Al di là della partita Analisi tattica

Basterà la FA Cup a salvare ten Hag?

Può la coppa nazionale salvare una stagione? E una panchina? È questo quello che ci si chiede a Manchester e dintorni (e non solo) dopo un derby fra United e City che ha visto trionfare il primo. Una vittoria che nega ai Citizens il double e consegna allo Utd la tredicesima FA Cup della sua storia (a una dal record di quattordici detenuto dall’Arsenal).

Il tutto, con un allenatore a rischio dato che, alla vigilia della sfida di Wembley, erano uscite notizie che vedevano Sir Jim Ratcliffe (dallo scorso dicembre socio di minoranza del club ma l’uomo che prenderà le decisioni tecniche) pronto a esonerare Erik ten Hag indipendentemente dall’esito della finale.

Detto questo, il tecnico olandese ex Ajax è riuscito nell’impresa di fermare la macchina da gol del City. E lo ha fatto costruendo un assetto tattico funzionale che prevedeva una disposizione di base 4-4-2-0, la stessa utilizzata con successo nell’ultima di campionato contro il Brighton & Hove Albion, altra squadra abituata a gestire lunghe fasi di possesso.

In pratica ten Hag ha schierato Marcus Rashford e Alejandro Garnacho sugli esterni, chiedendo loro di dare un contributo in non possesso e allineando come riferimenti avanzati Scott McTominay e Bruno Fernandes. Lo scozzese e il portoghese venivano così a formare, in fase difensiva, un quadrilatero centrale completato dai due mediani Sofyan Amrabat e Kobbie Mainoo.

L’idea era quella di chiudere al Manchester City i canali verticali del campo nella zona di rifinitura per poi contrattaccare una volta recuperata palla. Una strategia che ha pagato: lo United infatti si è trovato a proprio agio nel deviare il gioco del City lungo le corsie esterne e, ogniqualvolta gli uomini di ten Hag entravano in possesso, cercavano la palla lunga alle spalle della linea alta avversaria.

In pratica lo Utd è riuscito mantenersi corto e compatto fra le linee in fase difensiva. Una cosa che spesso era mancata in stagione alla squadra di ten Hag. Nel corso dell’anno infatti lo United era solito allungarsi in mezzo al campo per alzare uno dei suoi interni di centrocampo all’altezza della prima linea di pressione.

In questo modo però veniva a crearsi uno spazio centrale che finiva spesso per essere sfruttato dalle squadre rivali. Usando il sopracitato quadrilatero difensivo invece lo United è riuscito a mantenere una struttura difensiva efficace, come mostra il dato di soli 1.31 expected goals (xG) concessi ad un City che ha registrato il 74% di possesso palla.

In contropiede poi la velocità di Marcus Rashford e Alejandro Garnacho ha fatto a fette la linea difensiva alta della squadra di Guardiola. Sia la prima rete realizzata da Garnacho che il raddoppio di Mainoo sono frutto proprio di attacchi rapidi in verticale.

Per cercare di aprire la scatola predisposta da ten Hag, a inizio ripresa Guardiola è ricorso ai cambi, mandando in campo Jérémy Doku al posto di Mateo Kovačić e Julián Álvarez per Kevin De Bruyne, spostando Phil Foden in posizione centrale.

Sotto di due reti, senza più molto da perdere a quel punto, il tecnico catalano ha quindi rinunciato al tanto caro controllo per cercare di rendere più imprevedibile la sua squadra, a costo di creare un contesto tattico più caotico. Questo cambio di atteggiamento riusciva a diminuire la pericolosità offensiva degli avversari (tanto è vero che ten Hag decideva di dare ai suoi un punto di riferimento più preciso al quale puntare per risalire il campo, inserendo Rasmus Højlund) ma non a riaprire a partita. Il gol di Doku infatti arrivava troppo tardi.

Alla fine quindi Guardiola è uscito sconfitto pur conoscendo quale sarebbe stato il piano partita rivale (‹‹lo United, da dieci, venti, trent’anni…sono sempre stati una squadra da transizioni››), ma senza che i suoi riuscissero a fermarlo o lui stesso a modificare il corso della gara in modo così profondo da mutarne l’esito finale.

Per quanto concerne lo Utd, ora Ratcliffe e il direttore sportivo Dave Brailsford dovranno pensare bene a cosa fare con ten Hag. Lo United ha chiuso la stagione all’ottavo posto in Premier ma la vittoria in FA Cup vuol dire avere lo stesso centrato la partecipazione alla prossima Europa League. Si torna alla domanda iniziale: può bastare questa vittoria a far optare il club per la conferma di ten Hag?

In questo senso, si possono trovare delle similitudini con quanto accaduto alla Juventus, dove Massimiliano Allegri non è stato confermato alla guida della squadra al termine di un triennio che ha visto i bianconeri vincere solo l’edizione più recente della coppa Italia. A Torino, la scelta della nuova direzione sportiva è stata quella di sostituire il tecnico.

Potrebbe accadere lo stesso allo United. Certo, ten Hag ha ragione quando parla degli infortuni che hanno colpito in difesa giocatori chiave come Lisandro Martínez e Raphaël Varane, così come non bisogna dimenticare gli errori fra i pali compiuti da André Onana. Tuttavia, lo United ha subito in campionato ben 58 reti, 7 più di una squadra come l’Everton.

Detto questo, in due stagioni ten Hag ha portato a casa una coppa di Lega e una FA Cup, dando alla squadra una identità tattica ben precisa, fondata appunto sulle transizioni. Resta da vedere se tutto questo sarà ritenuto accettabile da parte della proprietà per poter proseguire con questa gestione tecnica.

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