Ha vinto la squadra più forte

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E sono quattro. A tanto sale infatti il numero delle coppe Libertadores finite nella bacheca del Flamengo. L’ultima è quella di stanotte, conquistata in Perù dopo aver battuto (1-0) i rivali del Palmeiras in una finale tutta brasiliana.

Per il Mengão si tratta di un trionfo a cui dovrebbe far seguito, a stretto giro di posta, anche la vittoria nel Brasileirão, anche in questo caso ai danni di un Palmeiras probabile secondo. Due trofei conquistati dunque, ennesima riprova dell’ottimo lavoro svolto dal tecnico Filipe Luís.

Questi successi mettono ulteriore pressione alla dirigenza del Flamengo, che sta lavorando per il rinnovo del contratto dell’ex difensore di Atlético Madrid e Chelsea. Filipe Luís ha intanto già rifiutato un’offerta dei turchi del Fenerbahçe. Probabile che una decisione venga presa dopo la conclusione del campionato brasiliano o, al più tardi, dopo la coppa Intercontinentale in programma a dicembre in Qatar.

Riguardo la finale, non c’è stata storia, ben oltre quanto dica il punteggio finale. Il colpo di testa dell’ex juventino Danilo, che ha deciso l’incontro a favore dei Rubro-Negro, è frutto di una superiorità tecnica e tattica che la squadra di Filipe Luís ha manifestato nell’intero arco della gara.

Con i tre attaccanti che fissavano i tre difensori del Palmeiras, il Fla ha avuto gioco facile a far girare palla, dopo essersi piantato nella metà campo del Verdão. Probabilmente il tecnico portoghese del Palmeiras, Abel Ferreira, ha avuto troppa fiducia nelle capacità difensive della sua squadra oppure nelle difficoltà in attacco dei Flamengo.

Privo dell’infortunato Pedro (ex Fiorentina) e dello squalificato Gonzalo Plata (squalificato), Filipe Luís si è infatti ritrovato senza centravanti per un attacco che, in coppa, aveva segnato soltanto dodici reti prima della finalissima. Evidentemente Ferreira non aveva fatto i conti con i calci piazzati, un’arma che il Flamengo sta sfruttando con efficacia dall’avvento del suo nuovo allenatore.

Non è stata una grande partita, ma il Flamengo è stato abile a controllarla dall’inizio alla fine. E lo ha fatto con una esecuzione ‘da manuale’ del modello posizionale, con cinque giocatori a costruire e altri cinque a invadere gli spazi nella metà campo del Palmeiras.

La qualità dei due centrocampisti centrali, Jorginho e Erick Pulgar, ha permesso al Fla di controllare il possesso (60%) senza particolari problemi, facilitato anche dalla passività della squadra di Abel Ferreira. L’atteggiamento del Palmeiras era volto a impantanare la manovra avversaria, ma alla fine è risultato invece facilitare il lavoro dei vari Bruno Henrique, Giorgian De Arrascaeta e Samuel Lino.

Sviluppandosi seguendo queste linee la partita ha finito per incidere negativamente sugli avanti della squadra di San Paolo, Vitor Roque e Flaco López, che si sono ritrovati ad avere a disposizione pochi palloni giocabili nel primo tempo.

Solo nella parte conclusiva dell’incontro il Palmeiras ha provato a fare qualcosa, tanto è vero che l’unica, grande occasione registrata dal Verdão è stata quella incredibilmente mancata da Vitor Roque a due minuti dal novantesimo.

Nemmeno gli ingressi di Ramón Sosa, Facundo Torres e dell’ex laziale Felipe Anderson hanno influito positivamente su una manovra offensiva che il Flamengo è riuscito ad anestetizzare. Alla fine la coppa ha preso la strada di Rio de Janeiro mentre il Palmeiras è rimasto vittima della stessa sindrome che ha colpito l’Inter l’anno scorso: è arrivato in fondo a tutte le competizioni più importanti, senza però riuscire a vincerne nessuna.

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