La caduta di Jack Grealish

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Com’è noto, il Manchester City ha deciso di non includere Jack Grealish nella lista dei convocati per il Mondiale per club. Una decisione che non ha colto di sorpresa, dato che la stella del nazionale inglese si è da tempo offuscata all’Etihad Stadium.

Anche se l’ex fantasista dell’Aston Villa ha messo insieme 157 partite dal momento in cui il suo cartellino venne acquistato dal Manchester (nel 2021 per la non modica cifra di £100m) il suo impiego quest’anno è calato drasticamente, dato che le presenze in partite di Premier sono state appena venti, soltanto 7 delle quali da titolare. In totale, in entrambe le ultime due stagioni l’ex Villan ha meno di un terzo dei minuti totali della sua squadra. Un calo notevole per un ragazzo che era stato protagonista nella stagione che vide il Manchester conquistare il Treble (2023), non interamente spiegabile con i problemi fisici riscontrati.

Il futuro di Grealish al City è quindi perlomeno nebuloso. Il giocatore è semplicemente uscito dalle grazie di Pep Guardiola. Un esempio significativo di ciò lo si è avuto durante la finale di FA Cup fra City e Crystal Palace. Sotto di un gol, l’ex allenatore del Barcellona ha preferito mandare in campo il diciannovenne argentino Claudio Echeverri (un debuttante) invece dell’inglese.

Il problema è che, al netto delle sue qualità e della produzione in campo, le caratteristiche di Grealish mal si accompagnano al calcio di Guardiola. Anche nei momenti di massimo splendore della sua parabola con i Citizens il giocatore è sempre rimasto un portatore di palla, uno splendido dribblatore che però, col suo stile, non si conciliava bene con una squadra orientata al controllo.

Il modello di Guardiola ha finito per decaffeinare Grealish, imbottigliandolo in compiti che prevedevano essenzialmente di passare la palla in modo semplice, senza avventurarsi in azioni personali. Anche così si spiegano le sole 12 reti e i 12 assist messi insieme dal giocatore in quattro anni col City.

In un contesto come quello creato da Guardiola i giocatori di qualità che il tecnico predilige ama sono i Kevin De Bruyne, i Phil Foden, gli İlkay Gündoğan. Tutti elementi in grado di controllare il tempo e il pallone, di dettare e cucire il gioco in spazi stretti, anche rinunciando a qualche iniziativa personale.  È vero che, negli anni, all’Etihad si sono visti anche laterali con gol nei piedi come Riyad Mahrez o Raheem Sterling ma, a Grealish, Guardiola ha affidato essenzialmente compiti di gestione.

Chiedere a Grealish di fissare l’ampiezza ha così finito per sterilizzarne l’imprevedibilità. Se poi c’è da saltare l’uomo o da attaccare l’ultima linea, Guardiola in stagione ha preferito affidarsi rispettivamente al belga Jérémy Doku e all’egiziano Omar Marmoush. Semplicemente, Pep ha palesato di poter fare a meno della potenza creativa di Grealish, per di più relegandolo all’ala quando l’inglese, all’Aston Villa, tendeva a operare in zone centrali, libero di muoversi come preferiva.

Il tentativo di disciplinarlo, di irreggimentarlo nel sistema di Guardiola ha finito per creare un giocatore ibrido, impossibilitato a svolgere con efficacia i compiti assegnatigli dal catalano ma non in grado nemmeno di fare quello che sapeva fare prima.

Durante la stagione appena conclusa Guardiola ha utilizzato l’inglese anche da centrocampista centrale. Una posizione nella quale Grealish ha mostrato le sue qualità nella gestione della palla e del ritmo di gara, ma che finiva per esporre il City alle transizioni avversarie.

Grealish costruttore contro il Forest.

A questo punto per il ventinovenne di Birmingham (compirà trent’anni a settembre) la cosa migliore da fare sarebbe trovare un’altra squadra dove andare a giocare in prestito (tenendo conto di uno stipendio da £300.000 a settimana). In Inghilterra il suo stile verticale potrebbe essere inquadrato bene in formazioni come Crystal Palace e Nottingham Forest, che lasciano spazio a questo tipo di giocatori.

Ci sarebbe poi sempre l’opzione italiana (si è parlato di un interessamento del Napoli di Antonio Conte). Negli ultimi anni la Serie A ha accolto con successo giocatori che, per un motivo o per l’altro, non erano più considerati adatti al contesto inglese (Romelu Lukaku, Scott McTominay, Fikayo Tomori…). Un calciatore come l’attuale numero 10 del Manchester City farebbe molto comodo ad una squadra come l’Inter, con Cristian Chivu che eredita da Simone Inzaghi una rosa senza dribblatori.

Lo stesso dicasi del Milan. Anche l’altra squadra di Milano ha infatti cambiato rotta, ingaggiando Massimiliano Allegri come nuovo allenatore. Il tecnico livornese potrebbe presentare un undici attendo a difendere in un blocco basso, con tanto campo da risalire poi in contropiede. Proprio una situazione tattica nella quale Grealish potrebbe trovarsi a proprio agio.

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