Foto: IMAGO / Italy Photo Press
Di quanto accaduto prima e dopo lo svolgimento della stracittadina, non è il caso di parlare in questa sede. Ai fatti in questione hanno giustamente già dato attenzione i media.
Oltre alla cronaca in senso stretto c’è infatti anche da doversi occupare delle cose di campo. E quello che ha detto il terreno di gioco è che entrambe le genovesi stanno attraversando un momento di difficoltà. Al di là della vittoria ottenuta ai calci di rigore infatti la Sampdoria è parsa squadra ancora convalescente, un sodalizio dove la cura Andrea Sottil (subentrato da poco al posto dell’esonerato Andrea Pirlo) deve ancora dimostrare la propria efficacia.
Dall’altro lato della barricata sta il Genoa, alle prese con un inizio di stagione alquanto tribolato, reso ancor più complicato dal tremendo infortunio accorso a Ruslan Malinovskyi che ha ulteriormente ridotto le potenzialità di un reparto offensivo già vistosi privare di Mateo Retegui e Albert Guðmundsson causa cessioni.
A questo derby della Lanterna per di più Alberto Gilardino arrivava senza poter contare neanche su Junior Messias e Caleb Ekuban. Di conseguenza il tecnico del Grifone decideva di sopperire a queste assenze utilizzando la soluzione del doppio centravanti, col portoghese Vitinha affiancato a Andrea Pinamonti.
Proprio i due riferimenti più avanzati, supportati dal norvegese Morten Thorsby (ex di turno) costituivano la prima linea di pressione di un Genoa inizialmente molto aggressivo sulla costruzione doriana. Il risultato di tale atteggiamento era la rete del vantaggio rossoblù, siglata proprio da Pinamonti a seguito di una palla rubata da Milan Badelj su una uscita palla da dietro della Samp.
Su questo gol i rossoblù costruivano una gara congeniale alle idee del loro tecnico, affidandosi all’aggressività e alle ripartenze. Indipendentemente da quale fosse il piano partita originale, la rete subita a freddo costringeva i blucerchiati a impostare una gara di possesso, articolata intorno ad una fase di sviluppo fluida che aveva però sempre lo scopo primario di arrivare a servire Antonino La Gumina e Massimo Coda.
Quest’ultimo veniva spesso a giocare incontro, col risultato che la Samp faceva fatica a trovare la profondità alle spalle dell’ultima linea di difesa di un Genoa che, via via che proseguiva la sfida, tendeva ad abbassarsi sempre di più.
All’interno di due contesti estremamente verticali la Samp proponeva un’interpretazione liquida del suo 3-5-2 di partenza. In situazione di secondo possesso, all’altezza della propria trequarti, i doriani tendevano infatti a costruire a quattro, con uno dei centrocampisti che scendeva accanto a Simone Romagnoli e con il contemporaneo allargarsi di Bartosz Bereszyński a destra e di Stipe Vulikić a sinistra.
Questo centrocampista che si inseriva nella linea (sovente l’olandese Melle Meulensteen, autore di una partita da 77 palloni giocati) poteva aiutare nel giro palla così come nel verticalizzare o nella conduzione in avanti.
Il movimento ad aprirsi della linea arretrata spingeva in avanti il cipriota Nikolas Iōannou a sinistra e, soprattutto, Fabio Depaoli a destra. L’ex veronese diventava di fatto una vera e propria ala offensiva di quella sorta di 4-2-3-1 sbilenco con cui gli uomini di Sottil provavano a sviluppare.

Nella ripresa la partita diventa ancora più fisica e verticale. Sottil mandava in campo Fabio Borini (per La Gumina) e Nikola Sekulov (al posto di Ronaldo Vieira) accentuando la tendenza della sua squadra a ricercare la profondità.
Proprio il neo entrato Borini ,con un guizzo, trovava un insperato pareggio a pochi giri di lancetta dal termine. Si andava così ai rigori, che premiavano la Samp.
Una vittoria nel derby è sempre una vittoria nel derby. Per lo spettacolo ripassare più avanti. La partita è stata sporca, a tratti cattiva, ricca di duelli fisici e di ammonizioni (ben dieci in totale). Per la Doria questo successo può essere il viatico per dare la scatola ad un campionato di Serie B che, come sempre, si deciderà soltanto nell’ultimo mese.
Per quel che riguarda il Genoa invece la sconfitta potrebbe avere delle ripercussioni psicologiche su un gruppo che, come detto, è partito al rallentatore in campionato e che attualmente si trova impelagato in posizioni di classifica che forse non molti, a inizio stagione, si aspettavano di dover frequentare.
D’altronde è difficile dire che i rossoblù siano usciti rafforzati dall’ultimo mercato estivo. Gilardino dovrà quindi trovare presto delle soluzioni per rimettere la squadra in carreggiata.

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