E ventiquattro. Tante sono infatti le partite disputate da David Moyes ad Anfield contro il Liverpool senza centrare la vittoria. La serie è continuata nel giorno del derby del Merseyside numero 247, col suo Everton che è stato sconfitto (2-1) dai rivali cittadini. Una vittoria più sofferta del previsto quella dei Reds, soprattutto dopo un primo tempo di totale controllo.
A game of two halves
Anche in questa circostanza si è confermato il detto inglese della partita composta da due tempi. Nel primo, come accennato nell’introduzione, ha dominato il Liverpool. I padroni di casa sono stati schierati da Arne Slot con il loro abituale 4-3-3 fluido. A gestire la costruzione erano i difensori centrali Ibrahima Konaté e Virgil van Dijk (aiutati dal solito Alisson) e i due centrocampisti Ryan Gravenberch e Alexis Mac Allister, con l’ungherese Dominik Szoboszlai libero di alzarsi a sostegno di Mohamed Salah, Hugo Ekitiké e Cody Gakpo, quest’ultimo supportato a sinistra anche dalle avanzate di Milos Kerkez.
Davanti a questa struttura offensiva Moyes predisponeva una barriera difensiva organizzata su tre linee di contenimento all’interno di un 4-4-2. Il Liverpool non ha però avuto problemi a rompere l’equilibrio, trovando la via del vantaggio grazie al taglio verticale di Gravenberch, col centrocampista olandese che raccoglieva un assist di Salah per battere Jordan Pickford.
I tentativi di risposta dell’Everton erano affidati per lo più a palle alta difficile da addomesticare da parte di Beto. In generale comunque i Toffees pensavano ancora a non scoprirsi, per evitare di prendere un secondo gol che avrebbe potuto indirizzare definitivamente la gara. Cosa che in effetti è successa, visto il raddoppio messo a segno intorno alla mezz’ora da Ekitiké. Anche il francese, come Gravenberch in occasione del primo gol dei Reds, era abile a colpire alle spalle la retroguardia dell’Everton.
Il secondo tempo
Nella ripresa la partita si apriva maggiormente. Merito degli ospiti che iniziavano a produrre pericoli nella metà campo del Liverpool. Più che il cambio effettuato da Moyes all’intervallo (Thierno Barry per Beto) poté la migliore ricerca di Jack Grealish. L’ex giocatore del Manchester City, decaffeinato dalla cura Pep Guardiola, sta tornando agli antichi splendori. Contro il numero 18 dell’Everton poco ha potuto Conor Bradley. Il laterale nordirlandese conferma come i Reds, nonostante i tanti soldi spesi nell’ultima sessione estiva di mercato, rischino di continuare ad avere problemi nella posizione di terzino destro (dove può giocare sì Szoboszlai, ma con un’interpretazione prettamente offensiva).
Il numero 12 del Liverpool si produceva in una serie di interventi fallosi nel vano tentativo di fermare la vena creativa di Grealish. Senza costrutto però, dato che già dopo dieci minuti dalla ripresa delle ostilità il nazionale inglese effettuava un third pass dal quale poi scaturiva la rete di Idrissa Gueye. Pur costruendo qualche contropiede pericoloso, il Liverpool del secondo tempo si schiacciava molto, perdendo il controllo di una gara che diventava una battaglia di transizioni e lasciando spazio ad un Everton che avrebbe potuto trovare anche al pareggio. Purtroppo per Moyes però nemmeno gli inserimenti (forse tardivi) di Carlos Alcaraz e Tyler Dibling riuscivano a ristabilire la parità.
L’Everton è Grealish – dipendente
Ok, l’ex dei Citizens è sicuramente l’elemento di maggior classe a disposizione di Moyes. Chiaro dunque che Grealish sia diventato l’epicentro della fase offensiva dei Toffees. Nel lungo periodo però questa dipendenza potrebbe finire per generare qualche problema, in particolare se l’inglese dovesse incontrare periodi di scarsa condizione o fosse costretto a saltare qualche gara.
L’impressione è che, pur favorendo l’isolamento dell’esterno sinistro in uno contro uno con il marcatore di turno (o anche con due giocatori visto che Grealish può spezzare i raddoppi così come sa quando passare la palla al compagno libero), Moyes dovrebbe cercare di garantirgli una qualche assistenza.

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