Foto: IMAGO / Le Pictorium
Dove eravamo rimasti? Ah già. Al Paris-Saint-Germain che domina il campionato francese. Nulla è cambiato, nonostante il fatto che il club transalpino abbia abbandonato la linea delle grandi stelle (non ci sono più i vari Neymar, Lionel Messi e Kylian Mbappé) per abbracciare un progetto tecnico coerente con le idee dell’allenatore (lo spagnolo Luis Enrique). Il che non significa ovviamente essere parsimoniosi sul mercato. D’altra parte parliamo sempre del Psg, ovvero della squadra che può permettersi di investire a gennaio una cifra superiore ai 70 milioni di euro per prelevare Khvicha Kvaratskhelia dal Napoli.
Tuttavia, gli arrivi di queste ultime sessioni di calciomercato sono stati tutti funzionali alle idee dell’ex cittì della nazionale iberica. E se qualche intoppo si è avuto nella prima parte della nuova Champions a formato gigante (difficoltà che però parrebbero superate, stante le ultime gare) in Ligue 1 tutto va liscio come l’olio. Nessun competitor all’orizzonte, in grado di poter anche minimamente contrastare lo strapotere dei parigini.
Se n’è accorto anche il Monaco, nell’anticipo del venerdì. La squadra allenata dall’austriaco Adi Hütter rappresenta una delle migliori formazioni espresse dal campionato francese negli ultimi anni. Per la super sfida di Parigi il tecnico della compagine del Principato si è presentato con un 4-4-2 che vedeva schierati Breel Embolo e Mika Biereth in attacco, vale a dire la stessa coppia che, nella giornata precedente, aveva schiantato l’Auxerre (4-2), grazie anche ad una tripletta del danese, acquistato proprio durante questo mercato invernale.
Rispetto alla sfida interna contro l’AJA, Hütter sceglieva di mandare in panchina il russo Alexander Golovin in una formazione che vedeva anche il ritorno in difesa di Caio Henrique e la presenza (sempre nel reparto arretrato) dell’ex parigino Thilo Kehrer.
Da parte sua Luis Enrique ridonava i galloni da titolare a Gigio Donnarumma (il portierone italiano è in scadenza di contratto nel 2026 e si vocifera di una possibile cessione a fine stagione, con il Psg che ha già in organico il russo Matvej Safonov e che starebbe pensando anche a Lucas Chevalier del Lilla), schierando l’ottimo centrocampista João Neves da quarto di una difesa completata dal rientrante Marquinhos, dall’ecuadoriano Willian Pacho e da Nuno Mendes, con l’esterno offensivo Désiré Doué impiegato da mezzala del centrocampo a tre e con, davanti, il tridente composto da Kvaratskhelia a sinistra, Bradley Barcola a destra e da Ousmane Dembélé falso nueve.

Contro questo Psg, al netto delle modifiche operate da Luis Enrique, il Monaco non ha potuto opporre resistenza. E dire che i monegaschi erano andati in vantaggio (cortesia di un errore di Donnarumma sul primo palo) ed avevano pure sfiorato una seconda rete (stavolta provvidenziale l’intervento del portiere azzurro).
Il fatto è che, come scritto da molti giornali francesi, il Psg è ingiocabile per le altre compagini della Ligue 1. Oppure, per dirla come l’ex juventino Danis Zakaria nel post partita, la squadra della capitale «non è mai stata così forte».
Nonostante l’assenza di Achraf Hakimi (finito in panca perché non al meglio della condizione), la catena di destra della squadra di casa si è rivelata ancora una volta molto efficace. Barcola partiva dando ampiezza con João Neves che poteva agire dal finto terzino andando ad accoppiarsi sulla seconda linea di costruzione con il connazionale Vitinha.
Se a questi meccanismi aggiungiamo i movimenti di Dembélé (spesso in arretramento per partire dal mezzo spazio destro in zona di rifinitura), ci rendiamo conto come i meccanismi predisposti da Lucho siano stati di difficile interpretazione da parte monegasca.

E questo nonostante il fatto che il Monaco non sia arrivato al Parco dei Principi per fare le barricate ma che, al contrario, fosse ben pronto a ripartire, grazie anche ad un discreto Maghnes Akliouche sulla destra.
Addirittura, nel primo tempo le transizioni guidate dal numero 11 ospite avevano equilibrato una gara che, all’intervallo, era sul piano di parità sia in termini di gol effettivamente realizzati (1-1) che per quelli attesi, come riportato dai dati forniti da L’Équipe (0.33 xG del Psg contro 0.66 del Monaco).
Un buonissimo risultato, tanto che nella seconda parte del primo tempo Luis Enrique, per migliorare la manovra offensiva dei suoi, aveva invertito le posizioni di Barcola e Kvaratskhelia.
Al rientro in campo dopo l’intervallo, il tecnico spagnolo ha nuovamente mischiato le carte, ricollocando Dembélé sull’out destro e mandando Kvaratskhelia a svolgere funzioni da numero 9. E proprio il georgiano, dopo un dribbling a rientrare, è riuscito col proprio sinistro a superare il portiere avversario (il polacco Radosław Majecki) consegnando al Psg il nuovo vantaggio.
Al termine dell’incontro, interrogato a proposito di un trio d’attacco così fluido, Luis Enrique ha detto che ‹‹in funzione dello svolgimento delle partite e della forma di ciascuno, si deciderà il modo di farli giocare››.
A chiudere la contesa dopo il gol di Kvara è arrivata l’ennesima realizzazione stagionale di Dembélé, giunto a quota tredici reti segnate in 7 partite giocate col Psg (tutte le competizioni comprese) da inizio 2025. Il totale stagionale è salito a 21 gol in 27 presenze.
E ora? Con tredici punti di vantaggio sul Marsiglia e sedici proprio sul Monaco, la questione Ligue 1 sembra già chiusa. Il Psg può dunque concentrarsi sul playoff di Champions, che vedrà i campioni di Francia opposti ai connazionali del Brest. Difficilmente la magia della massima competizione europea sovvertirà i pronostici, anche se si gioca su due partite e non su un intero campionato.
Nell’Esagono, al momento, non c’è nessuno che possa tener testa alla macchina da gol costruita da Luis Enrique: ventuno reti nelle ultime 7 giornate di Ligue 1, undici nelle ultime tre gare di Champions, sètte in coppa di Francia. Riuscire a raccogliere la pesante eredità lasciata da Mbappé (42 reti totali lo scorso anno) sembra ora un po’ meno complicato.

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