavinga in fascia. Con Rodrygo e Vinicius che si trovano nella stessa zona di campo (a sinistra), dove stazionano anche Politano e Lobotka. Il Napoli genera una situazione di quattro con tre su quel lato di campo ma lascia completamente sguarnita la zona centrale di rifinitura dove si trova Bellingham.

L’inglese può quindi ricevere liberamente il passaggio di Camavinga e involarsi verso l’area avversaria. A fine partita quindi Bellingham viene giustamente premiato come il migliore in campo.

In questo Real Madrid la sua funzione è talmente importante che Ancelotti, come detto, gli ha ritagliato la squadra intorno, supportandolo con tre mediani, avanzandolo vicino alla porta avversaria e costringendo un giocatore come Vinícius, impattante come ala sinistra, a venire a giocare più dentro il campo.

Ad oggi Bellingham è il capocannoniere della Liga (8 gol) ed un giocatore che in Champions ha segnato due reti fuori da 7 tiri presi (1.6 xG). Non male per un giocatore di appena vent’anni, che ha quindi degli ulteriori margini di crescita.

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