Davvero Maresca può sostituire Guardiola?

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Una breaking news riportata da The Athletic ha scosso il mono del calcio inglese. In base a quanto riportato dal sito infatti Enzo Maresca, tecnico del Chelsea, sarebbe fra i papabili per succedere a Pep Guardiola, qualora il catalano decidesse di lasciare il Manchester City al termine di questa stagione.

Il contratto in essere fra Guardiola e City termina nel 2027, ma il logorio del calcio moderno potrebbe indurre l’ex allenatore del Barcellona a lasciare anzitempo l’Etihad Stadium. D’altra parte Guardiola è alla guida degli inglesi dal 2016, un tempo di permanenza in un singolo club non solo molto lungo, ma che Pep non ha mai nemmeno lontanamente avvicinato nelle sue precedenti esperienze con blaugrana e Bayern Monaco (le altre squadre da lui allenate).

E proprio Guardiola nel recente passato ha parlato della possibilità di prendersi una pausa una volta conclusa l’avventura al Manchester.

Maresca (che, nel frattempo, ha definito ‹‹speculazioni›› queste voci) non sarebbe un volto sconosciuto all’Etihad Campus, il centro di allenamento del club, dato che l’ex allenatore del Parma è stato assistente di Guardiola nella stagione 2022-23, quella del Treble, dopo che già aveva lavorato al City guidando la squadra riserve alla conquista della Premier League 2 nel 2020-21.

In questo senso l’italiano appare come un sostituto ideale di Pep. Ci sono però delle notevoli differenze con Guardiola. Dal punto di vista tattico infatti Maresca è un allenatore estremamente posizionale. «Se tutti iniziano a muoversi dove vogliono, non è libertà, è caos», ha dichiarato un anno fa a Sky Sports. «L’idea posizionale dà ai giocatori una visione migliore, più spazio e soluzioni migliori»

I Blues di Maresca sviluppano con la tradizionale struttura 3-2-5, con un terzino (solitamente Malo Gusto) che funge da secondo mediano. Il possesso è paziente e volto a manipolare il blocco difensivo avversario, in pieno stile Barcellona di Guardiola.

Pedro falso nueve contro il Barcellona: una mossa guardiolesca.

In questo senso il suo calcio, quello che abbiamo visto al Leicester e che stiamo osservando al Chelsea, ricorda quello del primo City di Guardiola più che la versione attuale.

Nelle ultime stagioni infatti, dall’arrivo in squadra di Erling Haaland fino agli acquisti recenti di Ryan Cherki e Gianluigi Donnarumma, il City ha assunto uno stile più diretto, accettando maggiormente i momenti di caos che un gioco più verticale produce, in linea con la famosa intervista rilasciata a TNT lo scorso gennaio, nella quale Pep disse che «oggi il calcio moderno è il modo in cui giocano Bournemouth, Newcastle, Brighton e Liverpool. Il calcio moderno non è posizionale. Bisogna adeguarsi al ritmo»

La stessa struttura con cui prova ad attaccare la squadra di Guardiola è diventata più fluida rispetto al passato, con un maggior numero di rotazioni e la ricerca di connessioni tecniche nei canali centrali del campo e con soli due giocatori a fissare le ampiezze.

Anche sul piano dell’ossessione per il possesso, qualcosa è cambiato recentemente, col City che ha disputato diverse partite con un controllo del pallone contestato. Quello della fase difensiva diventa quindi un altro tema centrale della discussione. In base ai dati forniti da Opta il PPDA del City in Premier a oggi è di 14.4, a riprova del fatto che Guardiola è più disponibile che in passato ad accettare fasi di difesa posizionale. Di contro, il Chelsea di Maresca è la terza squadra del massimo campionato inglese per pressing portato con 10.3: soltanto Bournemouth (9.9) e Brighton (10.1) pressano di più. Il cambiamento, per la rosa attuale del Manchester, sarebbe importante.

Anche se ci sono state partite nelle quali ha difeso in modo più accorto, generalmente il Chelsea aggredisce in avanti uomo contro uomo.

Resterebbe quindi tutta da verificare l’adattabilità di Maresca a un contesto diverso da quello che aveva lasciato nel 2023, non solo in termini di giocatori ceduti (non ci sono più i vari Ederson, İlkay Gündoğan e Kevin De Bruyne).

A quando detto si aggiunga il fatto che raccogliere l’eredità di un tecnico iconico (per di più uno della statura di Guardiola) non sarebbe un compito facile per nessuno. Basti pensare alle difficoltà incontrate in passato dal Manchester United per trovare l’erede di sir Alex Ferguson (a Old Trafford la ricerca è ancora in corso) o dall’Arsenal per individuare il successore di Arsène Wenger (prima che si materializzasse all’orizzonte Mikel Arteta, cioè un altro ex assistente di Guardiola). Fuori dall’Inghilterra si può pensare invece al Milan dopo Carlo Ancelotti o al Bayern proprio in seguito alla partenza di Guardiola (in Baviera la situazione sembra essersi stabilizzata solo quest’anno con l’arrivo di Vincent Kompany, ex giocatore del City guidato dal catalano).

Le difficoltà che attenderebbero Maresca sono dunque le stesse che potrebbero accogliere altri eventuali sostituti di Guardiola. Già, ma chi altri potrebbe provare a rilevare il testimone di Pep? Forse Xabi Alonso, in rota di collisione al Real Madrid, che al City troverebbe un ambiente più adatto per predicare il suo calcio. O, forse, quel Cesc Fàbregas che tanto bene sta facendo a Como, anche se il salto dal lago all’Etihad sarebbe alquanto impegnativo.

Oppure, alla fine, Guardiola deciderà di succedere a se stesso, rispettando il contratto attuale fino alla sua naturale data di scadenza, fissata come detto al 2027.

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