Quando sbagli il rinvio

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Foto: IMAGO / Pro Sports Images

Il famoso dubbio amletico («essere, o non essere, questo è il dilemma») di shakespeariana memoria, può essere riproposto in molti ambienti e su questioni diverse. Nel calcio, una delle più pressanti al giorno d’oggi riguarda la costruzione dal basso.  

Questo modo di iniziare l’azione offensiva, mantenendosi padroni del pallone, è infatti da taluni visto come pericoloso, persino irrazionale o, al più, come un vezzo che alcuni allenatori si danno per sembrare moderni.

Ora, se è pur vero che il mondo del calcio è incline alle mode (come avviene anche in altri sport di squadra, dove si cerca di copiare il modello vincente del momento), questa battaglia pro o contro la costruzione dal basso ha assunto qui da noi toni parossistici. Forse non poteva che essere così, nel Paese che si è diviso fra Guelfi e Ghibellini, rossi e neri, bartaliani e coppiani, mazzoliani e riveriani (e chi più ne ha più ne metta…).

Non passa infatti giorno (o partita, che è lo stesso dato che ormai si gioca un incontro ogni ventiquattro ore) senza che qualcuno, al minimo errore causato dalla costruzione dal basso, si senta in diritto di contestarla a mezzo social o trasmissione radiotelevisiva.

Se dunque non si perde occasione per criticare questa famigerata costruzione e per dileggiare chi ne fa uso, accusato essenzialmente di voler scimmiottare Pep Guardiola, non altrettanto viene fatto quando è una costruzione diretta (cioè mediante rinvio lungo) a determinare una situazione di pericolo o financo una rete subita.

Caso vuole invece che proprio una situazione del genere sia salita agli onori della cronaca durante l’ultimo weekend di Premier League, cioè del campionato più bello del mondo. La sfida andata in scena al Villa Park fra i padroni di casa (quell’Aston Villa buon protagonista nell’attuale Champions) e il derelitto Southampton (fanalino di coda del massimo campionato inglese) è stata infatti risolta a favore dei Villans grazie ad una marcatura del cecchino colombiano Jhon Durán (già cinque reti per lui in questo campionato) a seguito di una palla lunga prodotta dalla propria difesa per consentire alla formazione guidata da Unai Emery di guadagnare immediatamente la profondità, scavalcando la pressione degli ospiti.

Fin qui niente di particolare, tenendo conto anche del fatto che il gol di Durán è stato generato da un colossale pasticcio difensivo che ha visto protagonisti i difensori avversari Nathan Wood e Taylor Harwood-Bellis.

La situazione diventa inerente al tema di questo contributo quando si consideri che l’azione gol dell’Aston Villa è stata costruita pochi secondo dopo che il portiere del Southampton, l’inglese Joe Lumley, aveva deciso di calciare lungo la palla verso la metà campo dei Villans.

Questa scelta del no.13 in maglia Saints è arrivata perché, poco prima, lo stesso portiere e un altro difensore della formazione ospite (Nathan Wood-Gordon) avevano pasticciato in situazione di rimessa dal fondo giocata sul corto. In questa circostanza soltanto un pronto riflesso di Lumley (su conclusione ravvicinata di Durán) e un intervento disperato in scivolata di Kyle Walker-Peters (su un tentativo effettuato da John McGinn) avevano impedito al Southampton di subire il gol.

Così, sull’azione immediatamente successiva Lumley optava appunto per una palla diretta, ricevendo in cambio un boato (ironico) di approvazione da parte dei tifosi dei Saints in trasferta a Birmingham. Solo che, come detto, a stretto giro di posta è arrivato il gol vittoria di Durán in seguito all’azione precedentemente descritta.

Quanto accaduto in quei pochi minuti non è passato ovviamente inosservato nel dopo partita, quando cioè i tecnici sono chiamati a commentare la gara. E infatti il tecnico del Southampton, lo scozzese Russell Martin, non ha mancato di sottolineare l’apprezzamento dei tifosi per il rinvio di Lumley…ma anche il gol conseguente.

Martin si è poi soffermato su un altro aspetto interessante della questione, affermando che ‹‹i tifosi hanno il diritto di criticare tutto, ma è veramente importante capire perché facciamo determinate cose. Noi calciamo la palla ai nostri due giocatori più piccoli e questa torna indietro››.

E in effetti contro il Villa il Southampton davanti aveva la coppia composta dagli inglesi Adam Armstrong (172cm) e Cameron Archer (181cm), non esattamente due marcantoni. Calciare per andare a giocare sulle seconde palle avendo a disposizione un Milan Đurić (cioè un giocatore dominante nel gioco aereo) ha un senso. Tante squadre nel passato più o meno recente hanno fatto le proprie fortune utilizzando in modo razionale la palla alta (dal Cittadella di Ezio Glerean al Bologna di Renzo Ulivieri, passando per la Norvegia di Egil Olsen o lo Stoke di Tony Pulis).

Altra cosa invece è calciare tanto per calciare. Il rischio infatti, come successo al Southampton, è che la palla torni velocemente indietro.

Certamente, qualcuno può contestare a Martin il fatto che la sua squadra, giocando un calcio volto al controllo del pallone (53.7% la media del possesso), abbia conquistato solo cinque punti e vinto appena una partita in quindici giornate (a fronte di dodici sconfitte).

D’altronde però il Southampton era una squadra che fin dalla partenza, per i valori della propria rosa, era considerata non adatta al livello della Premier e, di conseguenza, una retrocessa quasi certa.

Da parte sua Martin può essere considerato una sorta di zelota del gioco di possesso: in base ai dati raccolti da Fbref il suo Southampton è secondo in Premier per passaggi completati con 7084. Solo il Manchester City ne registra di più (8915). I portieri dei Saints inoltre hanno una media di 8.7 rinvii dal fondo di più di 32m di distanza. Meno di loro ne ha provati solo il Tottenham (3.9). Ordine, struttura e controllo sono le chiavi del credo calcistico di Martin.

È proprio seguendo questo modello che lo scozzese ha portato il Southampton in Premier. Evidentemente, data la scarsità di mezzi a disposizione di cui parlavamo poco sopra, il trentottenne di Brighton ha ritenuto che questo fosse l’unico modo con cui la sua squadra potesse battersi con qualche speranza contro i pesci grossi che affollano l’acquario della massima serie inglese.

Queste considerazioni fanno parte del discorso in essere. La comunicazione diventa importante. Per gli allenatori (che così possono spiegare i motivi delle loro scelte tattiche) e anche per i giornalisti (che devono veicolare il messaggio rendendolo fruibile a tutti).

Anche da qui può passare la crescita intellettuale del mondo del calcio. Sempre che, invece, non si preferisca restare ancorati alle diatribe riguardanti le questioni arbitrali o alle notizie di mercato.

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Una replica a “Quando sbagli il rinvio”

  1. Avatar Vincenzo
    Vincenzo

    successa una cosa molto simile in Chelsea-Fulham, rilancio di Sanchez e 1-2 del Fulham in ripartenza

    Piace a 1 persona

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