Metti un McKennie nel motore

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Foto: IMAGO / ZUMA Press Wire

La vittoriosa partita di andata dei playoff della nuova Champions da parte della Juventus ha messo in evidenza lo straordinario momento di forma di Weston McKennie.

Lo statunitense ha aperto le marcature della sfida che vedeva i bianconeri opposti agli olandesi del Psv Eindhoven grazie ad un bellissimo tiro di controbalzo, appena dentro l’area di rigore, al trentaquattresimo minuto del primo tempo. Il tiro non era affatto facile ma il numero 16 juventino è riuscito lo stesso a colpire con potenza e precisione la sfera, mandandola alle spalle dell’incolpevole portiere ospite Walter Benítez.

Le successive segnature dell’ex interista Ivan Perišić e di Samuel Mbangula hanno poi fissato il risultato finale sul 2-1 per la Juventus.

Tornando a McKennie, quello contro il Psv è il suo terzo gol realizzato nelle ultime otto partite disputate, il settimo per lui in gare di Champions. Quest’anno l’americano aveva già segnato contro lo stesso Psv (nell’incontro valevole per la prima fase della competizione) e contro il Manchester City (sempre nel maxi raggruppamento iniziale).

Il giocatore nativo di Fort Lewis (nello Stato di Washington), sede della base americana dove il padre prestava servizio, sta assumendo un ruolo sempre più centrale all’interno della squadra guidata da Thiago Motta. Lo stesso tecnico italo-brasiliano ne ha elogiato a più riprese l’abnegazione e il senso tattico, nonché una disponibilità al sacrificio che lo rende disponibile (e efficace) a ricoprire più ruoli e a svolgere più funzioni all’interno del contesto creato dall’allenatore bianconero.

Che la duttilità fosse una delle qualità del giocatore lo si sapeva fin dal momento in cui (estate 2020) McKennie venne acquistato dalla Juve (per 4.5 milioni di euro). Già nella sua precedente esperienza europea infatti (con la maglia dello Schalke) lo statunitense era stato utilizzato in posizioni diverse (persino da difensore centrale).

Arrivato in Italia un po’ a sorpresa (accompagnato da un certo, diffuso scetticismo) McKennie invero non fece fatica ad imporsi come un elemento chiave della formazione bianconera. E questo sin da quella prima stagione che pur, con Andrea Pirlo in panchina, doveva teoricamente produrre un tipo di gioco lontano mille miglia dalle caratteristiche del giocatore, sostanzialmente conosciuto come un agonista ruba palloni, dalle non eccelse qualità tecniche.

Invece, da subito, McKennie si distinse per il lavoro che svolgeva in fase offensiva, con o senza palla che fosse. Finito in prestito al Leeds United (un’esperienza negativa) per questioni economiche relative allo scandalo che vide il club torinese penalizzato di dieci punti in classifica ed escluso dalle coppe europee, lo statunitense si è confermato importante per la Juventus dal momento del suo rientro a Torino nel 2023.

Il ritorno in Italia ha coinciso per McKennie con l’ultima stagione del Massimiliano Allegri II alla Juventus. In realtà, inizialmente l’americano era finito ai margini del progetto tecnico varato quell’anno. È stato lo stesso McKennie a ricordare quel periodo in una intervista rilasciata a The Athletic: ‹‹non potevo nemmeno avere il mio numero di maglia (14), nonostante il fatto che nessun altro lo avesse preso. Ho pensato, ‘ok, mi trattate così? Vi farò ricredere sul campo’››.

E così è stato, con McKennie che riuscì a riguadagnare la considerazione della Juventus grazie alle prestazioni fornite contro Milan e Real Madrid durante la tournée precampionato svolta dai bianconeri proprio negli Stati Uniti.

Allegri, ricredutosi dunque in positivo sul possibile apporto che McKennie avrebbe potuto dare alla causa, vedeva il giocatore come un elemento offensivo. Tuttavia, sia il tecnico livornese che Pirlo lo hanno utilizzato un po’ dappertutto, senza però mai riuscire a trovargli una collocazione ideale.

Questo enigma relativo alla collocazione di McKennie è proseguito anche con Motta. Solo che, come detto, quella che appariva una debolezza del giocatore (bravo a fare tante cose ma eccellente in nessuna) si è invece rivelata un’arma importante per la Juventus.

Non è un caso quindi che, via via, McKennie abbia battuto la concorrenza di altri centrocampisti come Nicolò Fagioli e Fabio Miretti. Giocatori con caratteristiche diverse da quelle dello statunitense ma entrambi indicati, in un primo momento, come elementi che avrebbero potuto togliere spazio all’americano (discorso valido anche per Paul Pogba). E invece a lasciare Torino sono stati proprio i due prodotti della Next Gen e il francese.

Per analizzare meglio la stagione attuale del bianconero ci siamo rivolti ai dati forniti da footballytics. In base a quanto raccolto, rispetto alla stagione scorsa McKennie produce meno cross (-66) e meno dribbling (-45) ma effettua un numero maggiore di tiri (+19.2%) ed è maggiormente coinvolto a livello di manovra offensiva (+19 passaggi ricevuti).

Questo superiore coinvolgimento si è tradotto per l’americano in un aumentato numero di passaggi fra le linee (+156%).

In pratica, McKennie sta giocando bene e contribuisce alla fase offensiva della sua squadra lavorando sia nella zona mediana del campo che nell’ultimo terzo.

In una squadra proatttiva come la Juventus di Motta sta cercando di essere, McKennie riesce ad entrare nei meccanismi d’attacco anche quando, in talune circostanze e per emergenza causa infortuni, il suo allenatore lo ha schierato di partenza come un terzino.

Questa collocazione non è stata un limite per un giocatore che fa dell’attacco allo spazio e dei movimenti senza palla alcuni dei suoi punti di forza.

Non deve quindi stupire l’impiego da trequartista che Motta gli ha riservato anche nella già menzionata gara contro il Psv (e in altre circostanze precedentemente). Agendo da numero 10 infatti McKennie era utile alla Juve sia per andare a portare il pressing in zone avanzate di campo sia facendosi trovare alle spalle delle linee difensive avversarie (come testimoniano i cinque passaggi chiave ricevuti).

Il buon periodo che sta attraversando McKennie va a combinarsi con quello altrettanto positivo che stanno vivendo altri giocatori americani in Italia, a partire dal compagno di squadra in bianconero Timothy Weah per finire ai due nazionali del Milan, Christian Pulisic e Yunus Musah.

Il contingente a stelle e strisce della Serie A (del quale fa parte anche il veneziano Gianluca Busio) potrebbe quindi arricchirsi ulteriormente nel prossimo mercato, dato l’impatto che stanno appunto avendo i suoi attuali rappresentanti.

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