Maldineide

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Foto: IMAGO / Action Plus

La seconda pausa per le nazionali di questa stagione ha segnato il ritorno in nazionale di un Maldini. Sì perché, dopo Cesare e Paolo, ad essere convocato da un commissario tecnico (stavolta nella figura di Luciano Spalletti) è stato Daniel Maldini, nipote del primo e figlio del secondo.

Diversamente dai due parenti diretti però Daniel non ha ottenuto la sua prima chiamata in azzurro giocando nel Milan. Se infatti i suoi due illustri predecessori sono state altrettante bandiere della compagine rossonera, a Maldini jr. è toccato emigrare per trovare fortuna e dimostrare il proprio valore.

Una uscita fuori da Milanello che non lo ha occupato per molti chilometri in verità, dato che Daniel ha raggiunto la nazionale andando a giocare a Monza, non certo lontana da Milano.

Dal punto di vista tecnico questo trasferimento in provincia nella squadra di proprietà della famiglia Berlusconi (ancora per poco?) è stato un toccasana per Maldini.

La sua esperienza la Milan infatti è risultata alquanto tribolata. Al di là del peso specifico di portare la stessa maglia così brillantemente indossata da nonno e padre, Maldini in rossonero non ha mai fatto vedere di poter essere non diciamo un fuoriclasse assoluto come Paolo, ma nemmeno un buonissimo calciatore come Cesare.

Le sue apparizioni sono state sporadiche (ha finito per accumulare 24 gettoni in due campionati con la prima squadra) e mai di spessore tale da poterlo far passare nell’immaginario collettivo dal ruolo di ‘raccomandato’ a quello di talento in procinto di esplodere.

L’unico lampo della sua esperienza milanista risale al settembre 2021 allorquando il Milan riesce ad aggiudicarsi una difficile partita sul campo dello Spezia grazie ad una punizione segnata proprio da Daniel.

Proprio a La Spezia Maldini si ritrova a giocare nell’estate del 2022, dopo che il Milan lo spedisce in Liguria in prestito per farsi le ossa, come si suol dire in questi casi.

Con la maglia bianconera degli aquilotti, lontano dal clamore di una metropoli come Milano, Maldini prova a costruirsi una carriera in proprio senza più il pesante fardello del cognome che porta scritto sul retro della divisa da gioco. Invano. Anche lì infatti Maldini jr. non riesce a incidere più di tanto e il prestito si riduce a diciotto presenze condite da due reti (anche se una di queste togliendosi lo sfizio di segnarla proprio al Milan).

Quello che torna a Milano nel 2023 non è dunque un Maldini rinvigorito e pronto a ritagliarsi un suo spazio nella storia del Milan. Così a luglio viene ceduto nuovamente in prestito, stavolta a Empoli. Il destino di Maldini sembra essere scritto: siamo infatti in quel momento sul punto di scrivere la storia di un presunto predestinato, un figlio e nipote d’arte che, non riuscendo ad arrivare al livello preteso dall’hype che gira intorno al suo nome, passa la carriera attraverso una serie interminabile di prestiti che lo porteranno inevitabilmente a perdersi nelle serie minori.

Il passaggio in Toscana (7 presenze lo scorso campionato) è il viatico ideale per quella che appare sempre più come una facile previsione. Invece non è così. Tornato infatti ancora una volta a Milano, Maldini rompe definitivamente il cordone ombelicale che lo teneva legato al milanismo, firmando in via definitiva per il Monza di Adriano Galliani, vicepresidente vicario e amministratore delegato del club brianzolo ed ex amministratore delegato del Milan d’oro dei tempi di Silvio Berlusconi.

In quell’estate dunque, complice anche il licenziamento di Paolo da parte della società rossonera, il Milan per la prima volta da tempo immemore recide del tutto i legami con la famiglia Maldini.

In quel di Monza l’ultimo calciatore in attività della dinastia Maldini (il fratello Christian si è ritirato per perseguire una carriera da procuratore) rinasce a nuova vita calcistica.

Forse è stata quella realizzata contro la Fiorentina (per il momentaneo doppio vantaggio brianzolo contro la squadra dell’ex tecnico Raffaele Palladino) che ha colpito favorevolmente Spalletti: un controllo e tiro da fuori area che non ha lasciato scampo al portiere gigliato Pietro Terracciano.

Una specialità della casa dato che Daniel ha proprio nel tiro dalla distanza una delle sue qualità migliori.

Meno prosaicamente Maldini può offrire a Spalletti anche altre soluzioni interessanti come il dribbling e l’attacco alla profondità. D’altra parte parliamo di un calciatore che, in base ai dati Sics, effettua 5 dribbling per 90 minuti di gioco, facendo meglio ad esempio di Nico  González (3.8 p/90) o Paulo Dybala (3.5 p/90).

Proprio queste caratteristiche, unite al fatto di provenire da un contesto tattico come quello del Monza (nel quale Maldini agisce da secondo trequartista) hanno probabilmente convinto l’ex allenatore del Napoli a preferire Daniel a elementi quali Mattia Zaccagni e Federico Chiesa. Rispondendo a precisa domanda su questi ultimi due il CT ha ammesso che potrebbero trovarsi a disagio nel nuovo corso abbracciato da Spalletti dopo il disastroso europeo tedesco e fondato sul ritorno del 3-5-2 come struttura base per la nazionale.

Sia il laziale che l’ex juventino dovrebbero in questo senso riciclarsi da seconde punte, non proprio la loro collocazione naturale visto che parliamo di due calciatori che hanno fatto vedere del loro meglio agendo da esterni alti nel 4-3-3.

In questo senso invece Maldini potrebbe risultare più funzionale, potendo essere utilizzato da trequartista n un 3-5-2 orientato 3-4-2-1 o 3-4-1-2 o anche da unico numero 10 con un solo attaccante davanti, come accaduto a Lorenzo Pellegrini nella gara con il Belgio, con la nazionale azzurra schierata in partenza col 3-5-1-1

Proprio l’espulsione subita dal centrocampista romanista ha indirizzato la gara dell’Olimpico, fino ad allora dominata dall’Italia, contribuendo forse al mancato esordio di Maldini, con un contesto tattico nettamente mutato nella seconda frazione.

Il ritorno effettivo di un Maldini sul campo con la maglia azzurra è dunque rimandato. Solo momentaneamente si spera. Perché sarebbe bello scrivere un altro capitolo della saga che lega la famiglia Maldini al nostro calcio.

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