Forse la situazione non è poi così grave come sembra. Questo perché, probabilmente, è peggio. Il Manchester United esce dal Craven Cottage con un punto sì (1-1), ma anche con tante domande insolute. Soprattutto, con l’impressione che le problematiche di questa squadra siano ben lontane dall’essere state risolte da una campagna acquisti che ha rivoltato come un calzino l’attacco, consegnando a Rúben Amorim i vari Benjamin Šeško, Matheus Cunha e Bryan Mbeumo.
Lo United continua infatti a faticare contro formazioni di metà classifica. Come riportato dal Guardian infatti nella scorsa Premier Amorim ha guidato la squadra in 14 partite di campionato contro squadre finite tra il settimo e il diciassettesimo posto. Di queste, lo United ne ha vinte appena due, pareggiandone altrettante e perdendo le restanti dieci.
Già questo dovrebbe essere un’indicazione utile per capire meglio le caratteristiche di una squadra che, pur cambiando continuamente allenatore (Amorim è il decimo manager a sedersi sulla panchina di Old Trafford da quando, nel 2013, ha lasciato sir Alex Ferguson) continua a rimanere una formazione che si esprime meglio in transizione. E questo nonostante la volontà di Amorim di praticare un calcio proattivo, all’interno di quel 3-4-2-1 che pare aver assunto per il portoghese tutti i caratteri del dogma.
Interrogato a tal proposito nel dopo partita col Fulham, l’ex allenatore dello Sporting Lisbona ha risposto che ‹‹dipende da che sistema di gioco affronti. Puoi sempre abbassarti accanto ai centrali per trasformarlo in un 4-3-3. Si tratta di adattarsi all’avversario e di aiutarsi a vicenda, muoversi l’uno per l’altro, e allora non è davvero una questione di sistema. È più che altro il modo in cui lo interpreti››. Ci può stare, ma proprio l’interpretazione che ne danno attualmente i giocatori in campo è invece fin troppo rigida.
Non è ovviamente solo una questione di sistema. Lo United ha anche altri problemi. A cominciare dal portiere. André Onana, pagato a peso d’oro nell’estate 2023 (€51 milioni versati nelle casse dell’Inter), non dà garanzie. E così Amorim lo ha panchinato nelle prime due uscite di questo campionato, a favore di Altay Bayindir. Nemmeno il turco però è risultato irreprensibile.
Il Fulham, conoscendo le difficoltà dell’ex Fenerbahçe nelle uscite alte, lo ha targettizzato su ogni calcio d’angolo, riempiendo l’area piccola di saltatori.
Questo spiega come mai il Manchester sia ancora sul mercato alla ricerca di un valido numero 1. Il prescelto (dopo i tentativi falliti per Emiliano Martínez e Gianluigi Donnarumma) sembra essere stato individuato in Senne Lammens, che dovrebbe arrivare per una cifra di circa €20 milioni. Il ventitreenne portiere dell’Anversa potrebbe ritrovarsi subito titolare, mandando in panchina Bayindir e Onana (quest’ultimo a fine anno sarà poi chiamato a giocare in Coppa d’Africa col Camerun).
Un’altra questione riguarda il centrocampo. Amorim non ha trovato una coppia mediana di titolari. Bruno Fernandes può certamente giocare da numero 8. Resta da capire se può farlo anche da numero 6 in una linea a due. L’anno scorso il portoghese è stato uno dei pochi a salvarsi. Amorim, da quando ha preso in mano la conduzione tecnica dello United, lo ha sdoppiato fra le posizioni di interno di centrocampo e di trequartista. La povertà tecnica della squadra era tale che, con Fernandes in mezzo, mancava qualità in zona di rifinitura. Con l’ex Sampdoria e Sporting Lisbona ad agire a ridosso delle punte, veniva meno il collante fra la zona di costruzione e la trequarti.
Per risolvere il problema lo Utd ha acquistato Cunha, mossa che consente ora ad Amorim di poter arretrare Fernandes. Tutto bene finché il Manchester ha il possesso. In non possesso invece il centrocampista lusitano va in ovvia difficoltà. Non che il suo compagno di reparto, il brasiliano Casemiro (che pur sarebbe un holding midfielder) stia difendendo bene. E infatti il suo allenatore lo ha sostituito poco oltre l’ora di gioco con l’Arsenal e dopo cinquantatré minuti contro il Fulham
A riprova delle difficoltà difensive riscontrate dallo United in mezzo al campo nella gara con i Cottagers ci sono le dichiarazioni rilasciate dal centrocampista nigeriano dei londinesi, Alex Iwobi: «sapevamo che saremmo riusciti a metterci alle spalle dei loro due centrocampisti. Abbiamo sfruttato quella situazione».
Probabilmente sarebbe opportuno passare ad un centrocampo a tre. Questo consentirebbe ad Amorim di poter ripescare un giocatore come Kobbie Mainoo o Manuel Ugarte, entrambi finiti fuori dai radar. Affermare, come ha fatto Amorim, che Mainoo deve ‹‹lottare per un posto con Bruno››, non ha senso, date le diverse caratteristiche dei due giocatori.
Davanti poi sarà necessario mettere quanto prima Šeško in condizione. L’ex attaccante del Lipsia, agendo da punto di riferimento più avanzato, consentirebbe un ricollocamento di Cunha (ad oggi impiegato da finto centravanti) in una posizione a lui più congeniale.
Certo, non si può pensare che lo sloveno, da solo, risolva tutti i problemi offensivi dello United (due gol segnati nelle ultime 6 partite, contando anche la scorsa stagione). Non senza una manovra convincente alle sue spalle, in grado di armarlo.
Un aiuto ulteriore potrebbe venire da Mason Mount, ripescato a sorpresa in queste due prime uscite stagionali. ‹‹Ho avuto la sensazione che, durante queste ultime partite con Mount, a volte siamo più solidi nel modo di giocare›› ha dichiarato Amorim.
L’inglese, oltre alla sua buona tecnica, mette a disposizione della squadra le proprie doti da equilibratore. Fra l’altro il no.7 dello United è in grado di aiutare la squadra nella risalita del campo.
Come si vede, gli equivoci tattici sono tanti per il Manchester. A questo punto il tecnico ha due strade: riuscire, con l’aiuto dei nuovi acquisti, a indirizzare la squadra verso il modello di gioco proattivo scelto, oppure cambiare rotta e adattarsi alle caratteristiche degli uomini a disposizione. In questo secondo caso, sarà capace di farlo, rinunciando alle idee che, comunque, gli hanno permesso di essere chiamato a guidare lo United?

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