L’esplosione di Ousmane Dembélé

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Foto: IMAGO / DeFodi Images

«Ousmane Dembélé deve dare di più perché sa che può dare di più». Con questo chiaro messaggio Luis Enrique ha risposto ad una domanda sul giocatore francese postagli in conferenza stampa alla vigilia dell’incontro di Ligue 1 in programma fra il suo Paris Saint-Germain e il Brest. Curiosamente, la sfida fra parigini e i bretoni si riproporrà nei playoff di Champions League, così come ha deciso il sorteggio di Nyon.

Quello di Luis Enrique al proprio giocatore è quindi uno sprone a fare ancora meglio…di adesso. Sì perché, nell’ottimo momento del Psg una buona parte la sta giocando lo stato di forma del suo numero 10. Fino a questa stagione l’ex giocatore del Barcellona aveva invece incarnato la figura del calciatore abulico, discontinuo, in grado di accendersi con lampi prodigiosi così come di spegnersi in altre circostanze.

Quest’anno invece il suo rendimento è levitato. Ciò che mancava maggiormente al gioco di Dembélé, oltre alla già citata continuità, era la capacità realizzativa. La stessa Champions attuale lo ha visto grande protagonista fino agli ultimi sedici metri di campo, per un Psg che faticava a trovare la via della rete.

Contro lo Stoccarda invece l’attacco francese si è stappato e Dembélé ha fatto la sua parte entrando nelle quattro marcature messe a segno dai campioni di Francia, tre delle quali realizzate in prima persona.

Con quelli rifilati ai tedeschi Dembélé porta a 11 il bottino totale dei gol segnati nelle ultime otto partite giocate. A favorire questa trasformazione in goleador del ventisettenne nativo di Vernon è stata anche la decisione di Luis Enrique di utilizzarlo da falso nueve. Nemmeno tanto falso, a giudicare dagli ultimi exploit. Lo stesso giocatore ha ammesso che la nuova posizione lo favorisce, perché «sono più vicino alla porta››.

Ma non è soltanto una questione di posizionamento o di compiti assegnati. Nel grande stato di forma di Dembélé gioca infatti un ruolo importante anche il periodo complessivo che sta attraversando la compagine transalpina.

Alle prese con la difficile transizione al dopo Kylian Mbappé, il Psg ha inizialmente fatto fatica a trovare qualcuno che, se non eguagliare, potesse almeno contribuire a far dimenticare l’importante aiuto in termini realizzativi che l’attuale attaccante del Real Madrid era solito fornire alla sua ex squadra (42 solo la scorsa annata).

Alla ricerca di un centravanti ideale per sostituire Mbappé (negli ultimi tempi parigini utilizzato proprio da numero 9) Luis Enrique ha via via provato (e bocciato) i vari Gonçalo Ramos, Randal Kolo Muani (poi ceduto in prestito alla Juventus) e Marco Asensio, prima di sperimentare con più decisione l’utilizzo del finto attaccante centrale.

In questa posizione ha giocato anche il sudcoreano Lee Kang-in. Ma la soluzione migliore è risultata essere proprio quella che prevedeva l’impiego di Dembélé, il cui spostamento in mezzo ha permesso a Lucho di promuovere come titolare a destra il giovane Désiré Doué.

Tutto ciò in attesa dell’inserimento di Kvitcha Kvaratskhelia. Col georgiano a sinistra, nella sua comfort zone, Luis Enrique potrebbe spostare Bradley Barcola sul lato opposto, riportando Doué al ruolo di alternativa in uscita dalla panchina ma, di certo, confermando Dembélé come perno avanzato del tridente.

Alle spalle degli attaccanti lavora poi una squadra ben organizzata e strutturata, guidata da un centrocampo di ottimi pressatori e fini palleggiatori come può essere uno che annovera fra le proprie fila gente come Vitinha, Fabián Ruiz, João Neves e Warren Zaïre-Emery (che però resterà fuori tre settimane per una botta alla caviglia rimediata contro lo Stoccarda).

Il risultato è stato quello di garantire qualità al gioco dei parigini. Com’è noto Luis Enrique sostiene la necessità di controllare la partita in tutti i suoi aspetti. In questo, la suai idea di gioco può essere considerata strettamente posizionale, molto più vicina al Barcellona di Pep Guardiola rispetto a quella …delle altre squadre allenate poi da Guardiola stesso.

Gli elementi base del modello del Psg di Lucho sono riassumibili nel blocco costruttivo formato da tre difensori e due mediani; nella ricerca di rotazioni fra i giocatori, soprattutto esterni; nell’occupazione degli spazi in zona di rifinitura.

All’interno di questo contesto Dembélé va a svolgere la funzione di raccordo fra i centrocampisti e gli altri attaccanti, potendo andare a lavorare anche sulla trequarti, grazie a qualità tecniche che gli consentono di essere un fattore non più solo giocando aperto. Se a queste si aggiungono le appena scoperte capacità realizzative, ecco che il Psg potrebbe aver trovato in casa l’erede di Mbappé.

Soprattutto, i francesi sono tornati ad essere una squadra pericolosa a livello europeo.

Questo contributo è supportato da Youcoach, il sito per allenatori di calcio.

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