È tornato Morata

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Álvaro Borja Morata Martín è il nuovo attaccante del Milan. Capitano della nazionale spagnola, Morata è stato dunque il primo calciatore delle Furie rosse ad alzare al cielo la coppa per i campioni d’Europa dopo la finale vinta sull’Inghilterra qualche giorno fa.

Che tipo di giocatore arriva Milanello? Come potrebbe inserirsi nello scacchiere tattico che Paulo Fonseca, il nuovo allenatore del Milan, sta costruendo?

Tanto per cominciare, com’è noto Morata ha già alle spalle esperienza di Serie A, avendo disputato 130 partite con la maglia della Juventus. In questo arco di tempo l’attaccante ha realizzato 35 reti, vincendo due scudetti, tre Coppe Italia e una Supercoppa.

Nella stagione appena trascorsa, pur non giocando sempre, Morata è comunque riuscito a dare un buon contributo all’Atlético Madrid, mettendo a segno 15 reti. A volte incostante nel rendimento, Morata sembra aver trovato quella continuità che in passato, in alcune fasi della carriera, è sembrata mancargli. E questo ha inciso su un giocator che invece aveva tutte le potenzialità (tecniche e fisiche) per diventare uno dei migliori centravanti della sua generazione. Lavorare con Adrià Carmona (ex settore giovanile del Barcellona con alle spalle anche un breve passato anche col Milan e oggi mental coach) ha aiutato Morata a migliorare la sua concentrazione.

In questo senso quindi il Milan si assicura un attaccante di caratura internazionale, in grado di segnare in Italia e, come dimostrato dal percorso della Spagna ai campionati europei, ancora in grado di incidere positivamente sulla sua squadra.

Le qualità associative che il madrileno ha confermato in Germania saranno sulla carta estremamente utili anche per il nuovo Milan di Fonseca. L’ex allenatore della Roma infatti apprezza un riferimento centrale in grado di dialogare con i compagni, così come Morata ha saputo fare con i vari Lamine Yamal, Nico Williams e Dani Olmo agli Europei.

Muovendosi lungo il fronte offensivo e liberando così spazio da attaccare, Morata è idealmente in grado di creare alle proprie spalle quel campo libero che il Milan potrà attaccare con giocatori quali Rafa Leao, Christian Pulisic e Samuel Chukwueze. Tutti uomini che, insieme a Tijjani Reijnders, potranno anche assistere un Morata finalizzatore, così come avvenuto all’Atlético con Antoine Griezmann, Rodrigo De Paul, Samuel Lino e Nahuel Molina

Proprio i cambi di posizione del suo centravanti hanno permesso al tecnico spagnolo Luis de la Fuente di non relegare Yamal e Williams solo a compiti di assistenza a Morata o di creazione di superiorità numerica in fascia, ma ha invece reso possibili l’utilizzo dell’esterno del Barça e di quello dell’Athletic Bilbao anche in sviluppi nei corridoi più interni del campo. Oltre a questa capacità di legare il gioco c’è poi sempre la qualità di Morata nell’attaccare la profondità, una delle specialità della casa.

Attacco alla profondità nell’azioe del gol realizzato da Morata contro la Croazia.

Elemento carismatico nello spogliatoio della Roja, Morata agli Europei è stato dunque anche uno dei leader tecnici della formazione campione d’Europa, al di là dell’unica rete messa a segno. E questo non soltanto dal punto di vista offensivo, ma anche da quello difensivo.

Non a caso stiamo parlando di un giocatore che guidava il pressing avanzato di una delle poche squadre che hanno sfruttato con continuità quest’arma difensiva. Un lavoro senza palla che Morata non ha avuto difficoltà a svolgere anche abbassandosi molto sotto la linea del pallone, a sostegno dei compagni.

Così facendo, il no.7 si rendeva anche immediatamente disponibile per la fase di risalita del campo. E infatti contro la Francia in semifinale, come riportato da ESPN, l’attaccante iberico ha subito quattro falli nella metà campo Spagnola, dove Morata era sceso proprio per aiutare la Spagna a uscire in contropiede.

Nell’immagine prodotta con  VideoMatch Presenter di Sics vediamo la Spagna bassa nella propria trequarti. Morata riconquista palla ed è pronto a ripartire, prima di subire un fallo che interropmpe la transizione spagnola.

Le caratteristiche poc’anzi descritte non sono state spesso capite dal pubblico, che da un numero 9 si aspetta quasi esclusivamente i gol, ma risultano fondamentali pin un modello di gioco posizionale come quello che il Milan vuole adottare nella stagione che sta per partire.

Alle qualità evidenti sul terreno di gioco si aggiungono, nel caso di Morata, anche quella extra campo, spesso non conosciute. Come riporta un articolo di The Athletic infatti l’attaccante è stato sempre presente per aiutare i compagni a sopportare l’angustia del ritiro di Donaueschingen, località della Foresta nera scelta dagli spagnoli come quartier generale della loro campagna europea.

Morata è il giocatore che si è fatto carico di negoziare i premi con la RFEF (la Federcalcio spagnola), ricavando qualcosa anche per tutti i membri dello staff (dai fisioterapisti ai cuochi).

Anche il fatto di aver affermato che ‹‹Gibilterra è spagnola›› durante i festeggiamenti per la conquista dell’Europeo rientra in un certo senso nel quadro della leadership di Morata e questo al di là dell’incidente diplomatico venutosi a creare.

Tutto quanto detto finora per spiegare come in Italia arrivi un calciatore che, nonostante i trentadue anni (che compirà a ottobre) può dare ancora molto al Milan e alla Serie A. E forse, ancora una volta, Morata riceverà maggiori apprezzamenti nel Bel Paese rispetto a quanti ne ha avuti in passato in Patria.

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