È possibile essere esonerati dopo aver vinto una coppa che riporta nella bacheca di un club un titolo europeo che mancava da diciassette stagioni? Sì, se in campionato l’annata è stata disastrosa e se ti chiami Tottenham.
Così, come accaduto in precedenza a Mauricio Pochettino, José Mourinho, Nuno Espírito Santo e Antonio Conte, anche Ange Postecoglou subisce la mannaia del proprietario Daniel Levy.
I motivi dell’esonero sono chiari: il campionato degli Spurs non è stato all’altezza delle aspettative della società, con il Tottenham che ha chiuso la Premier soltanto al diciassettesimo posto (anche se la vittoria in Europa League consentirà ai bianchi di partecipare alla prossima Champions). La condotta stagionale è stata discontinua a dir poco (schizofrenica in realtà), con la squadra che ha alternato buoni momenti (pochi) ad altri meno felici, che hanno portato il totale delle sconfitte patite in campionato a ben ventidue, eguagliando così il record negativo nella storia del club.
E questo nonostante le 64 reti messe a segno (le stesse del Chelsea). A venir meno è stata la fase difensiva, come dimostrano i 65 gol incassati (quintultima difesa della Premier). A parziale giustificazione di questi numeri ci sono gli infortuni che hanno falcidiato la squadra, soprattutto (ma non solo) nel reparto arretrato con i vari Cristian Romero, Micky van de Ven, Destiny Udogie, Guglielmo Vicario e Radu Drăgușin che hanno saltato diverse partite (e con la società che a gennaio non è intervenuta come avrebbe dovuto per rinforzare la linea).
Diversi critici hanno tuttavia puntato il dito sul gioco ad alta intensità voluto da Postecoglou per spiegare la caterva di infortuni subiti dagli Spurs. Il Times ad esempio ha ricordato come dieci giocatori del Tottenham abbiano subito infortuni ai muscoli posteriori della coscia giocando per una squadra che è risultata la prima della Premier per numero totale di scatti con 4200.
È chiaro però che sotto la lente d’ingrandimento sia finita soprattutto la fase di non possesso di un undici che non ha mai rinunciato ad attaccare, forte dell’atteggiamento spregiudicato predicato dal suo tecnico. Anche con la linea arretrata priva di elementi importanti (su tutti i centrali Romero e van de Ven) infatti Postecoglou non è mai venuto meno al suo DNA ultra offensivo (anche se la campagna europea è stata condotta in modo più prudente dal punto di vista tattico, come visto anche nella finale vinta sul Manchester United). E questo anche a costo di esporre il suo undici a contropiedi da dover gestire in inferiorità numerica. Ma questo è l’Angeball, tanto elogiato in passato quanto criticato quest’anno: uno stile proattivo e rischioso, già sperimentato con successo in Australia, Giappone e Scozia e che Postecoglou ha voluto riproporre ad ogni costo anche in Inghilterra.
A parte queste considerazioni, il tecnico australiano paga il fatto di aver mollato il campionato a gennaio per dare priorità all’Europa League. Una scelta evidentemente non gradita da Levy e questo nonostante la vittoria finale nel torneo continentale.
Come giudicare alla fine la parabola di Postecoglou a Londra? In due anni l’allenatore ha dapprima condotto il Tottenham a centrare la qualificazione in Europa (2023-24, finendo a soli due punti dalla zona Champions) mentre, nella seconda stagione, ha come detto riportato un titolo nel nord di Londra.
Per questo motivo e per il divertimento offerto, il biennio del cinquantanovenne di Nea Filadelfia (Grecia) può essere giudicato positivamente, tenuto conto anche del fatto che, al momento del suo arrivo (2023), Postecoglou si ritrovò in un club notoriamente disfunzionale e che nel frattempo aveva anche venduto il suo miglior goleador di sempre, quell’Harry Kane ceduto al Bayern Monaco.
La questione quindi, come fatto notare anche da The Athletic, non riguarda tanto il fatto se Postecoglou meritasse o meno un terzo anno alla guida della squadra (sì per oltre il 70% dei partecipanti ad un sondaggio sul tema tenuto da Sky Sports), quanto invece se l’australiano possa essere considerato un allenatore da progetto a lungo termine. Su questo ultimo aspetto si dovranno attendere delle conferme nelle prossime stagioni. Vedremo dove Postecoglou le spenderà. Il suo calcio potrebbe infatti essere visto come non sostenibile in Premier o facilmente leggibile. Due elementi che potrebbero indurre i club inglesi a voltare pagina, consegnando così all’esperienza dell’australiano in Inghilterra il marchio one and done.

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