Foto: IMAGO / ZUMA Press Wire
Dopo aver speso ben €337 milioni nelle due ultime estati (la scorsa e quella attuale), l’Atlético Madrid non può più nascondersi. Puntare al terzo posto, alla qualificazione in Champions, ad essere la prima fra le squadre che non si chiamano Barcellona o Real Madrid, non basta più. Lo ha dichiarato pubblicamente anche il presidente dei colchoneros, Enrique Cerezo: ‹‹la sfida di questa stagione non è più arrivare tra i primi tre, come potevamo dire prima, ma uscire per vincere le tre competizioni che andremo a disputare››.
Come dargli torto dopo che la società, in questa sola sessione di mercato, ha finora portato alla Madrid rojiblanca Álex Baena (€42 milioni), Dávid Hancko (€26), Johnny Cardoso (€24), Thiago Almada (€21), Matteo Ruggeri (€17) e Marc Pubill (€16)? Nomi e costi che si aggiungono a quelli dell’anno passato: Julián Alvarez (€75), Conor Gallagher (€42), Robin Le Normand (€34.5), Alexander Sorloth (€32), Clément Lenglet (€3) e Juan Musso (€4.5).
Tutti investimenti resi possibili da una serie di mosse economiche ben descritte da Miguel Ángel Gil, amministratore delegato del club, al quotidiano As: ‹‹a livello sociale, il club ha battuto nuovamente record storici di abbonati, soci, follower sui social network e spettatori allo stadio. E a livello patrimoniale, il club ha consolidato gli accordi legati al finanziamento, alla costruzione e agli operatori della città del tempo libero e dello sport che stiamo sviluppando accanto allo stadio››.
Oltre a questo, non bisogna dimenticare come l’Atléti abbia saputo vendere bene, come dimostrano i soldi incassati per gli undici giocatori fin qui ceduti vale a dire, come riportato da El Pais, João Félix (€52 milioni), Samu Omorodion Aghehowa (€32), Arthur Vermeeren (€23), Lino (€22), Álvaro Morata (€13), Caglar Soyuncu (€8.5), Rodrigo Riquelme (€8), Ángel Correa (€8), Santiago Mouriño (€2), Horatiu Moldovan (€250.000) e Germán Valera (€25.000).
All’interno di questo piano di ristrutturazione è compreso anche il varo di un nuovo progetto tecnico di ringiovanimento della rosa se si pensa che Thiago Almada, Baena e Cardoso sono del 2001, Ruggeri del 2002 e Pubill del 2003. Sangue giovane di cui una squadra avanti con l’età, com’era l’Atlético dello scorso anno, necessitava. E infatti mentre un anno fa i giocatori sopra la trentina erano tredici, quest’anno la batteria si è ridotta ai soli Oblak (32), Musso (31), Giménez (30), Galán (30), Lenglet (30), Llorente (30), Koke (33) e Griezmann (34).
Anche se il mercato non è ancora chiuso, Diego Simeone sembra avere tutte le armi per tornare a competere al vertice de La Liga e per far bene in Europa. Reduce da una coppa del Mondo per club fallimentare (l’Atléti è stato eliminato nel girone da Psg e Botafogo) il tecnico argentino è chiamato ad una riscossa. Per l’ex centrocampista di Pisa, Lazio e Inter quella che sta per partire sarà la stagione numero tredici a Madrid (essendo approdato al Vicente Calderón nel gennaio del 2012). Soltanto Frank Schimdt del Heidenheim è in carica da più tempo con la stessa squadra (2007).
In queste tredici annate Simeone ha conquistato due titoli di campione di Spagna, una Copa del Rey, una Supercoppa spagnola, due Europa League e due Supercoppe europee, raggiungendo anche per due volte la finale di Champions.
Risultati straordinari ma, si sa, nel calcio il presente e il futuro contano più del passato e Simeone deve tornare a vincere al Metropolitano. Per centrare questo obiettivo il tecnico argentino, che già nel recente passato si è un po’ distaccato da quella visione eccessivamente difensiva che lo aveva reso celebre, sembra orientato a proporre una versione dell’Atlético ancor più aggressiva in fase di non possesso, per trasformare poi i palloni riconquistati in micidiali transizioni, volte ad armare repentinamente Griezmann e Julián Alvarez. Il tutto partendo però sempre da una solida linea arretrata.
Linea che spera di trovare in Hancko un nuovo leader. Lo slovacco ex Fiorentina arriva a Madrid dal Feyenoord per sostituire i vari Azpilicueta, Reinildo e Witsel.
A ventisette anni d’età Hancko è nel pieno della sua maturazione tecnica. Centrale, in una linea a quattro può occupare anche la posizione di esterno a sinistra, come ha spesso fatto con la maglia della Slovacchia.
La prima uscita importante (contro il Porto) ha visto Simeone schierare dall’inizio Ruggeri e Baena, rinnovando una fascia sinistra che l’anno scorso era stata alquanto fragile, all’interno del classico 4-4-2, allineando Llorente, Lenglet, Le Normand e il già citato Ruggeri davanti a Jan Oblak.
Più che la sconfitta (1-0), a preoccupare è l’infortunio di Pablo Barrios (un potenziale tritolare) che rischia di lasciare Simeone con i soli Cardoso, Koke e Gallagher a centrocampo. Proprio lo spagnolo e l’inglese hanno formato la coppia di mediani contro i portoghesi allenati da Francesco Farioli anche se, sulla carta, ad associarsi a Barrios nell’undici di partenza quest’anno dovrebbe essere lo statunitense Cardoso. A questi giocatori spetterà raccogliere la pesante eredità lasciata dalla partenza di Rodrigo De Paul, con l’ex Udinese volato a Miami per giocare con Lionel Messi. A destra poi si attende la consacrazione di Giuliano Simeone.
Quali che siano effettivamente le scelte definitive di Simeone, una certezza c’è: i colchoneros sembrano avere una rosa lunga per competere lungo l’arco della stagione su tutti i fronti. Esattamente quello che vuole Cerezo.

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