Il Belgio sceglie Rudi Garcia

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Foto: IMAGO /  Photo News

La Fédération belge de football (RBFA) ha deciso: il nuovo commissario tecnico della nazionale sarà Rudi Garcia. Il tecnico francese prende il posto di Domenico Tedesco, esonerato lo scorso 17 gennaio. Per Garcia (che ha firmato un contratto valido fino ai Mondiali nordamericani del 2026) si tratta certamente di una sfida affascinante, anche se difficile. L’obiettivo è quello di fare meglio di quanto non abbiano saputo fare i due precedenti cittì dei Belgi, lo spagnolo Roberto Martínez (in carica per 6 anni) e il già citato Tedesco.

Quest’ultimo paga i risultati negativi, ultimo dei quali la sconfitta patita a Budapest contro Israele (0-1) che costringerà il Belgio ad uno spareggio con l’Ucraina per il mantenimento del posto nella Lega A della Nations League.

Prima di questo c’era stato l’Europeo di Germania, dove il Belgio si era qualificato a fatica agli ottavi (fuori da un raggruppamento che aveva visto la nazionale terminare con gli stessi quattro punti di Romania, Slovacchia e Ucraina), prima di essere sbattuto fuori dalla competizione ad opera della Francia.

Nel mezzo fra l’inizio della competizione e il suo triste epilogo, tutta una serie di decisioni di Tedesco che hanno lasciato alquanto a desiderare, a partire dalla mancata individuazione di uno formazione sulla quale puntare (una gestione catoica degli uomini ha disposizione che ebbe il proprio apice nella gara d’esordio persa con la Slovacchia, quando il tecnico italo-tedesco scelse di affidare il ruolo di terzino sinistro all’esterno offensivo Yannick Carrasco) per arrivare alla gestione della gara ad eliminazione diretta contro i francesi, dove la nazionale belga si presentava con un assetto 4-4-2 piuttosto rinunciatario, incapace di qualsivoglia iniziativa offensiva.    

A tutto ciò vanno aggiunti poi i rapporti non idilliaci (eufemismo) fra Tedesco e alcuni veterani dello spogliatoio, a cominciare da quel Thibaut Courtois che non voleva più giocare sotto il vecchio allenatore. E proprio dai veterani è pronta a ripartire la nuova gestione, con Garcia che, durante la conferenza stampa di presentazione, a precisa domanda ha risposto di voler contare sull’attuale portiere del Real Madrid, aggiungendo inoltre che ‹‹i grandi giocatori sono sempre i più facili da allenare››. Se non è una stoccata a Tedesco questa…

Al di là di queste affermazioni iniziali, la scelta di Garcia rilancia ad altissimo livello un tecnico che, dopo l’esperienza di Napoli, sembrava destinato a dover fare un passo indietro in termini di carriera. E invece Vincent Mannaert, direttore sportivo della federazione belga, ha pensato proprio al sessantenne Garcia come nuova guida tecnica della nazionale. Com’è stato fatto giustamente notare dalla stampa locale, la scelta operata da Mannaert va esattamente nella direzione opposta rispetto a quella fatta a suo tempo con Tedesco. Segno di un evidente ripensamento.

Al posto di un tecnico giovane, in rampa di lancio, Mannaert questa volta si è affidato ad un profilo di esperienza come quello di Garcia. Un allenatore che, sulla carta, dovrebbe quindi essere in grado di gestire le spiccate personalità dei calciatori belgi più talentuosi.

Inoltre, il nuovo commissario tecnico rappresenta tatticamente un profilo più pragmatico rispetto a quello del suo predecessore, che è invece un fine tattico e, per questo, probabilmente più adatto a sviluppare un progetto di media e lunga durata in un club, dove c’è la possibilità di lavorare tutti i giorni con la squadra. Cosa che ovviamente non è fattibile in nazionale. O, almeno, lo è in misura minore (ci sono sempre delle eccezioni).

Fatte salve queste considerazioni e ricordando come, prima di Garcia, l’obiettivo principale di Mannaert per la successione a Tedesco fosse il portoghese Sergio Conceição (che però nel frattempo si è accasato al Milan) sarà interessante vedere come il nuovo selezionatore andrà a gestire la sua squadra.

Nelle ultime stagioni la carriera di Garcia si è sviluppata fra alti e bassi. Dopo gli anni alla Roma infatti (stagioni che possono essere valutate in varia maniera a seconda dei punti di vista sulla conformazione della rosa e sui reali obiettivi che potevano essere raggiunti dalla compagine giallorossa), Garcia ha condotto l’Olympique Marsiglia ad una finale europea (quella di Europa League, persa 0-3 contro l’Atlético Madrid).

Anche in Provenza le cose per Garcia erano iniziate bene, salvo poi deteriorarsi nel tempo. Successivamente arriva l’avventura col Lione, condotto nell’anno del Covid fino ai quarti di Champions, non prima però di aver eliminato Juventus e Manchester City. Quel Lione è ancora oggi ricordato per la difesa a tre e per il lancio definitivo di Maxence Caqueret (appena acquistato dal Como) e di Karl Toko-Ekambi.

Dopo un’esperienza in Arabia alla guida dell’Al-Nassr ecco poi il ritorno nel calcio che conta, col Napoli campione d’Italia. Quattro mesi nei quali a Garcia non riesce la trasformazione tattica che prevedeva il passaggio dalla formazione relazionale messa in piedi da Luciano Spalletti ad una meno manovriera e maggiormente orientata alla ricerca della profondità immediata.

Sotto l’aspetto del gruppo che Garcia vorrà creare, la necessità impellente è quella di amalgamare i sopravvissuti della generazione d’oro (che ai Mondiali del 2026 dovrebbero trovarsi al canto del cigno) con qualche nuovo talento prodotto dal prolifico sistema belga di selezione. Quindi, a fianco dei vari Courtois, Romelu Lukaku e Kevin De Bruyne si punterà verosimilmente anche su giovani come Charles De Ketelaere, Jérémy Doku e Johan Bakayoko.

Si parla molto anche di Konstantinos Karetsas, diciassettenne di origine greca che milita nel Genk. Probabile anche che Garcia trovi spazio per un Alexis Saelemaekers che sta facendo bene con la Roma e che era stato sorprendentemente lasciato fuori dalla lista dei convocati per Euro 2024.

Insomma, Garcia e il suo staff (composto dagli assistenti Claude Fichaux e Stéphane Jobard e dall’analista Christophe Prudhon) avranno di che lavorare per cercare di riportare il Belgio ai livelli del Mondiale 2018, quando la nazionale di Martínez arrivò terza.

Questo contributo è supportato da Youcoach, il sito per allenatori di calcio.

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