Cosa ci ha detto il sorteggio del Mondiale?

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Iniziato col Nessun dorma di Andrea Bocelli e terminato con i Village People che hanno cantato Y.M.C.A. (ormai assurto al ruolo di inno di Donald Trump), il sorteggio per i Mondiali nordamericani del prossimo anno ha avuto tutte le caratteristiche per entrare a pieno titoli in quelle manifestazioni che, a ragione, possono ben definirsi come americanate: dalle battute che non facevano ridere (come quella di Shaquille O’Neal) al selfie di Gianni Infantino (presidente FIFA) con Trump, il presidente canadese Mark Carney e la presidentessa messicana Claudia Sheinbaum, fino al premio creato ad hoc dallo stesso Infantino per essere consegnato al presidente americano (un Premio della Pace che sarebbe, in qualche modo, una sorta di ‘risarcimento’ per il Nobel mancato).

Il tutto passando da altri momenti definibili cringe come quelli che hanno visto il capo della Casa Bianca sostenere che il calcio sia il vero football (con buona pace della NFL, che dovrebbe cambiare nome a detta di Trump) o Wayne Gretzky, unanimemente considerato il più grande giocatore di sempre di hockey sul ghiaccio, pronunciare erroneamente il nome di diverse squadre che parteciperanno alla competizione.

Non ci sentiamo comunque di gettare la croce addosso al buon Gretzky. La presenza di alcune nazionali infatti è, di per se stessa, ‘impronunciabile’. Nel senso tecnico però. Questa coppa del Mondo sembra infatti più una edizione di Giochi senza frontiere che un campionato mondiale di calcio. Alcune delle partite in programma (come le croccanti Capo Verde – Arabia Saudita, Uzbekistan contro la vincente dello spareggio fra Giamaica, Repubblica democratica del Congo e Nuova Caledonia o, ancora, Algeria – Giordania) sembrano avere poco a spartire con quello che, sulla carta, dovrebbe essere il torneo che riunisce le squadre nazionali più forti del pianeta.

Pensare che alcune di queste squadre saranno in Nord America a fronte di nove escluse fra Ucraina, Svezia, Polonia, Albania, Danimarca, Macedonia del Nord, Rep. Ceca, Irlanda, Turchia, Romania, Slovacchia e Kosovo e, forse, dell’Italia, lascia alquanto perplessi.

Va bene il criterio di rappresentanza per tutti i Continenti, ci mancherebbe. Il problema però è la ripartizione dei posti, effettuata sul piano politico invece che calcistico. È uno dei problemi della FIFA, organismo più democratico dell’ONU, dove il voto (per essere eletti presidente) di Curaçao vale quello della federazione inglese. Ma tant’è, così va il mondo del calcio.

La prima coppa del Mondo a quarantotto squadre e, forse, quella più stravagante della storia, ha comunque anche un lato tecnico. Subito in Rete sono circolate le prime analisi dei gironi, con tanto di pronostici. È ancora presto per avventurarsi in predizioni del genere. Di certo qualche sensazione l’urna l’ha lasciata, a partire dal classico vantaggio dato ai Paesi ospitanti.

Anche se questo Mondiale rischia di diventare presto un affare solo statunitense, non bisogna dimenticare che si disputerà anche in Canada e Messico. Tutti e tre gli organizzatori possono ritenersi soddisfatti del sorteggio.

Gli USA si ritrovano con Paraguay, Australia e la vincente del playoff europeo che coinvolge Turchia, Romania, Slovacchia e Kosovo. Girone abbordabile, tanto è vero che l’iconico Alexi Lalas ha subito dichiarato che lo USMNT dovrà assolutamente passare il girone, prontamente rintuzzato dal cittì Mauricio Pochettino, che ha invece invitato alla prudenza.

Il Canada, da parte sua, sarà con Qatar, Svizzera e con la vincente dello spareggio che coinvolge l’Italia. Non è andata male nemmeno ai Canucks. Il Messico infine si ritroverà con Sudafrica, Corea del Sud e una fra Eire, Danimarca, Rep. Ceca e Nord Macedonia. Poteva andare peggio.

Per il resto, girone interessante quello che vedrà opposte Francia, Norvegia, Senegal e una fra Iraq, Bolivia e Suriname, così come quello che riguarderà Inghilterra, Croazia, Ghana e Panama. Fra le altre partite da seguire, sono intriganti le sfide Olanda – Giappone, Spagna – Uruguay, Belgio – Egitto e Brasile – Scozia, un remake della partita di Francia ’98.

La speranza è che, a giugno prossimo, ci sia anche l’Italia. Fra l’altro, in caso di qualificazione gli uomini di Rino Gattuso avranno la possibilità di giocare a Toronto (dove c’è una numerosa comunità italiana) e in un girone abbordabile.

In caso invece di malaugurata, terza assenza consecutiva dal palcoscenico calcistico più importante, ecco che allora dovremo trovarci altre squadre da tifare. Per la vittoria finale, personalmente, andremmo a supportare l’Olanda. Gli inventori del calcio totale hanno già partecipato a tre finali (1974 in Germania, 1978 in Argentina, 2010 in Sudafrica) senza riuscire mai a vincere un trofeo che, per il contributo dato allo sviluppo tattico del gioco, meriterebbero.

Come squadra simpatia invece andiamo con la Scozia. Come si fa ad amare il calcio e non tifare per la Tartan Army? Con Brasile, Marocco e Haiti (alla prima presenza dopo quella del 1974), il gruppo degli scozzesi si presenta tutt’altro che agevole. L’obiettivo rimane sempre lo stesso: superare il primo turno. Un’impresa mai riuscita ai britannici in tutte le loro altre  partecipazioni alla competizione iridata. Che sia questa la volta buona?

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