C’è qualcosa che non va

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La sfida del Franchi doveva essere quella del riscatto per entrambe le squadre. Per la Fiorentina del nuovo allenatore Paolo Vanoli, alla ricerca della sterzata in una stagione fin qui balorda. Per la Juventus, col neo condottiero Luciano Spalletti pronto a lasciare la sua impronta in una formazione alle prese con i diversi problemi ereditati dalla gestione precedente. 

Ne è uscito un confronto non bello, conclusosi col risultato di parità al termine di una gara che entrambe le formazioni hanno provato a vincere, senza tuttavia avere le forze per farlo.

Una partita di due tempi

Non nel senso che una squadra abbia dominato un tempo e l’altra quello successivo, ma per indicare come l’incontro abbia seguito due andamenti distinti tra la prima e la seconda frazione di gioco. I quarantacinque minuti iniziali sono stati infatti alquanto bloccati, con entrambe le squadre impegnate a fare la partita che i due allenatori si erano prefissi di fare: controllo del pallone la Juve, difesa e ripartenza la Fiorentina.

Questo contesto tattico era costruito su due sistemi che andavano a intersecarsi perfettamente, dando vita a tutta un serie di duelli individuali. Da parte viola c’era la scelta di Vanoli di schierare Nicolò Fagioli da vertice basso di una mediana a tre completata dai numeri 8 Rolando Mandragora e Simon Sohm.

Di fronte ecco una Juventus sistemata col 3-4-2-1 che prevedeva Khéphren Thuram e Manuel Locatelli in mezzo al campo e Weston McKennie da trequartista/incursore, pronto ad alzarsi per creare parità numerica tre contro tre con la linea arretrata della Fiorentina.

All’interno di tale struttura si andava delineando la scelta, da parte di entrambi i tecnici, di lasciare la propria difesa a degli uno contro uno che, sia per quanto riguarda Pablo Marí su Dušan Vlahović che per quello che concerne Lloyd Kelly o Teun Koopmeiners su Moise Kean, finiva per avvantaggiare gli attaccanti.

Nella ripresa le squadre si allungavano e ciò trasformava la contesa in una battaglia di transizioni, con entrambe le squadre incapaci di bloccare sul nascere il contropiede avversario.

I problemi in attacco della Vecchia Signora

La fase offensiva della Juventus continua ad avere gli stessi problemi che aveva con Igor Tudor in panchina. La squadra di Spalletti crea poco (1.13 non-penalty expected goals secondo Sics, 1.42 per soccerment) e tira male (xGOT 0.978 in base ai dati forniti da Sics).

Lasciare in panchina Jonathan David e Loïs Openda per utilizzare McKennie da secondo numero 10 non aiuta. L’attacco bianconero è ancora affidato alle iniziative individuali, specialmente di Kenan Yıldız (comunque in ombra al Franchi) e Francisco Conceição (entrato dalla panchina per dare vivacità alla fase offensiva ospite). E questo nonostante il fatto che la Juve abbia toccato ben 41 palloni nell’area avversaria.

Con l’ingresso di Conceição la Juve si è essenzialmente affidata al portoghese com arma di rifinitura per cercare di produrre qualcosa in avanti.

A parte le giocate individuali del turco e del portoghese, il resto della manovra juventina può contare in questo momento soltanto sulle conduzioni di Andrea Cambiaso. La ricerca della verticalità verso Vlahović appare come l’unica linea guida del gioco bianconero.

Anche la mossa di utilizzare Koopmeiners come terzo di difesa (per garantire alla squadra una costruzione più pulita) non sta dando i frutti sperati.

Una conduzione di Koopmeiners contro il blocco difensivo viola. L’olandese non è riuscito a incidere nello sviluppo della manovra bianconera.

In questo senso, il recupero di Juan David Cabal (in attesa del ritorno di Bremer) potrebbe aiutare ad alzare il livello del primo possesso, consentendo a Spalletti di ricollocare Koopmeiners a centrocampo e, magari, di abbandonare la difesa a tre. Quest’ultima risulta al momento una soluzione controintuitiva per una squadra che non ha in rosa un numero sufficiente di centrali di qualità e che avrebbe bisogno di invadere meglio e con più uomini la metà offensiva.

Qualcosa di vecchio, qualcosa di nuovo

Venendo alla Fiorentina, la squadra ha ricordato in alcuni aspetti quella di Stefano Pioli. In particolare nel secondo tempo quando, come detto, le due formazioni si sono allungate lasciando troppo campo alle ripartenze avversarie.

Con questo atteggiamento la Viola ha dato l’impressione di poter imbastire azioni pericolose (anche se poi, alla riprova dei fatti, la squadra ha creato pochissimo, come si evince dal dato dei NPxG: 0.37 per Sics, 0.58 per soccerment), ma, allo stesso tempo, di poter subire da un momento all’altro.  

Nel primo tempo almeno Vanoli ha mostrato una mostrato un undici più equilibrato rispetto al passato recente. Il prossimo step, data la posizione di classifica, sarà quello di cercare di mantenere quella stabilità difensiva provando ad essere più pericolosi in avanti, ma senza ritrovarsi in un contesto caotico come quello visto nel secondo tempo.

Da dove deve ripartire Spalletti

La Juventus di Firenze ha dato segnali preoccupanti. Quando si è ritrovata ad attaccare il blocco basso dei padroni di casa, gli ospiti hanno fatto fatica a produrre qualcosa. Quando lo ha fatto è stato perché è nata una situazione di mancanza di controllo all’interno della quale i bianconeri potevano segnare ad ogni azione, ma anche subire sulle transizioni della Fiorentina.

Un primo passo che il tecnico di Certaldo potrebbe compiere è quello di abbandonare la difesa tre per una a quattro (o anche tre e mezzo) che consenta alla squadra di articolare in maniera diversa la disposizione di partenza di centrocampisti e attaccanti.

Il gioco di squadra latita negli ultimi metri. Se il ricorso alle iniziative individuali dovesse restare l’unica scelta valida per questa rosa, allora Spalletti dovrà trovare il modo di utilizzare contemporaneamente Yıldız e Conceição (o Edon Zhegrova) a supporto di almeno un attaccante, per sfruttare contemporaneamente le giocate del numero 10 e del numero 7.

La squadra nella ripresa è stata troppo frenetica. Le cose sono migliorate con l’ingresso di Fabio Miretti, che ha permesso alla Juve di trovare più raziocinio nella gestione della palla.

In conferenza stampa, nel post-gara, Spalletti ha parlato della necessità di trovare diciotto, venti titolari ai quali affidarsi. Qualche rotazione in più sarà dunque necessaria. Quantomeno, il tecnico ha ritrovato Filip Kostić, finora rimasto ai margini del progetto.

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