Sotto lo sguardo paterno di Carletto, Davide Ancelotti ha bagnato con una vittoria sul Vasco de Gama il suo esordio come primo allenatore del Botafogo.
In realtà Ancelotti Jr. è andato in panchina al Mané Garrincha di Brasilia (dove il Vasco gioca alcune partite interne per precedenti accordi commerciali) con la qualifica di assistente allenatore dei portieri, a causa di problemi burocratici nel suo tesseramento. Formalmente quindi il tecnico per la partita in questione è stato Cláudio Caçapa, ex difensore del Lione e già allenatore ad interim del Fogão, oltre che guida tecnica di belgi del Molenbeek (altra squadra facente capo al tycoon americano John Textor, proprietario anche di OL e Crystal Palace).
La partita andata in scena nella capitale brasiliana non è stata una da ricordare e, certamente, è ancora troppo presto per vedere quale sarà l’impatto di Ancelotti sul medio periodo nella sua prima avventura da allenatore in prima.
Tuttavia, qualcosa si è visto. Il primo tempo è stato di marca vascaina, con i padroni di casa che hanno controllato il possesso senza tuttavia riuscire a impensierire più di tanto il portiere del Botafogo John. La formazione guidata da Fernando Diniz (ex vincitore della Copa Libertadores col Fluminense nel 2023 ed ex tecnico della nazionale brasiliana) ha palesato diverse difficoltà nel tentativo di rompere la pressione uomo su uomo portata in modo efficace dagli uomini di Ancelotti.
Le uniche iniziative degne di nota del Gigante da Colina si sono viste quando i cruzmaltino riuscivano ad armare l’attaccante portoghese Nuno Moreira largo a sinistra. Da quel lato di campo provenivano le cose migliori viste nella prima frazione da parte del Vasco.
A risultare più pericolosi erano invece proprio gli alvinegro di Ancelotti. Partendo da un pressing organizzato i bianconeri del Botafogo erano infatti abili a costruire transizioni efficaci, andando ad impensierire la difesa rivale dalle parti di Léo Jardim.
Quando poi era il Botafogo a muovere palla, si vedeva una chiara struttura posizionale che costruiva col quadrilatero formato dai due difensori centrali Kaio Fernando e Barboza e dai due mediani Gregore e Marlon Freitas, con i terzini Vitinho e Alex Telles che si alzavano.
Nonostante il fatto che il Vasco abbia usufruito della pausa del campionato fissata per consentire alle squadre brasiliane di partecipare alla Coppa del Mondo per club (fra queste era presente anche il Botafogo) la squadra meno stanca fra le due compagini è apparsa il Fogão.
L’undici di Diniz ha fatto fatica anche solo a gestire bene la palla. Nel secondo tempo le cose sono addirittura peggiorate. Non a caso la rete che ha aperto le marcature, messa a segno dall’ex Fiorentina Arthur Cabral, è stata frutto di una riconquista da parte del Botafogo, poi trasformata in un contropiede letale.
Piano piano nella ripresa la squadra di Ancelotti ha preso il controllo della gara, guidata dall’esterno argentino Álvaro Montoro. Con il Vasco che si alzava per cercare il pareggio era poi ancora più semplice per il Botafogo riuscire a trovare spazi alle spalle dell’ultima linea avversaria. Da un altro contropiede arrivava così il raddoppio di Nathan Fernandes.
Proprio la pressione forte esercitata dal Botafogo è una delle caratteristiche delle nuovo Botafogo che più hanno marcato la distanza rispetto a quanto visto al Mondiale per club con Renato Paiva in panchina. Il tecnico portoghese era stato fortemente criticato da Textor (nonostante il fatto di aver raggiunto gli ottavi di finale del torneo statunitense) proprio per aver abbandonato il gioco posizionale proattivo per il quale era stato ingaggiato dal club di Rio de Janeiro.
‹‹Perché ho licenziato Renato Paiva dopo che ha battuto il PSG? Ha tradito i suoi stessi principi, non ha seguito il piano. È un allenatore posizionale, molto bravo a formare i giocatori, e i tifosi erano arrabbiati per il modo in cui giocavamo. Avremmo dovuto battere l’Atlético Madrid e il Palmeiras; siamo migliori del Palmeiras›› ha dichiarato il proprietario del club a proposito dell’allontanamento dell’ex allenatore.
Ora, con Ancelotti Jr., la squadra bianconera pare aver imboccato una strada più consona alle aspettative del suo presidente.

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