Alla fine ha vinto Messi

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Due tiri e tre pali colpiti nella stessa azione. Questo è quanto accaduto a Emmanuel Sabbi in un momento in cui una rete avrebbe portato in vantaggio i Vancouver Whitecaps. Invece il punteggio è rimasto sull’1-1.

Poco dopo, Rodrigo De Paul ha segnato per l’Inter Miami, spostando l’inerzia della gara a favore della squadra della Florida.

È dunque finita con una vittoria della franchigia di David Beckham (3-1) la finale della MLS, che ha consacrato campioni Sergio Busquets, Jordi Alba (entrambi all’ultima partita ufficiale da professionisti) e Lionel Messi. Quest’ultimo non ha segnato, ma ha prodotto due assist, compreso uno dopo un’azione di pressing con palla rubata a Andrés Cubas.

Con la prestazione di ieri, l’argentino ha portato a quindici il contributo totale offerto alla sua squadra in questi playoff in termini di gol (6 realizzati in prima persona, 9 assistiti) e in sole 6 partite (nuovo record MLS). In totale, fra stagione regolare e playoff, Miami ha messo insieme 101 reti.

La vittoria dell’Inter premia dunque il progetto Miami, inaugurato nel 2020 (prima stagione della nuova franchigia nella Lega) da Beckham insieme a Jorge e Jose Mas. L’inglese, l’uomo che ha cambiato il corso della MLS da giocatore (facendo introdurre la cosiddetta Beckham Rule, cioè la norma che ha consentito ai vari club della lega nordamericana di poter spendere oltre il salary cap per acquistare determinati giocatori) è anche colui che, approfittando di un accordo fra le parti (rivelato da The Athletic) avrebbe poi consentito all’ex giocatore di Manchester United e Real Madrid di poter creare una nuova franchigia alla modica cifra di $25 milioni. Un affare se si pensa che, ad esempio, Nashville, entrata nella MLS lo stesso anno di Miami, ha dovuto sborsare $150 milioni. Grazie anche a questo accordo Beckham è riuscito a portare a casa Messi.

E l’acquisto dell’argentino ha ripagato la proprietà dell’Inter. E non solo lei. Tutta la MSL ha infatti beneficiato della visibilità acquisita con l’arrivo del fuoriclasse sudamericano, campione del Mondo con la sua nazionale in Qatar nel 2022.

Ma la vittoria di Miami non è stata solo di Messi. Ha contribuito molto anche Javier Mascherano, ex compagno di squadra della Pulce al Barcellona. Al suo primo incarico come allenatore professionista, il quarantunenne Mascherano a un certo punto ha dovuto prendere delle decisioni forti per il bene della squadra, panchinando il portiere titolare Óscar Ustari in favore di Rocco Ríos Novo (che ha contribuito notevolmente alla vittoria finale), schierando Noah Allen al centro della difesa e, soprattutto, approfittando della squalifica della MLS nei confronti di Luis Suárez (reo di aver scalciato Andy Najar di Nashville nel primo turno dei playoff) per trasformare l’uruguaiano in una riserva di lusso nel corso della postseason.

La gestione complessiva di Mascherano (giunto a Miami nel dicembre di un anno fa) non è sempre stata esente da critiche. I risultati sono stati altalenanti (gli Herons sono stati l’unica squadra della MLS a superare i gironi nella coppa del Mondo per club dello scorso giugno, ma

come dimenticare il complessivo 5-1 subito proprio da Vancouver nelle semifinali dell’ultima Concacaf Champions Cup?) ma, alla fine, il tecnico argentino è riuscito a far produrre la sua squadra nel momento clou della stagione, cioè nei playoff. E questo grazie anche a una applicazione difensiva notevole da parte di tutti i giocatori (Messi compreso) sempre pronti a lavorare per riconquistare la palla.

Venendo agli sconfitti, anche gli Whitecaps hanno mutato pelle dalla Champions Cup, grazie all’arrivo di Thomas Müller. Con il tedesco in avanti e con Cubas e Sebastian Berhalter in mezzo al campo, la squadra allenata dal danese Jesper Sørensen (che vanta fra i suoi proprietari l’ex stella della NBA Steve Nash) ha sempre voluto tenere controllo delle operazioni. 

Così è stato anche in finale: gli Whitecaps sono stati la squadra migliore dal punto di vista del gioco (61% di possesso, 1.4 xG prodotte a fronte di 0.86 degli avversari), ma poi la coppa è finita nella bacheca di Miami. ‹‹Complimenti a Miami. Sono grandi campioni, una grande squadra, con grandi personalità al suo interno, ma – e qui c’è il ma – gliel’abbiamo regalata›› ha dichiarato Müller a fine partita.

La rete del pareggio di Ali Ahmed è stata solo un’illusione contro un’avversaria con così tanta qualità da poter girare la gara a proprio favore in ogni momento.

E così, ventiquattro anni dopo la vittoria dei Miami Fusion nell’MLS Supporters’ Shield, la città della Florida torna a conquistare qualcosa nel soccer. Beckham può dunque guardare al futuro con ottimismo, anche in considerazione del fatto che i muovi campioni, l’anno prossimo, giocheranno nel nuovissimo Miami Freedom Park, abbandonando l’attuale Chase Stadium di Fort Lauderdale.

Per Vancouver invece le aspettative sono meno rosee. L’affitto del BC Place scadrà infatti a fine dicembre. Se non verrà trovato un accordo per un nuovo impianto, una delle città del Nord America dove il calcio è più seguito potrebbe finire per perdere la propria franchigia.

Gli Whitecaps sono attualmente fra le squadre con i ricavi più bassi dell’intera MLS. Per questo un loro trasferimento altrove non è un’ipotesi da scartare. La proprietà (oltre a Nash ci sono anche Greg Kerfoot, Steve Luczo e Jeff Mallett) ha già annunciato l’avvio di un processo volto a trovare nuovi finanziatori. La mancanza di certezze riguardo lo stadio ha però scoraggiato molti possibili investitori.

Perdere il soccer a Vancouver sarebbe grave non solo per la città, ma per l’intero movimento calcistico canadese.

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