Analisi tattica Editoriale La mossa tattica

Cosa comporterebbe Lukaku alla Juve

Se guardiamo alla stagione appena trascorsa, la partenza di Romelu Lukaku non sembrerebbe rappresentare una grande perdita per l’Inter. Alle prese con problemi fisici e condizione il belga quest’anno infatti è stato utilizzato soltanto in venticinque occasioni in campionato ricoprendo un ruolo tutt’altro che da protagonista.

Detto ciò e al di là dei meme e dei video che circolano in rete, Lukaku è riuscito a registrare 10 gol e 6 assist. La sua percentuale di realizzazione è stata buona (19.6%), così come la sua capacità di associarsi con i compagni, rivelata dagli uno-due chiusi (14, il migliore dell’Inter).

Eppure, Lukaku non è stata quella macchina da guerra che aveva trascinato l’Inter di Antonio Conte allo scudetto 2020-21, annata nella quale il centravanti belga aveva registrato un dato di 0.75 gol per 90 minuti. Nella passata stagione, con Inzaghi, il dato in questione è stato di 0.54 p/90 (2022-23).

La polar chart di Lukaku nella Serie A 2022-23 prodotta da Soccerment.

Come si vede quindi Lukaku è un elemento ancora in grado di fare la differenza in Italia, ma non più al centro del progetto tecnico interista. In questo senso, la scelta di Inzaghi di iniziare la finale di Champions con Edin Džeko titolare e Lukaku in panchina è stata alquanto paradigmatica.

Nonostante il fatto che l’Inter quest’anno sia diventata un po’ più verticale rispetto all’anno scorso (anche a causa dell’infortunio di Marcelo Brozović e della sua sostituzione con Hakan Çalhanoğlu) Lukaku non si è confermato protagonista dei meccanismi di risalita della squadra, come invece era stato (insieme ad Achraf Hakimi) sotto la gestione tecnica di Conte.

L’allenatore pugliese aveva infatti predisposto un costrutto tattico che aveva nel belga il riferimento offensivo principale, con la squadra che costruiva da dietro per andare a servirlo il prima possibile e con Romelu che si muoveva lungo il fronte offensivo per non dare punti di riferimento ai difensori avversari e per associarsi con i compagni che si muovevano sotto di lui.

Nell’undici di Inzaghi invece, al netto della maggiore verticalità di cui sopra, Lukaku (anche per i ripetuti guai fisici) non aveva più quel ruolo centrale avuto sotto la gestione precedente. E l’ex Manchester United ha bisogno di una organizzazione di questo tipo, non essendo un giocatore autosufficiente.

Tutto questo sposta l’obiettivo sui possibili scenari futuri che, stando a quanto dice radio mercato, sembrerebbero spingere Lukaku verso la Juventus.

Nel contesto tattico che la società bianconera sta preparando per Massimiliano Allegri, Lukaku verrebbe presumibilmente a ritrovarsi in una situazione più vicina a quella riscontrata dal momento del suo ritorno all’Inter che a quella della sua prima esperienza in nerazzurro.

Nel calcio di Allegri infatti i giocatori devono essere autosufficienti, soprattutto in attacco dove spesso è richiesto loro di associarsi liberamente e di risolvere le situazioni da soli.

Non sempre poi le due punte bianconere vengono adeguatamente assistite dal resto della squadra.  In questo senso, alla Juve a Lukaku verrebbe chiesto di ‘cantare e portare la croce’, affidandosi a lui per andare in porta o per giocare sulla seconda palla.

Anche in transizione, il piatto forte della casa, Romelu ha bisogno essenzialmente di agire fronte alla porta. Cercarlo e trovarlo spalle alla porta potrebbe così riproporre quelle difficoltà alle quali è andato incontro Dušan Vlahović.

Lukaku aperto e fronte alla porta è nella sua comfort zone, come in occasione di quest’azione in finale di coppa Italia che si vede nello screenshot prodotto con VideoMatch di Sics.

Inoltre, contro avversarie che dovessero attendere i bianconeri basse e chiuse, il rischio è quello di tramutare la fase offensiva della Juve in un crossing game lungo la direttrice che va andrebbe da Filip Kostić a Lukaku.

Per far rendere al meglio il belga sarà quindi necessario che Allegri vada a costruire la squadra intorno a lui. Questo significa continuare col 3-5-2 e affiancare a Lukaku un elemento in grado di coordinarsi con lui e con il quale Romelu possa dividersi gli spazi offensivi.

Era, questo, quello che nell’Inter di Conte faceva Lautaro Martínez. Ai suoi due attaccanti titolari l’ex allenatore nerazzurro chiedeva di agire da pivot offensivi verso i quali scaricare palla per andare poi a sostegno con centrocampisti ed esterni.

Allegri dovrebbe quindi trovare a Lukaku il compagno più adatto, in grado di metterlo in condizione di giocare il più possibile fronte alla porta. In questo momento, col mercato ancora aperto e la Juve in costruzione, il giocatore papabile per ricoprire le funzioni di assistente di Lukaku sembrerebbe essere Federico Chiesa. L’ex viola dovrebbe però dimostrare di poter agire da seconda punta (come faceva il padre) e, soprattutto, di essere migliorato dal punto di vista del gioco associativo.

Alle questioni tattiche (e volendo tralasciare quelle relative all’eventuale cessione di un attaccante di ventitré anni per prenderne uno di trenta) si sommano quelle fisiche. Lukaku per incidere, oltre che di un sistema costruito intorno a sé, ha bisogno di essere anche al top della forma. Se non è in piena condizione infatti il centravanti del Belgio tende ad esporre con più evidenza i propri limiti, che risiedono in una generale pachidermicità nel muoversi nello stretto, nel perdere troppi palloni e nel gestire male la fase di finalizzazione. In pratica, la versione di Lukaku vista ai Mondiali in Qatar.

Come si vede le domande alle quali il campo dovrà dare risposta sono tante. Di certo, se il passaggio di Lukaku alla Juve dovesse concretizzarsi diventerebbe velocemente uno degli argomenti di discussione principale lungo tutta la stagione a venire.

pascal-meier-Eo4TLdqXZkY-unsplash

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