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Il Real Madrid ha approcciato la Coppa del Mondo col chiaro intento di vincerla. Per centrare questo risultato Florentino Pérez non ha esitato a versare 10 milioni di euro nelle casse del Liverpool per anticipare l’arrivo di Trent Alexander-Arnold (che avrebbe raggiunto la Casa Blanca gratuitamente a fine giugno) e ad accelerare la transizione in panchina fra Carlo Ancelotti e Xabi Alonso.
Il tecnico basco arrivava dopo le grandi cose fatte alla guida del Leverkusen. In Germania Xabi Alonso ha costruito una squadra posizionale perfettamente organizzata, che faceva della fluidità in possesso e del pressing in non possesso i propri marchi di fabbrica. La sfida per l’ex centrocampista del Real era quella di tornare a Madrid e provare a implementare un sistema simile.
Il torneo statunitense ha detto che il lavoro da fare è ancora tanto. Non poteva che essere così visto che Alonso ha ereditato da Ancelotti una squadra che, nella stagione appena conclusa, aveva palesato enormi difficoltà, soprattutto senza palla. Difficoltà che sono riemerse nel momento topico della Coppa, cioè quando il Madrid si è trovato di fronte il primo, vero avversario di livello, cioè il Psg. Le sfide precedenti infatti potevano essere considerate come dei buoni test, ma nulla più. Se si esclude la prima gara contro l’Al-Hilal, i blancos li hanno tutti gestiti con una certa dose di autorità. Contro Juventus e Borussia Dortmund qualche sbavatura la si è cominciata a vedere, ma nulla che facesse prevedere il tracollo poi verificatosi contro il Psg. Gli uomini di Luis Enrique si sono infatti imposti facilmente con un risultato finale (4-0) che avrebbe potuto essere anche più largo.
Soprattutto, i madrileni hanno manifestato una totale impotenza contro una squadra che penetrava le linee merengues come la proverbiale lama nel burro. La fase difensiva madridista è stata, ancora una volta quest’anno, troppo passiva. Non ha giovato la decisione di Alonso di abbandonare il 4-4-2 senza palla proposto in altre occasioni a favore di un 4-5-1 che si è rivelato disfunzionale.
La sua squadra non è stata in grado di reggere la contemporanea presenza in campo di Kylian Mbappé, Viníicus Júnior e Gonzalo García. Il Psg ha trovato strade aperte sia sulle corsie esterne che centralmente, là dove la mediana composta da Arda Güler, Jude Bellingham e Aurélien Tchouaméni è rimasta in balìa degli avversari.
A creare difficoltà è stata soprattutto l’indolenza difensiva di Mbappé e Vinícius. ‹‹Arrivavamo tardi al pressing, loro trovavano sempre l’uomo libero e non siamo mai riusciti ad avvicinarci a rubare la palla›› ha detto Thibaut Courtois. Se andiamo a valutare i dati forniti dalla FIFA, il giocatore del Real ad aver applicato più pressione in questo torneo (intendendo con ciò il numero totale di azioni di pressing effettuate da un giocatore o da una squadra nel tentativo di sfidare il portatore di palla e interrompere il possesso degli avversari) è stato García (186). Vinícius si è difeso (157). Mbappé invece è stato avulso dal contesto quanto si trattava di pressare (38).
Come detto a più riprese da Alonso a proposito dei suoi giocatori ‹‹dobbiamo e abbiamo bisogno di difendere tutti. Gli undici giocatori che sono in campo devono essere coinvolti nel momento difensivo, devono stare uniti, devono sapere come vogliamo pressare, e senza questo sarà molto complicato››.
Per un tecnico che, come detto, fa del pressing organizzato la sua arma di difesa principale, tutto ciò rappresenta un bel problema. La batosta subita dal Psg va quindi ben oltre i clamorosi errori di Raúl Asencio (il terzo per lui durante il torneo) e Antonio Rüdiger o le assenze di Alexander-Arnold e Dan Huijsen.
Mbappé dà, Mbappé toglie…il francese ha disputato la miglior stagione di sempre per un debuttantei n maglia Real, mettendo a segno 44 reti. Il blancos però continuano a non trovare il modo di supportare la contemporanea presenza del francese e di Vinícius. In questo senso ha ragione Alonso quando afferma che la partita persa contro il Psg è stata ‹‹l’ultima del 2024-25, non la prima del 2025-26›› perché questo è lo stesso problema riscontrato da Ancelotti in stagione. Anche così si spiegano le ben 84 reti incassate complessivamente dalle merengues, tutte le competizioni comprese.
Certamente, il torneo americano non è stato completamente negativo per il Real. Alonso torna infatti a casa con qualcosa di interessante da cui ripartire, come la scoperta di Gonzalo García, il buon impatto di un Aurélien Tchouaméni utilizzato in un ruolo ibrido fra difensore e centrocampista, la novità Arda Güler da numero 8, le prestazioni di Huijsen, la conferma della duttilità tattica di Federico Valverde…
Per il resto, in soccorso di Alonso dovrà intervenire la società. Questa è una squadra che perderà sicuramente Luka Modrić e Lucas Vázquez e, probabilmente, anche Rodrygo. Pérez dovrà sostituirli con elementi in grado di applicare il modello di gioco di Xabi Alonso.

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