Il calcio italiano, da troppi anni ormai alla ricerca di se stesso, lamenta un pauroso calo a livello tecnico per quanto riguarda i giocatori offensivi. Elementi come Tommaso Baldanzi o Simone Pafundi rappresentano in questo senso delle eccezioni.
Il nostro football, che un tempo produceva talmente tanto talento in attacco da poter contare su trequartisti e numeri dieci di livello praticamente in ogni squadra partecipante alla serie A, è ora invece alle prese con una grande penuria di questo tipo di calciatori.
Una delle cause di questo impoverimento è stata spesso individuata nella presenza di troppi stranieri nel nostro massimo campionato. Una questione che torna ciclicamente ad affacciarsi sui giornali e che, in verità, è troppo limitativa per comprendere un fenomeno che è anche sociale (il calcio non affascina più i giovani come una volta, si gioca sempre meno e sempre più con un tempo limitato ai due o tre allenamenti settimanali effettuati in scuole calcio che non tutti si possono permettere) e formativa, chiamando in causa quindi anche gli istruttori dei settori giovanili, cioè coloro che dovrebbero aiutare a sviluppare i talenti.
All’interno di questo contesto, ogni eccezione, ogni lampo di qualità mostrato da qualche giovane promessa deve quindi essere attenzionato, nella speranza poi che lo sviluppo del giocatore in questione riesca ad arrivare a livelli più alti.
È questa, ad esempio, la speranza suscitata dalla stagione disputata da Marco Delle Monache nel Pescara di Zdeněk Zeman. Partita a inizio stagione per vincere il campionato, la compagine abruzzese si è poi dovuta scontrare con una realtà che ha visto dominare il Catanzaro di Vincenzo Vivarini.
Il Pescara non è stato in grado di reggere la marcia tenuta dai calabresi e, come spesso accade in queste situazioni, dopo una serie di risultati non all’altezza delle aspettative il club ha deciso di cambiare la propria guida tecnica. Il presidente Sebastiani, che a inizio campionato si era affidato al bravo Alberto Colombo (reduce da una ottima annata col Monopoli) decide quindi di svoltare dopo la trentesima giornata. E questo per Sebastiani significa richiamare Zeman.
Il boemo ed il presidente abruzzese mettono da parte i dissapori che avevano portato alla loro ultima separazione e così, per la terza volta, l’ex tecnico di Lazio e Roma può sedersi sulla panchina biancoazzurra.
Il ritorno di Zeman scuote ambiente e squadra col Pescara che riesce ad agguantare il terzo posto finale dietro le corazzate Catanzaro e Crotone. Ai playoff poi il Delfino fa la sua dignitosa figura, mancando la finale solo in seguito alla rocambolesca partita col Foggia di Delio Rossi, uno degli allievi del tecnico di Praga.
Per rimettere in carreggiata i suoi uomini Zeman è partito dalla sola ricetta che conosce: un 4-3-3 ultra-offensivo basato sul lavoro delle catene esterne (da lui chiamate terziglie) e sul lavoro a centrocampo del tunisino Hamza Rafia, vero metronomo della formazione e giocatore di almeno una categoria superiore.
All’interno di questo costrutto sono in tanti a brillare e, fra questi, c’è appunto Delle Monache. Il giovane numero 11 (diciott’anni compiuto a febbraio) è il ragazzo di casa, essendo nato a Cappelle sul Tavo, comune della provincia pescarese.
A otto anni di età già si intravedono le qualità del ragazzo. Così Angelo Londrillo, responsabile del settore giovanile del club biancoazzurro, lo preleva dalla Caldora per portarlo nel vivaio del Pescara. Il ragazzo cresce mantenendo le promesse, arrivando fino alla Primavera e meritandosi poi l’esordio in la prima squadra.
Un esordio che avviene nel settembre del 2021 quando l’allora allenatore del Delfino, Carmine Auteri, lo premia mandandolo in campo al posto di D’Ursi dopo un’ora della sfida di coppa Italia contro il Grosseto.
In quella stessa stagione arrivano poi l’esordio in Serie C (contro il Montevarchi) e l’ingresso nel giro della nazionale Under 17 di Bernardo Corradi. Sul giocatore cominciano così ad orbitare le attenzioni di club di categoria superiore. A fare il colpo è la Sampdoria la quale, nell’agosto dell’anno scorso, decide di investire 1.5 milioni per il classe 2005, con la promessa di lasciarlo in prestito un anno in Abruzzo.
Così, prima sotto la guida di Colombo e poi sotto le cure di Zeman, Delle Monache ha il tempo di crescere e maturare ulteriormente, fino a confezionare una stagione (quella appena terminata) che lo ha visto registrare 34 presenze con 7 gol e 5 assist. Numeri ottimi, frutto di prestazioni talmente buone da convincere la Samp a richiamarlo per aggregarlo alla rosa che il club blucerchiato sta costruendo per consentire ad Andrea Pirlo di riportare il Doria in Serie A, dopo la traumatica retrocessione dell’ultimo anno.
Dal punto di vista tecnico parliamo di un giocatore che da il classico ‘tu’ alla palla, che non ha paura di riceverla e caricarsi addosso la responsabilità che questo comporta. Già ben strutturato fisicamente (con uno sviluppo comunque da completare, data la giovanissima età), Delle Monache è stato spesso paragonato a Lorenzo Insigne. In realtà, rispetto all’ex napoletano Delle Monache ha un set di giocate più diversificato ed attacca meglio la profondità.
In comune con Insigne c’è il movimento a rientrare per concludere sul secondo palo, come in occasione del gol ai playoff contro la Virtus Entella, che rientra nella categoria delle giocate di quelli esterni di qualità che un tempo abbondavano nel calcio italiano e che invece oggi scarseggiano, come dicevamo in apertura.

In generale, rientrare da sinistra sul suo piede forte (destro), sbarazzandosi dei difensori per andare poi a concludere, è una delle signature move di Delle Monache.
Il passaggio chiave prodotto nell’andata della sfida col Foggia conferma invece le capacità tecniche e associative del ragazzo: un esterno destro preciso, come se ne vedono pochi in giro.
Come si evince, il pescarese ha tutte le carte in regola per fare bene anche a livello superiore. Certamente, il salto di categoria è qualcosa di cui tenere conto, soprattutto passando ad una compagine come la Samp, che sarà costretta a fare un campionato di vertice per cercare la promozione.
In Pirlo comunque Delle Monache trova un allenatore che non ha paura di lanciare i giovani, come dimostrato anche nell’anno trascorso alla guida della Juventus. Nella squadra blucerchiata Delle Monache si troverà ad aver a che fare con un calcio posizionale, nel quale gli sarà chiesto di occupare lo spazio più che aggredirlo. In questo, il passaggio da Zeman a Pirlo potrebbe richiedere un tempo necessario di adattamento.
Ma questo non ci impedirà di continuare a seguirlo anche in cadetteria.

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