Foto: IMAGO / Kyodo News
Faceva calco domenica pomeriggio (le 15 ora locale) al MetLife Stadium di East Rutherford, New Jersey. Ben 32 gradi ed era anche umido. Non un clima ideale per giocare a calcio ma un clima che si è rivelato perfetto per far brillare di luce propria Cole Palmer, soprannominato cold ma, a questo punto, anche gold.E sì perché il trofeo in oro a ventiquattro carati messo in palio dalla FIFA (insieme a un mucchio di dollari sonanti) per la squadra vincitrice della Coppa del Mondo per club è andato al Chelsea dell’ex talento del Manchester City.
Su questa finale ci sarebbe molto da scrivere, sia per quanto visto extra campo (dagli occhiali glamour di Melania Trump alla presenza di Donald Trump sul podio dei vincitori, passando per due dimenticabili show musicali prepartita e durante l’intervallo) che in campo (non solo tecnicamente ma anche per lo scontro finale fra Luis Enrique e João Pedro).
In questo contesto ci limiteremo ad alcune considerazioni generali. Ha vinto il Chelsea dunque, viva Enzo Maresca. Il tecnico italiano è stato l’unico, in questa seconda parte di stagione, a riuscire a contrapporre al Psg un piano tattico credibile ed valido. A partire dal pressing. Il Chelsea è riuscito là dove altri prima dei londinesi avevano fallito, vale a dire nell’opporre alla costruzione parigina una pressione tale da mettere in crisi i meccanismi costruttivi dei campioni d’Europa in carica.
Come affermato da Marquinhos ai microfoni di DAZN nel post partita, «il Chelsea ha vinto la battaglia fisica, soprattutto nel primo tempo. Hanno vinto molti duelli e noi siamo stati un po’ al di sotto di quello che possiamo fare, quindi è stato difficile per noi. Sono stati molto efficaci, e questo cambia tutto. Lo abbiamo visto nella finale di Champions League, e anche contro il Bayern e il Real Madrid: quando sei efficace, cambia tutto».
Le chiavi della vittoria inglese dunque nella capacità del Chelsea di fronteggiare il palleggio avversario e, contemporaneamente, di opporre soluzioni valide al pressing e alla contropressione esercitata dal Psg. Da quest’ultimo punto di vista è stato particolarmente interessante il giusto mix creato da Maresca fra gioco sul corto e gioco sul lungo. Variando il tipo di giocata inziale infatti il Chelsea ha mandato in tilt il sistema difensivo francese, superando agevolmente quel pressing in avanti che è stato un tratto distintivo della vittoriosa campagna di Champions degli uomini di Luis Enrique.

A tal proposito sono interessanti alcuni dati forniti da L’Équipe: in base a quanto riportato dal giornale francese Robert Sánchez (portiere spagnolo del Chelsea) ha provato 32 passaggi in totale, di cui oltre il 78% sono stati lunghi (oltre i 32 metri), con una percentuale di riuscita complessiva del 47% (36% sui lanci lunghi).
Utilizzando questa strategia e aggiungendo una notevole dose di impatto fisico i Blues hanno messo in difficoltà i giocatori francesi, a partire dai tre centrocampisti Vitinha, João Neves e Fabián Ruiz, il fulcro del gioco del Psg. Il pressing portato dai londinesi è stato uomo su uomo, accettando il duello individuale anche sull’ultima linea difensiva.
Nella battaglia di pressing e confronti individuali che si è venuta a creare i ragazzi di Maresca hanno avuto la meglio. Basti citare come esempio lo scontro che si è creato fra Lucas Beraldo e João Pedro, nettamente vinto dall’attaccante del Chelsea.
L’intensità, l’organizzazione e la superiorità nei confronti diretti hanno indirizzato la partita dalla parte del Chelsea. Per chiudere il cerchio si è poi aggiunta la precisione nelle combinazioni che hanno portato alla doppietta di Palmer e alla rete di João Pedro. La partita di fatto si era già chiusa nel primo tempo.
Certo, qualcosa sarebbe potuta cambiare se, sullo zero a zero, Désiré Doué avesse tirato in porta da buona posizione invece che provare un passaggio nel mezzo verso Khvicha Kvaratskhelia (passaggio intercettato da Marc Cucurella). Ma, in definitiva, la vittoria del Chelsea è stata troppo netta per lasciar spazio a recriminazioni di sorta.
Questa sconfitta macchia l’eccezionale stagione 2024-25 del Psg, ma non la cancella. I parigini hanno pagato più del previsto l’assenza in mezzo alla difesa di Willian Pacho. Anche così può essere spiegato il fatto che la miglior difesa della Ligue 1 (35 reti concesse) abbia incassato tre reti tutte insieme per la prima volta dalla sconfitta interna (1-3) patita contro il Nizza ad aprile al Parco dei Principi.
Detto questo, la sola assenza di Pacho non è sufficiente a spiegare il rovescio francese. No. Come detto sopra infatti la spiegazione della superiorità manifestata dai londinesi sta nel modo in cui Maresca ha trovato il modo di scompaginare il modello di gioco avversario (oltre al fatto di aver potuto contare su rotazioni importanti fra i suoi giocatori), il tutto all’interno di un sistema posizionale più rigido di quello parigino, ma non per questo meno funzionale (un esempio del calcio razionale di Maresca lo si è visto ogniqualvolta il Chelsea, durante la gara, ha preferito riciclare il possesso per far occupare ad ogni giocatore la corretta posizione in campo piuttosto che affondare in contropiede).

Per quanto riguarda il Chelsea, questo trionfo consente alla squadra inglese di potersi fregiare del titolo di campione del Mondo. Questo significa che i Blues sono la compagine più forte del pianeta? Se la vincitrice della Champions viene considerata all’unanimità la più forte d’Europa, lo stesso discorso (allargato all’intero orbe terraqueo) dovrebbe valere per chi vince il Mondiale per club. E però…chi conquista l’Europeo è la nazionale più forte del continente? Non parrebbe, visto che l’Italia ha trionfato nel 2021 per poi venir estromessa dai Mondiali del Qatar nelle qualificazioni.
Quale che sia l’idea del lettore, di certo il Chelsea ha avuto il merito (come la maggior parte delle squadre partecipanti) di prendere sul serio la competizione voluta dalla FIFA. E questo al di là dell’aspetto economico immediato. Il titolo conquistato infatti sarà ulteriormente spendibile a livello commerciale dal club di proprietà di Todd Boehly e Clearlake Capital.
Sul terreno di gioco inoltre questo successo dà ancora più credibilità al progetto tecnico iniziato la scorsa estate con l’arrivo in panchina di Maresca. L’allenatore italiano venne accolto con qualche scetticismo a Londra e dintorni e le critiche sul suo operato non sono mancate durante la stagione. Alla fine però il Chelsea ha chiuso l’annata vincendo la Conference League e questa coppa. Chiaro, gli avversari affrontati nella campagna valida per la terza competizione europea per club non erano di primo livello (Copenhagen, Legia Varsavia, Djurgården e Betis), ma parliamo pur sempre di una vittoria continentale.
Per di più il lavoro di Maresca ha permesso la crescita di alcuni giocatori come i già citati Palmer e João Pedro, Moisés Caicedo, Malo Gusto e Enzo Fernández. Tutti elementi destinati a formare il nucleo principale di una squadra che, ulteriormente rinforzata sul mercato (è già arrivato Liam Delap) dovrà ora provare a dare l’assalto alle posizioni di vertice nella Premier.

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